L'«effetto Bergoglio»

La potenza comunicativa «consapevole» dei gesti  di Giovanni Paolo II (Karol Wojtyla da giovane  è stato un attore); la chiarezza di sintesi e pensiero di Benedetto XVI; lo straordinario carisma «naturale» di papa Francesco  che comunica con la sua persona (in lui parole e gesti sono un tutt’uno) sono la vera rivoluzione mediatica a cui si riferiva 50 anni fa il Concilio Vaticano II con l’Inter Mirifica. E proprio su quello che gli esperti di comunicazione chiamano «l’effetto Francesco» si sofferma padre Lombardi, che ha seguito da vicino la comunicazione degli ultimi papi.  Jorge Bergoglio, il papa «chiamato dalla fine del mondo» è, secondo il direttore della Sala Stampa Vaticana, «sulla stessa linea» in quanto a immediatezza dei gesti e coinvolgimento delle folle di Karol Wojtyla, il papa «chiamato da un paese lontano».

«È stato messo abbondantemente in rilievo – dice padre Lombardi -  come il modo di  essere di papa Francesco,  di gestire e di parlare è estremamente efficace in un mondo che sta passando dalla comunicazione di massa alla comunicazione più interattiva, quella dei social media, quella delle rete. Il modo di essere di papa Francesco, che vive cercando l’incontro con le persone, è assolutamente coerente con la logica di questo tipo di comunicazione che si sta sviluppando. Egli ci guida, in un certo senso è un leader della comunicazione umana, ecclesiale e della fede nel tempo della Rete, in cui si condivide una esperienza, più che trasmettere dei contenuti in una forma più impersonale».

Leggi la versione integrale su "La Voce del Popolo" del 9 novembre 2014