Bergoglio: andare incontro alle famiglie, senza temere di sporcarsi le mani.
Tre immagini bibliche, numerosi interventi a braccio, aneddoti personali. Papa Francesco ha aperto così il Convegno della Diocesi di Roma.
L’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia è la bussola che guida il discorso del Santo Padre che ha voluto “recuperare alcune idee/tensioni-chiave emerse durante il cammino sinodale”.
“Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo” (Es 3,5).
Questo fu l’invito di Dio a Mosè davanti al Roveto Ardente. Il terreno da attraversare, i temi da affrontare nel Sinodo, avevano bisogno di un determinato atteggiamento: “Non si trattava di analizzare un argomento qualsiasi; non stavamo di fronte a una situazione qualsiasi. Avevamo davanti i volti concreti di tante famiglie”.
“Come aiuta dare volto ai temi! E come aiuta ad accorgersi che dietro alla carta c’è un volto, eh? Come aiuta! Ci libera dall’affrettarci per ottenere conclusioni ben formulate ma molte volte carenti di vita; ci libera dal parlare in astratto, per poterci avvicinare e impegnarci con persone concrete. Ci protegge dall’ideologizzare la fede mediante sistemi ben architettati ma che ignorano la grazia”.
“È la fede - ha proseguito il Papa - che ci spinge a non stancarci di cercare la presenza di Dio nei cambiamenti della storia”. “Le nostre famiglie, le famiglie nelle nostre parrocchie con i loro volti, le loro storie, con tutte le loro complicazioni, non sono un problema, ma sono una opportunità”.
“Opportunità che ci sfida a suscitare una creatività missionaria capace di abbracciare tutte le situazioni concrete, nel nostro caso, delle famiglie romane”. Non solo di quelle che vengono o si trovano nelle parrocchie, “sarebbe più o meno facile”, ma poter arrivare “alle famiglie dei nostri quartieri”.
E questo incontro ci sfida a non dare nessuno per perso: “Ci sfida a non abbandonare nessuno perché non è all’altezza di quanto si chiede da lui”. Occorre addentrarsi “nel cuore palpitante dei quartieri romani” e, come artigiani, mettersi “a plasmare in questa realtà il sogno di Dio, cosa che possono fare solo le persone di fede, quelle che non chiudono il passaggio all’azione dello Spirito. E che si sporcano le mani”. Questa riflessione “ci chiede di toglierci le scarpe per scoprire la presenza di Dio”.
“O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano” (Lc 18,11)
La seconda immagine biblica è quella del fariseo che prega ringraziando Dio di non essere come gli altri uomini. Una delle tentazioni (cfr AL, 229) alla quale siamo continuamente esposti è “avere una logica separatista”. “E' curioso - ha commentato Papa Francesco - E' per difenderci... Crediamo di guadagnare in identità e in sicurezza ogni volta che ci differenziamo o ci isoliamo dagli altri, specialmente da quelli che stanno vivendo in una situazione diversa. L'identità non trova nella separazione, bensì nell'appartenenza”.
Tutti abbiamo bisogno di convertirci, tutti abbiamo bisogno “di porci davanti al Signore e rinnovare ogni volta l’alleanza con Lui e dire insieme al pubblicano: Dio mio, abbi pietà di me che sono un peccatore! Con questo punto di partenza, rimaniamo inclusi nella stessa parte - non staccati - e ci poniamo davanti al Signore con un atteggiamento di umiltà e di ascolto”. Questo ci fa avere un atteggiamento di umiltà, e ci fa “guardare le famiglie con la delicatezza con cui le guarda Dio”. "L’accento posto sulla misericordia ci mette di fronte alla realtà in modo realistico, non però con un realismo qualsiasi, ma con il realismo di Dio".
“Comprendo - ha commentato Francesco - coloro che preferiscono una pastorale più rigida che non dia luogo ad alcuna confusione. Ma credo sinceramente che Gesù vuole una Chiesa attenta al bene che lo Spirito sparge in mezzo alla fragilità: una Madre che, nel momento stesso in cui esprime chiaramente il suo insegnamento obiettivo, non rinuncia al bene possibile, benché corra il rischio di sporcarsi con il fango della strada”. Una Chiesa capace di “assumere la logica della compassione verso le persone fragili e ad evitare persecuzioni o giudizi troppo duri e impazienti. Il Vangelo stesso ci richiede di non giudicare e di non condannare (cfr Mt 7,1; Lc 6,37)” (AL, 308).
Parlando a braccio, il Papa ha poi fatto riferimento ad un capitello che si trova nella Basilica di Santa Maria Maddalena a Vélazay, in Francia, dove Giuda, impiccato, viene trasportato sulle spalle da Gesù. “Don Primo Mazzolari, che ha capito la complessità della logica del Vangelo, dice: - E quello che si è sporcato di più le mani, è Gesù. Gesù si è sporcato di più. Non era un pulito ma andava dalla gente, tra la gente e prendeva la gente come era, non come doveva essere. - ”.
