Gravi minacce online per i minori, il Papa chiede una mobilitazione generale
Il 6 ottobre Francesco ha parlato al congresso internazionale «La dignità del minore nel mondo digitale» promosso a Roma dall’Università Gregoriana
Contro il regno del male in rete, Papa Francesco invoca una mobilitazione globale per proteggere dignità e diritti dei minori perché «è una gioia poter guardare negli occhi i bambini». Il 6 ottobre ha parlato al congresso internazionale «La dignità del minore nel mondo digitale» promosso a Roma dall’Università Gregoriana.
UN DISCORSO MOLTO FORTE - «Dobbiamo guardare con tenerezza a tutti i bimbi che vengono al mondo, ogni giorno e sotto ogni cielo, bisognosi di rispetto, cura e affetto per crescere in tutta la meravigliosa ricchezza delle loro potenzialità». Francesco rammenta che le parole più dure di Gesù sono per chi dà scandalo ai piccoli: «Conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare» (Matteo 18,6). Dunque «dobbiamo dedicarci alla protezione dei minori con grandissima determinazione, contrastando con tutte le forze la cultura dello scarto che si manifesta a danno dei più deboli e vulnerabili».
I CRIMINI ATTRAVERSO INTERNET - Il mondo digitale suscita ammirazione e fascino ma anche timori e paura. In pochi decenni sono cambiati «la nostra vita e il nostro modo di comunicare e di vivere». Cosa trovano gli 800 milioni di minori che utilizzano Internet? «Dobbiamo tenere gli occhi aperti e non nasconderci la verità per quanto spiacevole». Francesco è molto esplicito: «Nascondere gli abusi sessuali è un errore gravissimo e fonte di tanti mali». Fenomeni degradanti dilagano nelle regioni oscure nella rete: immagini pornografiche sempre più estreme; il ricatto dei criminali che, per estorcere denaro, minacciano di pubblicare foto e video compromettenti; l’adescamento dei minori a scopo sessuale; il bullismo sempre più sfacciato; gli spaventosi crimini del traffico delle persone, della prostituzione, della visione in diretta di stupri e violenze su minori. Di fronte a questo immondezzaio «restiamo inorriditi e disorientati». Le nuove tecnologie «mettono fuori gioco le generazioni più anziane» e nessuna autorità è in grado di controllare questi fenomeni.
NON LASCIAMOCI DOMINARE DALLA PAURA O DAL SENSO DI IMPOTENZA - «Siamo chiamati a mobilitarci sapendo che abbiamo bisogno gli uni degli altri per cercare e trovare risposte efficaci. La libertà umana è capace di limitare la tecnica, di ri-orientarla e di metterla al servizio di un progresso più sano, più umano, più sociale, più integrale». Ma bisogna evitare alcuni errori. Il primo è «sottovalutare il danno fatto ai minori dai lati oscuri della rete»; il secondo è pensare che le soluzioni risiedano solo «nelle tecniche automatiche e nei filtri costruiti in base ad algoritmi sempre più raffinati»; il terzo è avere «una visione ideologica e mitica della rete come regno della libertà senza limiti». La diffusione della pornografia sempre più estrema e degli usi impropri della rete causano «disturbi, dipendenze e gravi danni anche tra gli adulti e incidono negativamente sulle relazioni tra i sessi. Sarebbe una grave illusione pensare che una società in cui il consumo abnorme del sesso nella rete sia capace di proteggere i minori».
FRANCESCO PORTA L’ESEMPIO DELLA CHIESA - «È diventata sempre più consapevole di non aver provveduto a sufficienza al proprio interno alla protezione dei minori e così sono venuti alla luce fatti gravissimi di cui abbiamo dovuto riconoscere le responsabilità di fronte a Dio, alle vittime e alla pubblica opinione. Per le drammatiche esperienze fatte e per le competenze acquisite, la Chiesa sente il dovere grave di impegnarsi in modo profondo e lungimirante nella protezione dei minori al suo interno, nella società e nel mondo. Non da sola ma in collaborazione con tutte le forze e le componenti della società». Francesco confida che in molte occasioni e in tanti Paesi i suoi occhi incontrano quelli dei bambini: «Essere guardati dagli occhi dei bambini è un’esperienza che tutti conosciamo. Cosa facciamo perché i bambini possano guardarci sorridendo e conservino uno sguardo limpido? Cosa facciamo perché non venga rubata loro la luce e gli occhi non vengano turbati e corrotti dalla rete?».
LA «DICHIARAZIONE DI ROMA» AVVALLATA DA FRANCESCO - «In questa era di Internet il mondo affronta sfide senza precedenti per tutelare i diritti e la dignità dei bambini e proteggerli dall’abuso e dallo sfruttamento. Tutti si ergano a difesa della dignità dei minori». Le autorità mondiali «intraprendano campagne per informare ed educare sulla gravità e l’estensione dell’abuso e dello sfruttamento dei bambini». Le autorità religiose «informino e mobilitino gli appartenenti a ogni fede perché si uniscano in un movimento globale per proteggere i bambini». I parlamentari migliorino «la legislazione per una più efficace protezione dei minori e chiedano conto dei loro crimini ai responsabili dell’abuso e dello sfruttamento». I responsabili delle società tecnologiche «sviluppino nuovi strumenti per contrastare la proliferazione delle immagini di abusi sessuali e impedire la ridistribuzione delle immagini dei minori vittime». Le organizzazioni non governative, le istituzioni mediche, le componenti della società civile «collaborino in questo sforzo globale». Le forze dell’ordine «accrescano la cooperazione, migliorino lo scambio di informazioni, collaborino contro i crimini che travalicano i confini nazionali». I governi, le industrie e le istituzioni religiose «avviino campagne di sensibilizzazione per formare bambini e giovani e fornire strumenti per un uso sicuro e responsabile di Internet».
I VERTICI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE AUSTRALIANA - Si sono incontrati con i vertici della Santa Sede per confrontarsi sulla situazione della Chiesa in Australia, sulla Commissione reale di inchiesta sugli abusi sessuali a danno di minori, sul ripristino della fiducia e sul rafforzamento del ruolo dei laici. La delegazione australiana era composta dal presidente dell’episcopato, Denis J. Hart, arcivescovo di Melbourne; dal vicepresidente Mark Coleridge, arcivescovo di Brisbane; dal giudice Neville Owen del Truth, Justice and Healing Council. Attualmente è sotto processo in Australia il cardinale George Pell.
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