Aprite i vostri cuori alla fede e Dio farà il resto
L’Udienza Generale di Papa Francesco dedicata alla speranza contro ogni speranza. E l’appello per l’Iraq
Poco prima di raggiungere Piazza San Pietro, il Papa ha incontrato una delegazione di sovraintendenze irachene composta da rappresentanti di diversi gruppi religiosi, accompagnata da Sua Eminenza il Cardinale Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. “La ricchezza della cara nazione irachena - è l’appello di Francesco - sta proprio in questo mosaico che rappresenta l’unità nella diversità, la forza nell’unione, la prosperità nell’armonia. Cari fratelli, vi incoraggio ad andare avanti su questa strada e invito a pregare affinché l’Iraq trovi nella riconciliazione e nell’armonia tra le sue diverse componenti etniche e religiose, la pace, l’unità e la prosperità. Il mio pensiero va alle popolazioni civili intrappolate nei quartieri occidentali di Mosul e agli sfollati per causa della guerra, ai quali mi sento unito nella sofferenza, attraverso la preghiera e la vicinanza spirituale. Nell’esprimere profondo dolore per le vittime del sanguinoso conflitto, rinnovo a tutti l’appello ad impegnarsi con tutte le forze nella protezione dei civili, quale obbligo imperativo ed urgente”.
Sperare contro ogni speranza
La nostra speranza non si regge su ragionamenti, previsioni e rassicurazioni umane; e si manifesta là dove non c’è più speranza, dove non c’è più niente in cui sperare, proprio come avvenne per Abramo, di fronte alla sua morte imminente e alla sterilità della moglie Sara. “Si avvicinava la fine per loro, non potevano avere figli”, e in quella situazione, Abramo credette e ha avuto speranza contro ogni speranza. “E questo è grande! La grande speranza si radica nella fede, e proprio per questo è capace di andare oltre ogni speranza. Sì, perché non si fonda sulla nostra parola, ma sulla Parola di Dio”.
Il Dio che si rivela ad Abramo è il Dio che salva, il Dio che fa uscire dalla disperazione e dalla morte, il Dio che chiama alla vita. Nella vicenda di Abramo tutto diventa un inno al Dio che libera e rigenera, tutto diventa profezia. “E lo diventa per noi - ha aggiunto il Pontefice - per noi che ora riconosciamo e celebriamo il compimento di tutto questo nel mistero della Pasqua”. Dio infatti “ha risuscitato dai morti Gesù” (Rm 4,24), perché anche noi possiamo passare in Lui dalla morte alla vita. E davvero allora Abramo può ben dirsi “padre di molti popoli”, in quanto “risplende come annuncio di un’umanità nuova – noi! -, riscattata da Cristo dal peccato e dalla morte e introdotta una volta per sempre nell’abbraccio dell’amore di Dio”.
Aprire il cuore alla fede
Siamo chiamati a seguire l’esempio di Abramo, il quale, pur di fronte all’evidenza di una realtà che sembra votata alla morte, si fida di Dio, “pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento” (Rm 4,21). A questo punto il Santo Padre ha rivolto a tutti noi una domanda: “Siamo convinti di questo? Siamo convinti che Dio ci vuole bene e che tutto quello che ci ha promesso è disposto a portarlo a compimento? Ma padre quanto dobbiamo pagare per questo? C’è un solo prezzo: ‘aprire il cuore’. Aprite i vostri cuori e questa forza di Dio vi porterà avanti, farà cose miracolose e vi insegnerà cosa sia la speranza. Questo è l’unico prezzo: aprire il cuore alla fede e Lui farà il resto!”.
Questa è la promessa di Dio
Questo è il paradosso e nel contempo l’elemento più forte, più alto della nostra speranza! Una speranza fondata su una promessa che dal punto di vista umano sembra incerta e imprevedibile, ma che non viene meno neppure di fronte alla morte, quando a promettere è il Dio della Risurrezione e della vita: “Questo non lo promette uno qualunque! Colui che promette è il Dio della Risurrezione e della vita”.
“Quando Dio promette, porta a compimento quello che promette. Mai manca alla sua parola. E allora la nostra vita assumerà una luce nuova, nella consapevolezza che Colui che ha risuscitato il suo Figlio risusciterà anche noi e ci renderà davvero una cosa sola con Lui, insieme a tutti i nostri fratelli nella fede. Noi tutti crediamo. Oggi siamo tutti in piazza, lodiamo il Signore, canteremo il Padre Nostro, poi riceveremo la benedizione … Ma questo passa. Ma questa è anche una promessa di speranza. Se noi oggi abbiamo il cuore aperto, vi assicuro che tutti noi ci incontreremo nella piazza del Cielo che non passa mai per sempre. Questa è la promessa di Dio e questa è la nostra speranza, se noi apriamo i nostri cuori”.
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