“Chiesa senza frontiere: madre di tutti”, il messaggio della giornata mondiale dei migranti
Papa Francesco nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2015 di domenica 18 gennaio
Il Messico, con 13 milioni di individui all’anno, è il primo Paese per numero di emigrati in uscita. Seguono India e Russia con 11 milioni ciascuna, Cina con 8.440.000, Bangladesh 6.480.000, Ucraina 6.450.000. Gli Stati Uniti sono il «Paese dei sogni» per ben 42.810.000 immigrati, cifra che non si raggiunge sommando gli immigrati in Russia, Germania, Arabia Saudita, Canada. Cifre sicure, fornite dal rapporto dell’assemblea generale dell’Onu su sviluppo e migrazioni internazionali il 30 luglio 2014.
Su base continentale l’Asia è in cima con 92 milioni e mezzo di emigrati, Europa 58 milioni, America Latina e Caraibi 37 milioni, Africa 31 milioni, America del Nord 4.300.000, Oceania 1.900.000. L’Europa è il contente preferito come approdo di 72.400.000 immigrati, poi Asia con 70.800.000, America del Nord 53.100.000, Africa 18.600.000, America latina e Caraibi 8.500.000, Oceania 7.900.000.
Cifre imponenti che rendono ancora più pericolose le scelte xenofobe dei politicanti di casa nostra. Il segretario della Lega Matteo Salvini dice che «dialogando con l’Islam il Papa non fa un buon servizio ai cattolici. Va bene la pace, ma sei il portavoce dei cattolici, preoccupati di chi ti sta sterminando». Salvini dovrebbe tornare al catechismo per imparare che il Papa non è il portavoce di nessuno, ma è il Vescovo di Roma e il pastore della Chiesa universale.
Nipote e figlio di emigrati in Argentina – il nonno astigiano Giovanni Angelo, la nonna piemontese-ligure Rosa, il papà Mario nato a Torino partirono nel 1929 - Papa Bergoglio ha una particolare sensibilità per le vittime di un fenomeno millenario e attualissimo. Lo dimostra nel messaggio per la 101a Giornata mondiale del migrante e rifugiato di domenica 18 gennaio 2015 sul tema «Chiesa senza frontiere, madre di tutti»: «Cari migranti e rifugiati, voi avete un posto speciale nel cuore della Chiesa e la aiutate ad allargare le dimensioni del suo cuore per manifestare la sua maternità verso l’intera famiglia umana. Non perdete la fiducia e la speranza».
Le migrazioni sono un fenomeno complesso che investe tutte gli aspetti della vita quotidiana. Per questola Chiesa«diffonde nel mondo la cultura dell’accoglienza e della solidarietà, per cui nessuno va considerato inutile, fuori posto o da scartare; e ha una speciale sensibilità, come una madre verso i suoi figli: nutre, orienta e indica la strada, accompagna con pazienza, si fa vicina nella preghiera e nelle opere di misericordia». Purtroppo la tendenza è vedere l’immigrato con diffidenza e ostilità, sospetti, paure e pregiudizi, anche nelle comunità ecclesiali. Per cui nasce l’equazione immigrazione uguale criminalità, che va combattuta per la sua genericità e ingiustizia, che alimenta una mentalità di discriminazione e di paura ingiustificata.
Da una parte - nota il Papa - «si avverte nel sacrario della coscienza la chiamata a toccare la miseria umana e a mettere in pratica il comandamento dell’amore», quando si identifica con lo straniero, i sofferenti e le vittime innocenti di violenza e sfruttamento. Dall’altra – dice l’esortazione apostolica «Evangelii gaudium» (2014) – c’è «la tentazione di essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore». Tre gli orientamenti papali.
1) La raccomandazione evangelica di rinunciare a se stessi: «Gesù è sempre in attesa di essere riconosciuto nei migranti e nei rifugiati, nei profughi e negli esuli, e anche in questo modo ci chiama a condividere le risorse, talvolta a rinunciare a qualcosa del nostro acquisito benessere» come dice il grande Paolo VI nell’«Octogesima adveniens» (1971): «I più favoriti devono rinunciare ad alcuni dei loro diritti per mettere con maggiore liberalità i loro beni al servizio degli altri». Quindi siamo incoraggiati ad allontanare le nostre paure e le nostre difese; siamo stimolati a condividere comodità e servizi. Sintetizza Bergoglio: «Non può bastare la semplice tolleranza, che è solo inizio e avvio al rispetto delle diversità e percorsi di condivisione tra persone di origini e culture differenti».
2) A livello nazionale e internazionale serve «un’azione più incisiva ed efficace, che si avvalga di una rete universale di collaborazione, fondata sulla tutela della dignità e della centralità di ogni persona». Nonostante gli sforzi di organismi e istituzioni ecclesiali e laici, è urgente una più stretta collaborazione caratterizzata da reciprocità, sinergia, disponibilità e fiducia. Così sarà più incisiva ed efficace la lotta contro il traffico di esseri umani, la violazione dei diritti fondamentali, la violenza, la sopraffazione e la schiavitù.
3) «Umanizzare le condizioni dei migranti, intensificare gli sforzi per creare le condizioni atte a garantire una progressiva diminuzione delle ragioni che spingono interi popoli a lasciare la loro terra natale». Oltre al diritto fondamentale di ogni persona a emigrare, esiste il diritto a non emigrare, cioè a rimanere nella propria terra. Ripete con costanza, «è necessario passare dalla cultura dello scarto a una cultura dell’incontro».
Nel 2013, al livello globale, ci sono stati 232 milioni di migranti internazionali, un numero che è aumentato di oltre 77 milioni, il 50 per cento, tra il 1990 e il 2013. Tra questi, 136 milioni (59%) nei Paesi sviluppati contro i 96 milioni (41%) in via di sviluppo. Il World Migration Report 2013 dell’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim) segnala che la maggioranza dei migranti nel mondo sono uomini, e sempre più giovani; considera quattro grandi assi delle migrazioni: 1) Nord-Nord: da Germania a Stati Uniti, da Regno Unito ad Australia, da Canada, Repubblica di Corea e Regno Unito a Stati Uniti; 2) Sud-Sud: da Ucraina a Federazione Russa e in senso inverso da Federazione Russa a Ucraina, da Bangladesh a Bhutan, da Kazakhstan a Federazione Russa e Afghanistan; 3) Sud-Nord: le colossali migrazioni da Messico a Stati Uniti, da Turchia a Germania, da Filippine, Cina e India a Stati Uniti; 4) Nord-Sud: da Stati Uniti a Messico e Sudafrica, da Germania a Turchia, da Portogallo a Brasile, da Italia ad Argentina.
Con Benedetto XV (1914-1922) il 6 dicembre 1914la Congregazioneconcistoriale (oggi dei vescovi) mandò agli ordinari la lettera «Il dolore e le preoccupazioni», per cui l’Italia fu la prima al mondo a istituire una Giornata annuale di sensibilizzazione sulle migrazioni. La prima si tenne il 21 febbraio 1915, pochi mesi prima che l’Italia (24 maggio) entrasse nel conflitto mondiale.
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