I ragazzi del Ferrante a pranzo col Papa
Papa Francesco, domenica 21 giugno, durante la visita apostolica a Torino, pranzerà in Arcivescovado con i giovani detenuti del carcere minorile Ferrante Aporti oltre che con alcuni immigrati, senza fissa dimora e una famiglia di Rom. Parla il cappellano del carcere minorile, don Domenico Ricca, salesiano: al «Ferrante», ai tempi di don Bosco conosciuta come «la Generala, il santo dei giovani durante le visite ai detenuti «inventò» il sistema preventivo e gli oratori.
Come è solito nelle sue visite apostoliche, il Papa pranzerà domenica 21 in Arcivescovado con alcune persone che la società considera «ultimi». A Torino, nel bicentenario dalla nascita di don Bosco papa Francesco ha voluto trai suoi commensali, insieme ad alcuni immigrati, senza fissa dimora e una famiglia rom, anche i giovani detenuti al carcere minorile di Torino «Ferrante Aporti». È in questo carcere che don Bosco a metà Ottocento, andando a trovare i giovani carcerati di allora, ebbe l’intuizione del sistema preventivo e degli oratori.
Il 2 febbraio 2015, in occasione della benedizione della statua di don Bosco al Ferrante Aporti (nella foto)
uno dei giovani detenuti consegnava all’Arcivescovo una lettera indirizzata al Papa per la visita del 21 giugno. I ragazzi del Ferrante non immaginavano certo di essere invitati a pranzo proprio da papa Francesco. All'indomani dell'annuncio dei commensali del Papa al pranzo in Arcivescovado, don Ricca, per tutti don Mecu, da 35 anni cappellano al Ferrante, non nasconde l'emozione.
«In due anni questo Papa ci ha consegnato parole forti, ma sono soprattutto sono i suoi gesti a lasciarci ogni giorno stupiti e sorpresi, quei gesti che parlano da soli, quei segni densi già di per sé di significato. Li colgono tutti, non hanno bisogno di spiegazioni - commenta don Mecu - Essere invitati dal Papa a pranzo è un privilegio: il pranzo è il gesto della massima convivialità; l’invito a pranzo si fa agli amici, a quelli che per noi contano qualcosa. E il Papa invita i ragazzi del carcere, gli immigrati, i senza fissa dimora, i rom. Possiamo dire che l’anno della Misericordia per i ragazzi del Ferrante è già cominciato: l’annuncio di questo invito li ha lasciati più che sorpresi…Tutti qui al Ferrante desideravamo che il Papa venisse da noi: ma era un gesto troppo comune. Ormai nelle carceri si può dire - se ci è permesso - papa Francesco è di casa. Questa volta a Torino, fa di più: ci invita nella casa del Vescovo, del pastore della Chiesa che è in Torino, ci invita ad essere ospiti con lui.Grazie papa Francesco a nome dei ragazzi del 'Ferrante'».
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