La schiavitù delle Chiese separate
La settimana di preghiera ecumenica per l'Unità dei cristiani
Potente è la tua mano, Signore» (Es 15,): è questa la parola biblica su cui si sviluppa quest’anno la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani. Rispetto a questo tema il Sussidio ecumenico preparato dalle chiese dei Caraibi offre abbondanti risorse cui attingere per alimentare la preghiera personale e comunitaria, che le parrocchie e le comunità religiose sono invitate a celebrare (il sussidio è scaricabile dal sito www.vatican.va).
Il tema scelto suggerisce almeno tre piste di riflessione. La prima è la fede che la potenza del Signore e della sua grazia vivificante e trasformante è capace di sradicare le chiese dalle secche della divisione per introdurle nell’esperienza luminosa di una ritrovata unità ecclesiale, che diventi segno visibile, autentico, pieno, della comunione con Dio Padre per Cristo nello Spirito Santo di tutti coloro che nel battesimo sono rinati in Cristo. Questa pista di riflessione invita a riconoscere in modo lucido che la divisione ecclesiale e le forme identitarie di affermazione di sé che spesso concorrono a renderla stabile, sono in effetti delle forme di schiavitù da cui liberarsi e da cui sperare di ottenere liberazione dalla potenza di Dio. Passare dalla divisione all’unità ritrovata è per le chiese sperimentare un autentico esodo dalla schiavitù alla libertà.
La seconda pista di riflessione rimette al centro l’urgenza di considerare l’ecumenismo come un cammino progressivo, la cui meta rimanga chiara e condivisa per quanto talora sembri lontana sull’orizzonte. Gli Israeliti uscirono dell’Egitto fiduciosi di essere guidati da Dio verso la terra «promessa», e l’adesione a questa promessa faticosamente maturata durante il lungo cammino nel deserto ottenne l’unificazione di un insieme di clan e di gente raccogliticcia nel popolo di Dio: così l’ecumenismo è consapevole di essere un «cammino», un processo di conversione alla promessa di Dio che è anche oggetto della preghiera del Signore Gesù: che i credenti in Lui siano «una cosa sola - ut unum sint». In questo senso l’invito rivolto a tutti i cristiani e a tutte le chiese è di non desistere dal perseguire in modo serio e costante il cammino verso l’unità, senza cercare nostalgico rifugio in quelle che per ogni chiesa possono essere le rimpiante «cipolle di Egitto», che spesso ancora oggi si presentano attraverso la tentazione di riformulare identità confessionali in modo rigido e talora competitivo, oppure di relativizzare la gravità della divisione esistente operando una «riduzione» rispetto all’obiettivo finale di raggiungere la piena unità visibile . Da parte cattolica siamo confortati dal magistero ininterrotto e concorde degli ultimi sei papi nell’affermare che nonostante le difficoltà la scelta ecumenica segna un punto di non ritorno, rispetto alla quale si può solo procedere «in avanti» con umiltà, convinzione e passione, e non tornare sui propri passi.
La terza pista di riflessione è prendere rinnovata consapevolezza che l’impegno ecumenico non è solo delle chiese come comunità, ma dei singoli cristiani, e che l’unità della chiesa di Cristo cresce nella sua manifestazione storica nella misura in cui i singoli credenti accolgono con disponibilità e con desiderio l’azione dello Spirito Santo nei loro cuori, nelle loro intelligenze e nelle loro vite. Soprattutto il testo della Lettera ai Romani 8,12-27 – scelto come una delle letture bibliche della celebrazione ecumenica proposta dal Sussidio – sottolinea l’urgenza per ciascun cristiano di unificare in Cristo la propria vita, accogliendo e cooperando all’azione trasformante dello Spirito dono del Risorto, che ci trasforma da schiavi del peccato e dell’autoreferenzialità a liberi come figli in Cristo, da semplici con-viventi nello stesso spazio e nello stesso tempo a fratelli che si riconoscono come tali alla luce della fede in Cristo condivisa nei suoi aspetti fondamentali.
Sono queste in particolare le prospettive di maturazione ecumenica su cui la preghiera di tutte le chiese e di tutti i cristiani è invitata a concentrarsi, perché l’intercessione vicendevole apra in modo autentico tutte le chiese e tutti i credenti ad accogliere la potenza della grazia di Dio, per procedere verso la meta della piena comunione che è nel desiderio e nella volontà del Signore Gesù.
* Presidente della Commissione diocesana ecumenica e del dialogo interreligioso
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