Giornata mondiale delle comunicazioni sociali a ritmo di hashtag
Le reazioni e il rilancio della rete dei cattolici europei, episcopati e realtà ecclesiali al messaggio di Francesco
Tessere una “rete di misericordia” è l’appello che i vescovi francesi hanno lanciato perché la 50° giornata delle comunicazioni sociali sia anche occasione per i cattolici per prendere l’impegno di muoversi sulla rete nel segno della misericordia. L’imput arriva da alcune parole del messaggio di papa Francesco per questa giornata: “Anche e-mail, sms, reti sociali, chat possono essere forme di comunicazione pienamente umane. Non è la tecnologia che determina se la comunicazione è autentica o meno, ma il cuore dell’uomo e la sua capacità di usare bene i mezzi a sua disposizione.
Le reti sociali sono capaci di favorire le relazioni e di promuovere il bene della società ma possono anche condurre a un’ulteriore polarizzazione e divisione tra le persone e i gruppi. L’ambiente digitale è una piazza, un luogo d’incontro, dove si può accarezzare o ferire, avere una discussione proficua o un linciaggio morale”. Così il 2 maggio è partita la campagna #eMisericorde.
E sul sito dei vescovi francesi (http://www.eglise.catholique.fr/) è stato anche postato un simpatico video in cui una giovane ragazza è confrontata da tre apostoli sul tema della misericordia e le reti sociali. La giovane si domanda che cosa sia la misericordia e se anche internet e smartphone - che Gesù non conosceva - debbano essere luogo di misericordia. “Non ci sono limiti di luoghi e tempi per vivere la misericordia”, dice l’apostolo Giovanni alla ragazza incredula che guarda Gesù che è appena entrato nella stanza per ricaricare il suo telefono. Il messaggio: “Anche sulle reti sociali il Cristo ci invita ad agire con misericordia”. Bando quindi a insulti, maldicenze, reazioni cattive e scontrose, ma usare le reti per ascoltare, parlare, avvicinarsi agli altri. Come? I vescovi francesi rilanciano un decalogo del cristiano sui social, stilato nel corso di un incontro di giovani della diocesi di Rennes, nel dicembre scorso.
Tra le indicazioni: “Condividerai, usando i filtri del buono, vero e utile; rispetterai le opinioni diverse dalle tue; fuggirai le polemiche e preferirai che ci si spieghi” o ancora: “sarai coerente tra ciò che scrivi e ciò che vivi”, “farai attenzione a cosa scrivi perché non sai chi lo leggerà”; “tesserai legami nel mondo virtuale, ma cercherai di viverli anche nel mondo reale” e “infine avrai uno sguardo positivo sul mondo perché la gioia del Vangelo si condivide”. Un altro decalogo per viaggiare sulla “autostrada digitale” arriva dal vescovo irlandese Eamon Martin, responsabile del settore comunicazioni per i vescovi dell’Irlanda (www.catholicbishops.ie). I consigli sono molto simili a quelli francesi, ma si legge anche: offri sorrisi digitali e abbi il senso dell’ironia; prega e costruisci spazi sacri online; costruisci la comunione; aiuta i giovani a usare internet responsabilmente; rendi testimonianza alla dignità umana; sii missionario.
Anche i vescovi australiani usano gli hashtag per propagare misericordia con l’iniziativa #Thepowerofmercy’: da domenica alla fine dell’anno giubilare, le diocesi e le comunità locai sono invitate a condividere storie di “comunicazione e misericordia”, che parlino di “eroi locali nelle nostre parrocchie, degli agenti della misericordia e della compassione che sono in mezzo a noi e che possono incoraggiare e ispirare a un nuovo impegno” scrive il vescovo Peter Comensoli, presidente del consiglio cattolico dei media australiani. Le storie saranno pubblicate sulle riviste e condivise sulle piattaforme nel modo più vasto possibile.
Di tutt’altro segno invece il tema scelto dalla commissione dei vescovi spagnoli che si occupa di media, che ha appena pubblicato un documento su "La pirateria nel cinema. Uno sguardo dalla Dottrina sociale della Chiesa ". Le nuove tecnologie permettono ai prodotti audiovisivi di raggiungere sempre più persone in modo semplice ed economico, ma i vescovi sono preoccupati per il fatto che “senza una educazione morale incisiva, questa diffusione può danneggiare i legittimi diritti e gli interessi di un vasto numero di professionisti che operano nel settore cinematografico”. I vescovi difendono il “diritto di proprietà intellettuale e culturale” anche nel campo della creatività cinematografica, da tutelare tanto più quando fa del bene alla società. Piratare è poi, dal punto di vista morale, un peccato contro il settimo comandamento, non rubare, e il decimo, perché è "desiderio di possedere dei beni altrui sopra di ogni limite”, cupidigia per i beni altrui.
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