Gotica e preziosa, Chieri festeggia i domenicani

Gli 800 anni dell'ordine nella cittadina della collina

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Gotica e preziosa, Chieri festeggia i domenicani

Uno dei centri di spiritualità più antichi di Chieri ha celebrato la scorsa settimana gli otto secoli dalla fondazione dell’Ordine Domenicano (1216): parliamo della chiesa di San Domenico, il cui campanile dalla guglia piramidale, alto 52 metri, svetta sul panorama della città.

Non è certa la data in cui i frati Predicatori arrivarono a Chieri. È priva di fondamento la tradizione per cui sia stato il Santo in persona, di passaggio a Chieri nel 1220, a fondare il convento. I primi documenti che attestano la presenza domenicana in città sono del 1263. L’insediamento chierese nacque per filiazione da quello di Asti: si inseriva nel rapido proliferare di centri domenicani nella provincia di Lombardia, definito «Il tempo dell’Alleluja».

Giunti a Chieri, i frati si insediarono su una stretta fascia di terreno compresa tra la prima cerchia di mura della città e la «via extra muros», l’attuale via della Gualderia. Nel 1651, nel corso della ristrutturazione del convento, sono tornate alla luce tracce di quella che avrebbe potuto essere la prima chiesa domenicana, nota alla tradizione popolare come «Santa Maria del Portone».

La chiesa attuale è uno dei migliori esempi di gotico a Chieri (altri esempi sono  citati in questa pagina): ha pianta a croce latina, misura circa 55 metri di lunghezza, 18 di larghezza e 15 di altezza. I lavori di costruzione vennero iniziati intorno al 1326 e completati nel 1388. Si era in un periodo di intensa attività, nel corso della quale spicca la figura di padre Tommaso da Casasco, prima inquisitore a Chieri e infine cardinale dell’antipapa Clemente VII, nomina ottenuta grazie all’appoggio di alcune influenti famiglie chieresi. Fu Tommaso a dirottare sul cantiere della chiesa anche le multe che l’Inquisizione comminava agli eretici.

La chiesa del 1388 non era ancora quella che si può osservare oggi. Tra il Tre e Quattrocento le famiglie nobili di Chieri iniziarono a costruire le cappelle funerarie lungo i fianchi della chiesa, che alla fine divenne un edificio a tre navate e sei campate chiuse da un transetto: le prime quattro destinate ai fedeli, mentre le altre due erano la «chiesa dei frati».

Alla chiesa di San Domenico si accede varcando l’imponente portale cinquecentesco in legno, restaurato di recente. Prima cappella sulla destra è quella «del Crocifisso», che deve il nome al grande crocifisso del 1522 attribuito a Martino da Casale ora trasferito nella sala capitolare. Un’opera d’arte che cela una curiosità: una sorta di scatola inserita nel corpo del Cristo, forse per contenervi reliquie.

Fra tante altre cappelle segnaliamo quella di San Domenico, con una pala d’altare del Morgari. Quella Rosario è spettacolare, e riprende una devozione che risale all’inizio del Cinquecento. Dopo la vittoria nella battaglia navale di Lepanto (affrescata in alto a destra) i domenicani intitolarono la cappella a Nostra Signora delle Vittorie, e incaricarono il Moncalvo di dipingere la pala d’altare. Il Moncalvo lavorò molto a San Domenico: nella cappella di San Pietro Martire una sua tela raffigura il Santo ai piedi del Crocifisso. In questa cappella, in alto, una tela rappresenta la Sindone: è uno dei rari esempi di questo soggetto nelle chiese chieresi. Il coro e la zona absidale sono la parte della chiesa dove il Moncalvo meglio espresse la sua arte: nei quattro spicchi della volta dipinse gli Evangelisti, mentre nelle lunette laterali ci sono immagini della vita di San Domenico.

Nella navata sinistra, si incontra la cappella di San Tommaso d’Aquino. In una nicchia del muro è conservato, in un prezioso reliquiario bronzeo, il «cingolo di San Tommaso»: una cordicella che il Santo avrebbe ricevuto in dono dagli angeli e che, legata in vita, lo avrebbe preservato dalle tentazioni contro la castità.

Su un pilastro di questa preziosa chiesa è affrescata la miracolosa «Madonna del Latte», patrona delle mamme chieresi che ancora oggi le affidano il buon decorso della gestazione e la salute dei neonati. L’affresco trecentesco della Madonna col Bambino ha fama di essere miracoloso: si racconta infatti che un eretico colpì al collo l’immagine con un pugnale, e questa sanguinò dalla ferita.

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