Giovani 2018, sarà Pastorale di territorio
Verso il Sinodo sui giovani dell'ottobre 2018
L’ultima Assemblea Diocesana si è espressa chiaramente circa le richieste per la Pastorale Giovanile: più che di sussidi si sente la necessità di strumenti operativi che permettano di discernere su quanto si sta compiendo, per mettere a fuoco le esigenze specifiche e individuare le azioni necessarie per il servizio educativo con i giovani. Una scelta di fondo ha accompagnato i vari percorsi dal 2012 ad oggi, una scelta poi ripetutamente ribadita nei momenti salienti del dibattito diocesano: la rinnovata scommessa sui territori, cioè sulle piccole e grandi comunità, parrocchie e Oratori, diffusi su tutto il territorio diocesano, nella prospettiva delle Unità Pastorali, in comunione con le molte realtà giovanili di Congregazioni, Associazioni, Movimenti e Gruppi ecclesiali. Per questa evidente ragione non esiste una Pastorale Giovanile Diocesana in quanto legata all’Ufficio (chiamato ad essere a servizio del territorio); essa si struttura invece sul territorio e in vista del territorio. L’Evangelii Gaudium insiste su questa dimensione della vita della Chiesa, che riguarda tutta la sua ampia azione pastorale, con una particolare attenzione alle periferie esistenziali. Anche il Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze del 2015 ha ribadito la scelta per una Chiesa «di popolo», secondo la ricca e feconda tradizione della Chiesa italiana.
Questo orientamento di fondo, declinato per la Pastorale Giovanile, è stato confermato con decisione dall’Arcivescovo nell’ultima Lettera Pastorale. Nella trentina di riferimenti alla pastorale sul territorio, spicca, non a caso, proprio la precisazione a proposito della «missione». Scrive mons. Nosiglia: «Il progetto educativo di Pastorale Giovanile dovrà tener conto del raccordo tra la cosiddetta «pastorale di territorio» e «pastorale di ambiente».
Le due dimensioni dell’unica azione pastorale della Chiesa – di territorio, legata alle comunità parrocchiali e agli Oratori e di ambiente (e di ambito) - sono due vie complementari e convergenti, che esigono però delle priorità che non possono essere disattese. La pastorale del territorio ha un’importanza fondamentale e ad essa deve poi di fatto riferirsi e confluire quella degli ambienti, perché è nel territorio che operano la comunità cristiana primaria che è la famiglia, quindi la parrocchia, l’Oratorio e anche qualsiasi altra realtà ecclesiale di riferimento (sia associativo che di movimento o di Istituto religioso...). È nel territorio che si celebrano l’Eucaristia e gli altri sacramenti e si sperimenta la vita comune con le altre componenti ecclesiali e civili. Anche la pastorale degli ambienti è di tipo missionario, ma cura in modo particolare l’annuncio della fede in Cristo con la parola e la testimonianza tenendo conto dei contesti legati a particolari ambiti di vita. «Tali ambiti – che possono anche coincidere con degli ambienti - rappresentano ‘luoghi, frontiere, periferie’ da abitare con lo stile della prossimità. [...]. I giovani, sostenuti dalla pastorale di ambiente, sono dunque chiamati ad abitare, da cristiani e cittadini, i luoghi laici che li coinvolgono e le concrete esperienze che riguardano il loro vissuto in tutti i suoi aspetti, umani, spirituali e culturali, personali e comunitari.
La pastorale di ambiente tuttavia è di per sé provvisoria e ha un tempo di impatto «limitato» sull’esistenza della persona. Potremo dunque dire che la pastorale di territorio è punto di partenza e di arrivo anche della pastorale di ambiente, che intercetta il giovane a partire dai suoi concreti interessi e contesti laici in cui studia, lavora, passa il tempo libero e si incontra con tanti altri giovani, ma poi lo conduce a inserirsi in un territorio specifico, dove il suo cammino diventa partecipe di una comunità più allargata, che fa esperienza della fede in Cristo e in cui è chiamato a partecipare attivamente» (Maestro, dove abiti?, pagg. 55-56). Il faticoso e complesso ma promettente lavoro a livello di Unità Pastorali e di Consulta diocesana non mirano ad altro che a promuovere, sostenere e coordinare il lavoro sul territorio.
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