Francesco e i bambini di Manila
«Dobbiamo vedere ogni bambino come un dono da accogliere, da amare e da proteggere, non permettendo che siano derubati della speranza e condannati a vivere sulla strada». Sono parole di papa Francesco pronunciate a Manila, domenica 18 gennaio, durante l'omelia della Messa più partecipata della storia della Chiesa - 7 milioni i pellegrini assiepati al Rizal Park. Parole di denuncia di una delle piaghe che affliggono la capitale: l'infanzia abbandonata. Mons. Cesare Nosiglia, che durante la storica Gmg di Manila con Giovanni Paolo II nel gennaio 1995 tenne una delle catechesi per i pellegini italiani, ricorda le povertà della megalopoli filippina
Se pensi a Manila ti vengono in mente i bambini. Ciò che più colpì i 1200 pellegrini italiani (tra cui 25 della diocesi di Torino) che sbarcarono a Manila nel gennaio 1995 per la storica Giornata Mondiale della Gioventù con Giovanni Paolo II furono proprio loro. Ci accolsero fin dall’aeroporto e ci seguirono per tutti i giorni del pellegrinaggio nella più grande megalopoli asiatica. Decine e decine, in gruppo, da soli, vestiti di stracci, sporchi, le ragazzine con un fratellino al collo, in pochi con un paio di ciabatte ai piedi.
Li abbiamo incontrati a raccogliere immondizia nella discarica di Tondo, dove operano i missionari canossiani italiani o nei vicoli dove i turisti occidentali li adescano in cambio di un po’ spiccioli che permettono ad un’intera famiglia di sfamarsi per giorni. Mendicanti insieme ai genitori, addormentati sui marciapiedi, con una cassettina al collo a vendere una caramella (una per volta!) o una scodella di cibo preparata dalla mamma su un fornello di fortuna.
Non devono essere cambiate le condizioni di vita dei milioni di bambini, «scarto» della megalopoli filippina (12 milioni di abitanti) se, dopo 20 anni esatti dalla storica Gmg, Francesco ha voluto organizzare il suo viaggio apostolico – il quarto di un papa – nella settimana in cui nelle Filippine si celebra il Santo Niño, Gesù Bambino. Anche nel gennaio 1996 allora bambini e giovani furono al centro della Gmg con Giovanni Paolo II: «Be not afraid», «non abbiate paura» aveva gridato papa Woytjla ai ragazzi ammassati al Rizal Park dopo avere ascoltato le loro testimonianze di povertà e di abuso. Lo stesso invito era stato rivolto dai vescovi nelle catechesi per giovani in preparazione al raduno con il Papa.
Per i pellegrini italiani – il gruppo più numeroso a Manila secondo solo ai giovani della Corea del Sud - uno dei tre incontri era stato guidato da mons. Cesare Nosiglia che collaborò a lungo nell’organizzazione delle Giornate mondiali della gioventù lungo il pontificato di Papa Wojtyla. «Seguendo in questi giorni il viaggio di papa Francesco nelle Filippine – ci spiega mons. Nosiglia – ho rivisto i tanti volti della povertà di Manila, i bambini nella baraccopoli della discarica di Tondo che visitai nei giorni della Gmg, le tante ingiustizie che vive il popolo filippino e che oggi, come allora fece Giovanni Paolo II, ha denunciato Francesco.
Credo che questo ultimo viaggio del papa ci sia una continuità con la Gmg di 20 anni fa ma anche un elemento di novità. Continuità perché entrambi i papi a Manila hanno invitato a vedere nei poveri e soprattutto nei più piccoli il Bambino Gesù, il Santo Niño così caro al popolo Filipppino. Novità perché Francesco, andando a visitare i superstiti del tifone a Tacloban, incontrando i bambini di strada e i poveri di Manila si è fatto uno di loro, ha condiviso, con la sua vicinanza la loro povertà. E la grande folla, mai vista in una visita papale, è la riconoscenza per questo Papa che è punto di riferimento, consolazione per chi è nella sofferenza».
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