Musica per l'ecumenismo, ripartire dal salterio
Nei precedenti post ho segnalato alcune ragioni storiche che favorivano la permanenza di tratti comuni nella musica di diverse confessioni; ora proporrò alcuni elementi concreti che venivano condivisi da diverse denominazioni
Il primo di essi è, naturalmente, la salmodia. Il canto dei salmi era condiviso da praticamente tutti i cristiani: dai monaci cattolici che pregavano quotidianamente in latino con la Liturgia delle Ore ai Luterani che spesso adottavano parafrasi dai salmi, dai Calvinisti la cui unica forma musicale di preghiera pubblica era la salmodia metrica non accompagnata fino alle collezioni di salmi utilizzate in Inghilterra (come lo Sternhold and Hopkins), per giungere a raccolte eterogenee e non confessionali come i souterliedekens olandesi, per citarne solo alcuni. I salmi erano inoltre recitati o cantati da cristiani di tutte le confessioni durante le veglie funebri.
Se, tuttavia, i Protestanti adottavano quasi esclusivamente delle traduzioni dei salmi nelle diverse lingue moderne, spesso in forma metrica, si potrebbe pensare che il canto cattolico dei salmi fosse limitato al latino. In realtà, così come i luterani cantavano salmi latini accanto alle traduzioni ed alle parafrasi in tedesco, allo stesso modo il canto dei salmi in lingue moderne non era per nulla alieno alla tradizione cattolica. All'inizio delle Guerre di Religione Francesi e durante le ultime sessioni del Concilio di Trento (1562), venne infatti sottoposta una supplica al Papa Pio IV, il cui testo recitava:
Rimane da discutere del modo di servire Dio. A tal riguardo, è stato osservato che, così come nella Chiesa delle origini il canto dei salmi e la preghiera pubblica in un linguaggio compreso da tutti incoraggiavano i cristiani a temere Dio ed a invocarlo frequentemente, nella loro devozione, in comunione fraterna, così allo stesso modo provocava i nemici a chiedersi cosa ci potesse essere, in questa religione, che portasse gli uomini a vivere meglio e a renderli più devoti a Dio. Così vediamo ai nostri tempi che coloro che si sono separati da noi attraggono a sé tutti coloro che li odono cantare i salmi e pregare. E vedendo che questa è una cosa buona e degna di lode, e che la Chiesa l'ha fatto per tanto tempo, sarebbe raccomandabile accogliere nella nostra Chiesa il canto dei salmi in lingua vernacolare nelle preghiere pubbliche.
In questa citazione, notiamo alcuni aspetti degni di nota. Primo: i proponenti della supplica sottolineavano come il canto dei salmi fosse profondamente inscritto nella tradizione della Chiesa cattolica; inoltre, poiché era stato praticato fin dagli albori dell'era cristiana, aveva avuto un ruolo cruciale non solo come forma eccellente di preghiera, ma anche come strumento di diffusione della fede. Secondo, è significativo che i proponenti si astengano dal considerare la salmodia protestante solo come una buona idea per reclutare gli amanti della musica, ed invece riconoscano il suo valore e la considerino onestamente come un'azione degna di lode. Terzo, si riconosce specificamente l'importanza del canto nella lingua moderna, come veniva praticato dalle confessioni riformate.
Anche se il Concilio non si espresse su questo argomento, la prassi del canto dei salmi cattolici in lingua moderna è documentata da diverse raccolte a stampa di salmi metrici, ed era particolarmente diffusa in zone prossime al protestantesimo, come la Francia, la Germania e la Polonia. Anche quando i poeti cattolici realizzarono delle parafrasi poetiche dei salmi che si ponevano esplicitamente in concorrenza con quelle realizzate in ambito riformato (a partire, naturalmente, dal salterio ginevrino), le versioni musicali dei salmi "cattolici" riecheggiavano da vicino le forme assunte dalle armonizzazioni dei salmi calvinisti, creando con ciò un'omogeneità di stile musicale che rispecchiava la somiglianza delle forme di preghiera salmodica adottate dalle diverse Chiese
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