Salvaguardare il creato
L'enciclica di Papa Francesco sull'ambiente. Un documento che assume «lo sguardo di Dio sulla Creazione», senza pessimismi ma con un forte richiamo alle coscienze
L’enciclica Laudato sì (Ls) è il primo documento sociale di papa Francesco. La novità è che per la prima volta la dottrina sociale della Chiesa (Dsc) si cimenta in una riflessione articolata sulla crisi ecologica.
Quando si parla di problemi ambientali, facilmente si apre il «libro delle lamentazioni» a causa delle ripetute catastrofi. Il degrado ambientale mostra il volto della terra sfigurato. Tuttavia, papa Francesco non cade vittima del pessimismo.
Cerca di assumere lo sguardo di Dio sulla creazione.
Esistono drammatiche situazioni d’inquinamento, ma l’uomo è «capace di» bene. Ha mostrato di saper risanare fiumi inquinati, di recuperare boschi o abbellire paesaggi, di progettare città d’arte, di produrre energia rinnovabile… «La speranza ci invita a riconoscere che c’è sempre una via di uscita, che possiamo sempre cambiare rotta» (n.61).
Stando alla Ls, emergono due questioni etiche fondamentali: la necessità di superare la cultura dello scarto e di promuovere l’ecologia umana. Siamo sommersi di rifiuti d’ogni genere. La terra sembra essersi trasformata in un deposito di immondizie e molte scelte si sono rivelate irreversibili sulla vita delle persone. E’ la logica della cultura dello scarto, «che colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasformano velocemente in spazzatura» (n.22). Il criterio etico che emerge è quello dell’«usa e getta». Le persone finiscono per essere ridotte a oggetti. L’enciclica approfondisce anche il concetto di «ecologia umana». L’espressione fa riferimento alla cura dell’uomo «contro la distruzione di se stesso» (Ls 79), ma apre ad una visione antropologica dove l’umanità è pensata in termini di «uscita». La cura di sé è diventata l’ossessione del nostro tempo: l’esito è un addestramento al dispotismo e all’indifferenza. Così, «il deterioramento etico e culturale» (n.162) accompagna quello ecologico: lo prepara e lo sostiene. Molti problemi sociali odierni, infatti, sono in relazione con la ricerca egoistica della soddisfazione immediata, con la crisi dei legami, con la difficoltà a riconoscere l’altro. Pertanto, la conversione ecologica è urgente: «una strategia di cambiamento reale esige di ripensare la totalità dei processi» (n.197). Se è vero che è sempre possibile sviluppare una nuova «capacità di uscire da se stessi» (n. 208), la prima trasformazione è quella interiore. LS invoca uno sforzo di formazione delle coscienze, allenate alla gratuità. I problemi sociali possono avere risposte adeguate solo tessendo reti comunitarie, non cercando semplicemente l’interesse particolare di ciascuno. Per questo la conversione ecologica è anche conversione comunitaria. Mette in campo stili di vita sobri. L’enciclica non pecca di astrattezza. Si può ben spigolare al suo interno le proposte di atteggiamenti ecologicamente sostenibili: riguardano i singoli e le città, i beni comuni e la spesa familiare, l’educazione e la cittadinanza. Non manca neppure l’indicazione di piccole azioni quotidiane capaci di tutelare l’ambiente: «evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili, e così via» (n.211). Tutto ciò appartiene al bene se diviene un atto di amore verso la creazione e se esprime la dignità umana. E’ un impegno affidato ad ogni credente e ad ogni uomo di buona volontà
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