Genocidio armeno. Intervista con Antonia Arslan
La scrittrice, autrice del best seller "La masseria delle allodole", ricorda lo sterminio del suo popolo, di cui ricorre quest'anno il centenario. Il 24 aprile Giornata della memoria armena
Una famiglia quasi interamente distrutta dalla furia dei turchi in Anatolia. La storia del genocidio sentita nei racconti del nonno. Poi la decisione di raccontarla in un romanzo che l’ha resa celebre. Del genocidio degli Armeni ci parla Antonia Arslan, scrittrice e saggista italiana di origine armena, nata a Padova nel 1938, nota al grande pubblico per il romanzo «La masseria delle allodole», scritto nel 2004 e diventato un film con la regia dei fratelli Taviani nel 2007. Nel libro si parla di un gruppo di armeni, che vissero in Anatolia, vittime dei rastrellamenti del governo turco. Nel settembre del 2013 la Chiesa armena apostolica ha deciso di riconoscere come Santi le vittime del genocidio avvenuto nell’aprile del 1915. L’abbiamo intervistata.
Antonia Arslan, può parlarci di come e da chi in famiglia apprese la storia del genocidio?
Che la famiglia del nonno in Anatolia fosse stata sterminata, questa era una notizia conosciuta in famiglia. I particolari li appresi invece da mio nonno Yerwant, sotto i glicini dell’Albergo Alpino di Susin di Sospirolo, nel bellunese. Lui mi raccontò i dettagli di cui parlo nella «Masseria delle allodole».
Il suo primo romanzo, del 2004, «La masseria delle allodole», racconta questa storia, la storia della famiglia di suo nonno Yerwant. Una famiglia dell’Anatolia drammaticamente sconvolta del genocidio. Come la sua famiglia ha conservato le memorie del genocidio, come la ha trasmesse?
In realtà la mia famiglia non l’ha trasmessa come racconto, ma come un orrore lontano, che faceva paura. Come dicevo, avevamo tutti la consapevolezza che c’era stato il «Grande Male», che il popolo armeno era stato annientato durante la Prima guerra mondiale, ma non ne parlavamo in casa, e facevamo una vita del tutto italianizzata, tranne per qualche incontro annuale all’isola di San Lazzaro degli Armeni, di fronte al Palazzo Ducale nella laguna di Venezia.
Il genocidio degli Armeni è il primo genocidio del Novecento. Lei, Antonia, è stata la prima a parlarne in Italia. Come è avvenuta la decisione di raccontare di questo evento?
Non è stata una “decisione” voluta, ma un progressivo ingigantirsi in me della questione dell’oblio. Ho man mano sentito più forte il bisogno di condividere, di esprimere il destino degli Armeni, di raccontare la loro tragica storia attraverso le vicende di una famiglia, la mia: come se la mia storia potesse servire come esempio degli orrori a cui gli uomini possono arrivare, ma tutto filtrato attraverso una struttura romanzesca, che si appoggiasse però a solide basi storiche.
L'intervista completa e un Focus di approfondimento sul Genocidio degli armeni con inchieste e interviste su "Il Nostro Tempo" del 19 aprile 2015
Attualità
archivio notizie
La biblioteca personale di Carlo Donat-Cattin
La riunificazione di migliaia di volumi per continuare a studiare, vita, pensiero e azione politica del leader democratico cristiano in vista del centenario della nascita
Meditazione sul Crocifisso
La riflessione dello psichiatra e psicoterapeuta per il Venerdì Santo 2016. Perchè interrogarsi fino in fondo
Chiesa e mass media, un'alleanza necessaria
Parte il Master di Giornalismo voluto da mons. Nosiglia per operatori pastorali e della comunicazione