Papa Francesco scrive al G20: dare priorità assoluta ai poveri

Un G20 con risultati interlocutori al quale è giunto l'appello del Pontefice

Papa Francesco scrive al G20: dare priorità assoluta ai poveri

«Dare priorità assoluta ai poveri, ai profughi, ai sofferenti, agli sfollati e agli esclusi, senza distinzione di nazione, razza, religione o cultura, rigettando i conflitti armati». È la raccomandazione di Papa Francesco ai capi del mondo che partecipano al G20 ad Amburgo in Germania il 7-8 luglio 2017. Ripercorre il suo documento programmatico, l’esortazione apostolica «Evangelii gaudium» (24 novembre 2013).

Auspica «un’efficace soluzione distesa necessariamente nel tempo», possibile solo se l’obiettivo finale del processo «è chiaramente presente nella sua progettualità». Esorta ad attivare «una nuova era di sviluppo innovativa, interconnessa, sostenibile, rispettosa dell’ambiente e inclusiva di tutti i popoli e di tutte le persone». Eleva «un accorato appello per la tragica situazione del Sud Sudan, del bacino del Lago Ciad, del Corno d’Africa e dello Yemen: ci sono 30 milioni di persone che non hanno cibo e acqua per sopravvivere. L’impegno per venire urgentemente incontro a tali crisi, dando un immediato sostegno a quelle popolazioni sarà un segno della serietà e sincerità dell’impegno a medio termine per riformare l’economia mondiale e una garanzia del suo efficace sviluppo».

Apprezza gli sforzi per «assicurare la governabilità e la stabilità dell’economia mondiale», con particolare attenzione ai mercati finanziari, al commercio, ai problemi fiscali e «a una crescita economica mondiale inclusiva e sostenibile». Tali sforzi sono però inseparabili dall’attenzione rivolta ai conflitti e al problema mondiale delle migrazioni. «Non esistono soluzioni immediate e del tutto soddisfacenti» alle problematiche mondiali: la crisi migratoria è legata alla povertà ed è esacerbata dalle guerre. Ma è possibile mettere in moto processi capaci di offrire «soluzioni progressive e non traumatiche e di condurre in tempi relativamente brevi, a una libera circolazione e alla stabilità delle persone, vantaggiosi per tutti».

Il 1° agosto 2017 sarà il centenario della celebre lettera di Benedetto XV «Dès le début. Aux chefs des peuples belligérants. Fin dagli inizi del pontificato. Ai capi dei popoli belligeranti» sull’immane carneficina della prima guerra mondiale (1914-1918). Francesco si sente «obbligato» a supplicare di «porre fine a tutte queste inutili stragi». La lettera di un secolo fa è conosciuta come l’appello contro l’«inutile strage» in quanto Papa Giacomo della Chiesa auspica «la cessazione di questa lotta tremenda, la quale ogni giorno di più appare “un massacre inutile, inutile strage”».

Ora scopo del G20 è «risolvere in pace le differenze economiche e di trovare regole finanziarie e commerciali comuni che consentano lo sviluppo integrale di tutti» per raggiungere l’Agenda Onu 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile, già segnalati da Francesco nella recente lettera all’assemblea della Fao a Roma. Ma questo non sarà possibile se tutte le parti non si impegnano a «ridurre sostanzialmente i livelli di conflittualità, a fermare l’attuale corsa agli armamenti e a rinunciare a coinvolgersi direttamente o indirettamente nei conflitti», se non si accetta di «discutere in modo sincero e trasparente le divergenze. È una tragica contraddizione e incoerenza  l’apparente unità in fori economici e la «voluta o accettata» persistenza di guerre.

L’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria – che da decenni la fanno da padroni - «lasciano una scia dolorosa di esclusione e di scarto e anche di morte». Chiave dei successi politici ed economici «è un sano e prudente pragmatismo, guidato dal primato dell’uomo e dalla ricerca di integrare e di coordinare realtà diverse e a volte contrastanti, a partire dal rispetto di ogni singolo cittadino». Cita l’esempio di statisti «che hanno privilegiato sempre il dialogo e la ricerca di soluzioni comuni» come Robert Schuman, Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer, Jean Monnet. I 20 Paesi rappresentano il 90 per cento della produzione mondiale di beni e servizi, mentre sull’altra sponda c’è l’enorme massa degli altri 200 Paesi. Ecco perché bisogna far sempre riferimento alle Nazioni Unite.

La lettera, indirizzata ad Angela Merkel, cancelliera della Germania, Paese ospite, è del 7 luglio. E il 7 luglio mattina Papa Bergoglio celebra la Messa, con evidente scelta simbolica, tra gli operai che lavorano in Vaticano. Non solo. Il Pontefice – come i predecessori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI - abitualmente non scrive al G7, il Gruppo dei 7 Paesi più industrializzati del mondo: Stati Uniti, Canada, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Italia. L’ultimo si è svolto il 26-27 maggio 2017 a Taormina. L’Italia, Paese ospite,si era battuta perché fossero presenti i capi di cinque Paesi africani come osservatori. Ma il Papa scrive al G20: Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea (del Sud), Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Russia, Arabia Saudita, Sud Africa, Turchia, Regno Unito e Unione Europea (non ci sono Spagna, Paesi Bassi e Svizzera). Il motivo è evidente: il G7 è il circolo dei sette Paesi più ricchi e industrializzati del mondo. Il G20 è decisamente più largo, abbraccia tutto il mondo, dall’Australia alla Cina, dalla Turchia al Giappone, dal Sudafrica all’Italia. E questo secondo circolo, già importantissimo economicamente, sta diventando politicamente più importante.

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