Bergoglio: "Fare opere buone, non solo dire parole che vanno al vento!"
All’Angelus la parabola del buon samaritano: “Va’ e anche tu fa’ così, fatti prossimo del fratello e della sorella che vedi in difficoltà”.
“Non devo catalogare gli altri per decidere chi è il mio prossimo e chi non lo è. Dipende da me essere o non essere prossimo della persona che incontro e che ha bisogno di aiuto, anche se estranea o magari ostile”. Così, all’Angelus, Papa Francesco ha commentato la parabola del buon samaritano.
Questa parabola, nel suo racconto semplice e stimolante, indica uno stile di vita, il cui baricentro non siamo noi stessi, ma gli altri, con le loro difficoltà, che incontriamo sul nostro cammino e che ci interpellano. “Gli altri ci interpellano - ha osservato il Santo Padre - E quando gli altri non ci interpellano, qualcosa lì non funziona; qualcosa in quel cuore non è cristiano”.
Chi è il mio prossimo?
Anche noi possiamo porci questa domanda: “chi è il mio prossimo? Chi devo amare come me stesso? I miei parenti? I miei amici? I miei connazionali? Quelli della mia stessa religione?... Chi è il mio prossimo?”.
Gesù risponde con questa parabola: Un uomo, lungo la strada da Gerusalemme a Gerico, è stato assalito dai briganti, malmenato e abbandonato. Per quella strada passano prima un sacerdote e poi un levita, i quali, pur vedendo l’uomo ferito, non si fermano e tirano dritto (vv. 31-32). Passa poi un samaritano, cioè un abitante della Samaria, e come tale disprezzato dai giudei perché non osservante della vera religione; e invece “lui, proprio lui, quando vide quel povero sventurato, ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite […], lo portò in un albergo e si prese cura di lui” (vv. 33-34); e il giorno dopo lo affidò alle cure dell’albergatore: “pagò per lui e disse che avrebbe pagato anche tutto il resto” (cfr v. 35).
Una domanda ribaltata
Dopo aver raccontato la parabola, Gesù si rivolge al dottore della legge e gli chiede: “Chi di questi tre – il sacerdote, il levita, il samaritano – ti sembra sia stato il prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?”. E quello “perché era intelligente” - risponde: “Chi ha avuto compassione di lui” (vv. 36-37). “In questo modo - ha sottolineato il Papa - Gesù ha ribaltato completamente la prospettiva iniziale del dottore della legge – e anche la nostra! –: non devo catalogare gli altri per decidere chi è il mio prossimo e chi non lo è”.
Fare opere buone
Commentando a braccio la risposta di Gesù: “Va’ e anche tu fa’ così” (v. 37), il Papa ha osservato: “Bella lezione! E lo ripete a ciascuno di noi: Va’ e anche tu fa’ così, fatti prossimo del fratello e della sorella che vedi in difficoltà. Va’ e anche tu fa’ così. Fare opere buone, non solo dire parole che vanno al vento”.
“Mi viene in mente - ha aggiunto - quella canzone: Parole, parole, parole. No. Fare, fare. E’ mediante le opere buone che compiamo con amore e con gioia verso il prossimo, la nostra fede germoglia e porta frutto”.
Quello ero io
“Domandiamoci – ognuno di noi risponda nel proprio cuore – domandiamoci: la nostra fede è feconda? La nostra fede produce opere buone? Oppure è piuttosto sterile, e quindi più morta che viva? Mi faccio prossimo o semplicemente passo accanto? Sono di quelli che selezionano la gente secondo il proprio piacere? Queste domande è bene farcele e farcele spesso, perché alla fine saremo giudicati sulle opere di misericordia. Il Signore potrà dirci: Ma tu, ti ricordi quella volta sulla strada da Gerusalemme a Gerico? Quell’uomo mezzo morto ero io. Ti ricordi? Quel bambino affamato ero io. Ti ricordi? Quel migrante che tanti vogliono cacciare via ero io. Quei nonni soli, abbandonati nelle case di riposo, ero io. Quell’ammalato solo in ospedale, che nessuno va a trovare, ero io”.
La Domenica del Mare e i saluti
Dopo l'Angelus il Papa ha ricordato che oggi ricorre la “Domenica del Mare”, a sostegno della cura pastorale della gente di mare: “Incoraggio i marittimi e i pescatori nel loro lavoro, spesso duro e rischioso, come pure i cappellani e i volontari nel loro prezioso servizio. Maria, Stella del Mare, vegli su di voi!”.
Un saluto speciale è andato ai pellegrini polacchi che hanno compiuto una staffetta da Cracovia a Roma: “bravi!; e lo estendo ai partecipanti al grande pellegrinaggio della Famiglia di Radio Maria al Santuario di Częstochowa, giunto alla 25ª edizione”. Era presente anche una delegazione proveniente dall’Argentina: “Ma io lì ho sentito anche alcuni dei miei connazionali che non stanno zitti. Agli argentini che sono qui, e che fanno chiasso – que hacen lío –, un saluto speciale!”.
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