Contro la tratta di persone l'appello di Francesco e dei capi religiosi
Un crimine di «lesa umanità». Papa Francesco lo chiama proprio così: «La esclavitud moderna es un crimen de lesa humanidad. La schiavitù moderna è un crimine di lesa umanità. Le sue vittime sono di ogni condizione, ma il più delle volte si riscontrano tra i più poveri e i più vulnerabili dei nostri fratelli e sorelle».
Dalla dichiarazione di intenti ai fatti, dalle frasi di buona volontà agli impegni. Rientrato dal viaggio in Turchia e dagli incontri con il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo, Papa Francesco raduna in Vaticano i capi delle grandi Chiese cristiane – cattolici, ortodossi e anglicani, assenti protestanti ed evangelici – e i capi di alcune grandi religioni: il 2 dicembre, nella Casina Pio IV, sede delle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze sociali, firmano una dichiarazione congiunta delle religioni che si impegnano a sradicare ogni forma di schiavitù.
Firmano Papa Francesco per i cattolici; Justin Welby, arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana; il metropolita Emmanuel di Francia, in rappresentanza del patriarca Bartolomeo (collegato in video); per i buddisti il venerabile Bhikkhuni Thich Nu Chan Khong (Thailandia) e il venerabile Datuk K Sri Dhammaratana (Malaysia); per gli induisti la signora Mata Amritanandamayi; per i musulmani il sottosegretario Abbas Abdalla Abbas Soliman, rappresentante del grande imam di Al Azhar, (Egitto), Naziyah Razzaq Jaafar, rappresentante del grande ayatollah Basheer Hussain al Najafi, il grande ayatollah Mohammad Taqi al-Modarresi; per gli ebrei il rabbino David Rosen (Gerusalemme). Firmano anche due vecchi amici argentini del Papa che lo accompagnarono in Terra Santa in maggio, il rabbino Abraham Skorka e lo sceicco Omar Abboud.
Papa Francesco punta il dito contro il terribile flagello della schiavitù moderna in tutte le sue forme: «Lo sfruttamento fisico, economico, sessuale e psicologico di uomini e donne, bambini e bambine incatena decine di milioni di persone alla disumanità e all’umiliazione. Ogni essere umano è immagine di Dio e Dio è amore e libertà, quindi ogni essere umano è una persona libera, destinata a esistere per il bene dell’altro, in uguaglianza e fraternità. È un delitto aberrante che a ogni essere umano non corrispondano uguali livelli di libertà e dignità».
Esorta i fratelli capi religiosi a fare fronte comune, ognuno del proprio credo, in un impegno a favore di chi è più debole e contro la prostituzione, la tratta degli esseri umani, il lavoro forzato, il lavoroschiavo, le mutilazioni, la vendita di organi, il consumo di droga, il lavoro dei bambini. Si presenta in queste forme di infame sfruttamento questo «atroce flagello in tutto il mondo, sia nelle città ricche e sia in quelle povere. Una situazione che si aggrava ogni giorno di più e di fronte alla quale non si può stare a guardare. Chiamiamo all’azione tutte le persone di fede, i governi, le imprese, tutti gli uomini e le donne di buona volontà, affinché diano il loro forte appoggio e si aggiungano al movimento contro la schiavitù moderna in tutte le sue forme».
Un gesto di grande valore e di profondo significato. Fenomeni delittuosi che, secondo la Walk Free Foundation, colpiscono 36 milioni di creature in tutto il mondo e, secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), procura agli sfruttatori un profitto di 150 miliardi di dollari all’anno.
Parlando in spagnolo il Pontefice spiega: «La schiavitù moderna è presente in grande scala in tutto il mondo, anche sotto forma di turismo e deve interpellare tutte le persone di fede e di buona volontà». Chiede al Signore che «ci conceda la grazia di convertirci noi stessi nel prossimo di ogni persona, senza eccezione, e di darle aiuto attivamente ogni volta che attraversa il nostro cammino, che si tratti di un vecchio abbandonato, di un lavoratore ingiustamente schiavizzato e disprezzato, di un profugo o un rifugiato catturato nelle trappole della malavita, di un ragazzo o una ragazza che cammina per le strade del mondo vittima del commercio sessuale, di un uomo o una donna prostituita e ingannata da persone senza timore di Dio, di un bambino o una bambina mutilati nei loro corpi, che chiamano le nostre coscienze riecheggiando la voce del Signore: “Ogni volta che lo fate a uno dei miei fratelli, lo avete fatto a me”».
Papa Bergoglio siede tra i rappresentanti delle religioni nei banchi della Casina Pio IV. Fa gli onori di casa l’arcivescovo argentino Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere delle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze sociali, organizzatore dell’iniziativa. La dichiarazione congiunta fissa l’obiettivo di «eliminare per sempre la schiavitù entro il 2020: qui e oggi, assumiamo l’impegno comune di fare tutto il possibile, all’interno delle nostre comunità di credenti e all’esterno di esse, per ridare la libertà a chi è vittima di schiavitù o di tratta di esseri umani, restituendo loro speranza. Oggi abbiamo la possibilità, la consapevolezza, la saggezza, i mezzi innovativi e le tecnologie necessarie a raggiungere questo obiettivo umano e morale».
All’origine dell’iniziativa c’è il Global Freedom Network che mosse i primi passi con la firma di un accordo in Vaticano il 17 marzo scorso. L’obiettivo di questa rete interreligiosa internazionale, sostenuta dalla Walk Free Foundation del filantropo Anrew Forrest, è di unire le religioni sul contrasto alla tratta di esseri umani in sei campi: sensibilizzare le comunità di fede, promuovere il commercio etico, aumentare la cura per le vittime e i sopravvissuti, fare pressione presso i governi e i parlamenti, sensibilizzare le società, raccogliere fondi.
E i Pontifici Consigli per la pastorale dei migranti e per la giustizia e la pace e le Unioni internazionali, femminili e maschili, dei superiori/e generali hanno appena promosso per l’8 febbraio 2015 la prima «Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone». È stato scelto l’8 febbraio, che l’anno prossimo cadrà di domenica, perché è la festa di Santa Giuseppina Bakhita (1869-1947), schiava sudanese, rapita dai mercanti arabi di schiavi, comprata dal console italiano e liberata, divenuta religiosa canossiana e nel 2000 è dichiarata santa da Giovanni Paolo II. Su Twitter il Papa riassume: «Mai più schiavi. Siamo tutti fratelli e sorelle».
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