I vescovi italiani scelgono la loro nuova guida
L'Assemblea della Cei da Roma dal 22 al 25 maggio
Papa Francesco, con una breve introduzione, lunedì 22 maggio 2017 pomeriggio apre la 70ª assemblea della Conferenza episcopale italiana (22-25 maggio). Poi spazio al dialogo (riservato) con i vescovi. Martedì 23 relazione di Bagnasco, l’ultima della sua presidenza decennale (2007-2017) e i vescovi votano una terna dalla quale Bergoglio sceglie il successore di Bagnasco.
ASSEMBLEA ELETTORALE - La riforma della legge elettorale è caldeggiata da Francesco nel primo incontro con la Cei il 20 maggio 2013: quello italiano elegga il presidente come gli episcopati di tutto il mondo e come chiedevano i vescovi Cei dai tempi della presidenza del cardinale Anastasio Alberto Ballestrero (179-1986). Ma la Cei preferisce la votazione di una terna entro la quale il Pontefice, primate d’Italia, sceglie il capo. Dice Bagnasco: «Non so se, una volta eletta la terna, il Papa comunicherà subito la nomina del nuovo presidente». I temi che preoccupano Papa e vescovi sono altri, come emerge dal colloquio di bergoglio con i vertici del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), il presidente Bagnasco e i vicepresidenti Vincent Nichols (inglese) e Stanislaw Gadecki (polacco): secolarizzazione, disoccupazione giovanile, traffico delle persone, immigrazione. Spiega Bagnasco: «I muri non sono delle Chiese, ma degli Stati. La Chiesa si riconosce nell’accoglienza e nell’integrazione». Il 22 settembre il Papa riceverà i responsabili della pastorale dei migranti degli episcopati d’Europa.
BILANCIO DI UNA PRESIDENZA - Il cardinale Angelo Bagnasco ha 74 anni. vescovo di Pesaro e poi ordinario militare, nel 2006 è nominato arcivescovo di Genova, dove succede al cardinale Tarcisio Bertone, divenuto segretario di Stato. Benedetto XVI nel 2007 nomina Bagnasco presidente della Cei, succedendo al «lungo regno» di Camillo Ruini (5 anni segretario, 21 presidente). Una presidenza «normale», quella di Bagnasco, in tempi di grave crisi economica, povertà e disoccupazione. Di Francesco elogia «lo stile di umanità pastorale» ma bacchetta i media che sottolineano «con la fanfara» alcuni argomenti e ne tacciono altri: «L’Italia è un Paese affamato: nel 2016 la Chiesa italiana ha distribuito 25 milioni di pasti ai meno abbienti».
SGARBO DI BERTONE, SIGNORILITÀ DI BAGNASCO - Il 20 maggio 2013 il Pontefice elogia «il dialogo della Cei con le istituzioni culturali, sociali e politiche». Cosa naturale per tutte le Conferenze, meno per quella italiana, surclassata dalla segretario di Stato Bertone (2006-2013). I predecessori Agostino Casaroli (1979-1990) e Angelo Sodano (1990-2006) sulla politica italiana lasciavano mano libera. Bertone, molto più interventista, determina di fatto un dualismo conla Cei. In occasione della nomina di Bagnasco a presidente (7 marzo 2007), Bertone gli scrive una lettera: «Per i rapporti con le istituzioni politiche, assicuro la cordiale collaborazione e la rispettosa guida della Santa Sede, nonché mia personale. I Pontefici hanno affidato a questa Segreteria il compito di intessere e promuovere le relazioni con gli Stati e di attendere agli affari che debbono essere trattati con i governi». In sostanza i rapporti politici li avrebbe tenuti lui, come ha puntualmente fatto, specie quando c’era il governo Prodi, mentre i vertici vaticani ed episcopali sono stati molto più «comprensivi» con Silvio Berlusconi, fino agli scandali sessuali. Bagnasco, da gran signore, dice che quello di Bertone è «un auspicio e una disponibilità ad aiutare e sostenere i vescovi nel dialogo con la politica e la società».
NUMERO DELLE DIOCESI, TEMA SOTTO TRACCIA - Altra indicazione netta e importante offerta dal Papa nel 2013: «So che c’è una Commissione che opera per ridurre il numero tanto pesante delle diocesi»: 226 su 300 mila chilometri quadrati, un numero spropositato, «caso unico al mondo». L’ultimo taglio da325 a 226 è nel1986 in applicazione del Concordato. Un commissione (segreta) trasmette i risultati alla Congregazione per i vescovi, che deve decidere, e indica i «criteri»: il numero delle anime; il numero in rapporto all’estensione del territorio; il radicamento storico, culturale e religioso. Tutto è tornato in alto mare con un nuovo passaggio nelle Conferenze episcopali regionali. L’impressione è che sia tempo perso se non si sblocca il caso della diocesi di Milano che si estende in 447 Comuni di 8 province: Bergamo, Como, Lecco, Lodi, Milano, Monza e Brianza, Pavia, Varese e a Campione in Svizzera.
IL PROBLEMA DEL CLERO ITALIANO – I preti sono sempre meno e sempre più vecchi. La Cei parla tanto di spiritualità e formazione permanente ma i veri problemi non vengono affrontati, come spiega con molta schiettezza un parroco torinese: «Ho la commissione economica ma chi decide, firma e si prende tutte le responsabilità sono io. Posso avere mille collaboratori ma poi chi deve mettere la pelle sul bastone - dal punto di vista penale, civile, dei conti che non tornano - sono sempre e solo io. Tutti possono dire qualcosa ma tutti, dopo aver parlato in libertà, possono stare tranquilli. Io no. Questa non è corresponsabilità. Nella Chiesa i laici non hanno ruoli decisionali. Se la Chiesa non è proprietà dei preti, nella parrocchia ci devono esserci ruoli chiari e responsabilità precise, per cui la Commissione economica gestisce tutto, conseguenze positive e negative comprese. Il parroco giocherà sempre un ruolo di mediazione tra Curia e comunità. Questo è difficile perché una commissione economica con pieni poteri potrebbe opporsi alle scelte della diocesi. A Pianezza posso contare su 400 laici che lavorano benissimo, ma alla fine la responsabilità è mia. Ho 20 bollette al mese da pagare. Una persona gestisce tutto, ma se c'è un problema devo essere io a risolverlo. Dove è scritto che un parroco decide meglio di un padre di famiglia?» (Don Beppe Bagna, parroco dei Santi Pietro e Paolo di Pianezza, in Marco Tomatis Alberto Casella, «Parroci. Storie di uomini da un mondo che crediamo di conoscere», Agami, Cuneo, 2011).
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