“Gli anziani faranno sogni profetici e i giovani avranno visioni” (cfr Gl 3,1)
La terza immagine è quella del profeta Gioele. Il Papa conosce le difficoltà dei giovani: “il 40% dei ragazzi dai 25 anni in giù non ha lavoro”. Come società, abbiamo privato della loro voce i nostri anziani, “questo è un peccato sociale di oggi!” li abbiamo privati del loro spazio, dell’opportunità di raccontarci la loro vita, le loro storie, le loro esperienze. Li abbiamo accantonati e così abbiamo perduto la ricchezza della loro saggezza: “Scartandoli, scartiamo la possibilità di prendere contatto con il segreto che ha permesso loro di andare avanti. Ci siamo privati della testimonianza di coniugi che non solo hanno perseverato nel tempo, ma che conservano nel loro cuore la gratitudine per tutto ciò che hanno vissuto” (cfr AL, 38).
E’ proprio la “mancanza di modelli” a non permettere alle giovani generazioni di “avere visioni”, di fare progetti, “perché si ha paura del futuro”. Il Papa ha anche raccontato, parlando a braccio, che durante le Messe del mattino a Casa Santa Marta “vengono tante coppie che fanno 50 o 60 anni di matrimonio”. Occorre mostrare questo amore ai giovani che invece, magari dopo due o tre anni, vogliono tornare “da mamma”. Solo la testimonianza dei nostri genitori, vedere che è stato possibile lottare per qualcosa che valeva la pena, li aiuterà ad alzare lo sguardo: “Come pretendiamo che i giovani vivano la sfida della famiglia, del matrimonio come un dono, se continuamente sentono dire da noi che è un peso?”.
Rinunciare ai recinti per incontrare gli altri
Questo impone di sviluppare una pastorale familiare “capace di accogliere, accompagnare, discernere e integrare”. Una pastorale che permetta e renda possibile “l’impalcatura adatta perché la vita a noi affidata trovi il sostegno di cui ha bisogno per svilupparsi secondo del più anziano, secondo il sogno di Dio”.
La doppia morale
Al termine del discorso, il Papa ha risposto a braccio alle domande dei presenti. Una donna gli ha chiesto come evitare una doppia morale: “Né il rigorismo né il lassismo - ha esordito Francesco - sono la verità, il Vangelo sceglie un’altra strada”. Accogliere, accompagnare, integrare e discernere… “senza mettere il naso nella vita morale della gente”.
Il Papa ha richiamato due passi del Vangelo: la donna adultera “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, e la samaritana, che “aveva tante medaglie di adulterio, tante onorificenze…”. “Andiamo al Vangelo, andiamo a Gesù. Questo non significa - ha precisato - buttare dalla finestra l’acqua con il bambino, no, significa cercare la verità: la morale è un atto di amore sempre, amore a Dio e al prossimo, è un atto che lascia spazio alla conversione dell’altro, non condanna subito”.
Francesco ha anche ricordato un episodio avvenuto a Buenos Aires, quando il suo predecessore, il Card. Juan Carlos Aramburu, gli suggerì come comportarsi con un sacerdote che faceva la doppia vita: “chiamalo, diglielo, e poi mandalo a casa dicendogli di tornare dopo 15 giorni. Lui negherà, ma poi avrà il tempo per riflettere, pentirsi e chiedere aiuto”. Quell’uomo, ha osservato Francesco: “ha celebrato in peccato mortale per 15 giorni”, ma cosa è meglio? “che il Vescovo abbia avuto la generosità di dargli 15 giorni per ripensarci o la morale rigida?”.
L’individualismo
Rispondendo ad una domanda sull’individualismo il Santo Padre ha osservato che “ha tanti nomi con una radice egoistica”. Parlando dell’Italia ha osservato che oggi nel paese si registra “un calo delle nascite terribile, credo sotto zero: questo è cominciato con quella cultura del benessere venti anni fa”. “Ho conosciuto tante famiglie che preferivano – ma non accusatemi con animalisti, non voglio offendere nessuno – avere due tre gatti, un cane, invece di un figlio”, perché fare un figlio non è facile: “tu fai una persona che diventerà libera”, invece “il cane e il gatto ti daranno un affetto programmato, non libero”, i figli “saranno liberi, dovranno andare nella vita con i rischi della vita, e questa è la sfida che fa paura”.
La preparazione al matrimonio
Il matrimonio viene visto spesso come “fatto sociale”, ci si preoccupa delle bomboniere, della scelta del ristorante, dell’abito… di fronte a questo atteggiamento sbagliato non occorre però chiudere le porte della Chiesa, ma concentrarsi “con molta pazienza” nella preparazione al matrimonio.
E la preparazione la si deve fare con vicinanza, senza spaventarsi, lentamente: “ci sono ragazzi e ragazze che hanno purezza e amore grande, ma sono pochi. Nella nostra cultura di oggi ci sono ragazzi buoni ma bisogna accompagnarli fino al momento della maturità. E lì, che facciano il sacramento, ma gioiosi. Ci vuole tanta pazienza, senza spaventarsi”.
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