L'impegno dei giovani per l'ecumenismo

Per il secondo anno consecutivo i giovani seminaristi di Torino protagonisti in prima persona dell'ecumenismo 

Parole chiave: ecumensimo (7), seminaristi (1), don Antonio Sacco (1), giovani (205), unità dei cristiani (3)
L'impegno dei giovani per l'ecumenismo

E’ passato circa un mese dalla settimana per l’unità dei cristiani ed in particolare dalla Veglia ecumenica dei giovani: una storia chiusa in attesa della nuova puntata del 2017?

Pare proprio di no anche grazie al coinvolgimento, per il secondo anno dei Seminaristi – quest’anno in particolare Alessandro e Lorenzo – e del vice-rettore del Seminario Maggiore don Antonio Sacco. Proprio don Antonio ricorda come questa esperienza riprenda il filo di una partecipazione che già c’era stata un po’ più di una decina di anni fa grazie a don Andrea Pacini, presidente della Commissione diocesana per l'ecumenismo ed il dialogo. Una partecipazione dunque che riparte da radici lontane e che vede lo stesso don Antonio vice presidente della commissione diocesana dopo che per alcuni anni fu responsabile della preghiera ecumenica dei giovani.

Innanzitutto c’è stato il tentativo di coinvolgere giovani provenienti da esperienze diverse: seminaristi, postulanti, religiosi, animatori, volontari, insomma un vero spaccato del mondo giovanile che per la parte cattolica rappresenta una ricchezza da coltivare ed incrementare. L’esperienza del gruppo di lavoro dei giovani in vista della Veglia di preghiera diventa, dunque, come afferma don Antonio “un crescere insieme e vedere in modo diverso il vivere l’esperienza cristiana”.

Il vice-rettore parla dell’esperienza dei giovani inquadrandovi il coinvolgimento del Seminario: “Si vuole tentare di radicare in tale impegno un gruppo di giovani che possa prendersi a cuore l’organizzazione della Veglia di preghiera ma non solo. Quest’anno c’è stata certamente una svolta significativa: sono aumentati i giovani cattolici, si pensi ai ragazzi del Sermig, agli animatori moncalieresi, nuovi giovani valdesi ed ortodossi. Sono segnali di speranza che fanno ben sperare in un consolidamento che sostenga un ampliamento delle iniziative oltre la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani di gennaio”.

Che valore può avere per voi del Seminario essere parte di questo impegno?

“Vuol dire cogliere la prospettiva e lo sguardo ecumenico del proprio ministero presente e futuro, naturalmente ciascuno con la propria sensibilità, in modo da vivere uno stile di essere Chiesa e riconoscere l’importanza del confronto, del lavorare insieme specie con gli ortodossi la cui presenza oggi sul territorio è significativa. Insieme per cogliere i segni dei tempi, per una azione pastorale comune radicata nel dialogo capace di fronteggiare una secolarizzazione negativa. Si tratta di una grande sfida dal respiro europeo”.

In questo mese è avvenuto lo storico incontro tra Papa Francesco ed il Patriarca Ortodosso Russo Kirill che fa seguito all’incontro col Patriarca di Costantinopoli Batolomeo:

“Un incontro molto atteso: si tratta di un segno importante che speriamo sia accolto da tutti i fedeli. Oggi viviamo immersi in una abbondanza di segni evanescenti e informazioni di ogni tipo rischiando così di non cogliere la portata reale di quei segni che entrano nella storia. Si tratta di un fatto la cui importanza è evidente nel documento sottoscritto dove emerge una forte convergenza e la centralità della fraternità”.

Anche Alessandro e Lorenzo sottolineano l’importanza di un simile incontro che pare far fruttificare impegno e preghiera ecumenica, lo fanno riallacciandosi al discorso di don Antonio sui segni richiamando una riflessione di don Tonino Bello sul passaggio dal segno del potere al potere dei segni: anche la Veglia ecumenica dei giovani nella sua semplicità è un segno da accogliere e curare!

Alessandro ha già partecipato l’anno scorso all’impegno ecumenico, quali impressioni?

“L’anno scorso ho un po’ mosso i primi passi: è bello vedere la stessa fede in Gesù. Quest’anno il tema non era semplice, si partiva dalla prima lettera di S. Pietro “chiamati ad annunciare le opere meravigliose di Dio” e poteva sembrare forse una strada un po’ “neutra”, invece negli incontri preparatori della Veglia sono subito uscite cose belle per sentirsi popolo di Dio, per richiamare i giovani alla santità”.

Che evoluzione c’è stata a distanza di un anno?

E’ cresciuta la partecipazione, si è forse andati più nel profondo nei confronti dove sono emerse le qualità delle diverse confessioni. Ci si è messi a disposizione per far incontrare i giovani, ognuno con le proprie tradizioni: che bello scoprire progressivamente che si può stare insieme e pregare insieme!”.

Com’è andata la serata della Veglia?

“Molto bene! Un momento intenso dove si sono incrociati volti conosciuti e nuovi. Si è vista la realtà della Chiesa, potremmo dire un po’ come gli Apostoli, anche loro avevano volti e sguardi diversi!”.

Ci si rivede nel 2017?

“La Veglia è stato il segno che ci si può impegnare senza chiudere lo sforzo dell’incontro nella sola settimana che rappresenta certo il culmine di tale impegno. E’ un richiamo a continuare a conoscersi e pregare: la preghiera comunitaria può tanto”.

Lorenzo invece è alla sua prima esperienza:

“E’ stata la prima volta che ho partecipato, ho iniziato a conoscere i valdesi e ho incontrato gli ortodossi che mi hanno sempre affascinato. Ho trovato veramente significativo il fatto che nessuno si sia arroccato nella paura di perdere qualcosa: il gruppo che si è ritrovato più volte ad organizzare è diventato via via più affiatato senza alcuna tensione di sorta. E’ maturata in maniera naturale l’idea di proseguire, approfondire la conoscenza per oltrepassare ogni possibile pregiudizio o falsa considerazione”.

I due giovani seminaristi guardano ora avanti: sono concordi nell’ipotizzare una giornata di ritiro e confronto per far fruttare i segni che lo Spirito ha posto nella storia in questo ultimo periodo per superate le incomprensioni del passato: lo sguardo va ai giovani, più aperti all’abbandono delle vecchie controversie – per conoscersi e non per fronteggiarsi incarnando le parole del Vangelo (cfr. Gv 15) –, da accompagnare e formare in questo cammino, a partire dai cattolici. E’ attraverso di essi che è possibile sensibilizzare nelle comunità parrocchiali il Popolo di Dio al dialogo ed all’unità e dare una prospettiva che si nutra del momento forte della settimana di preghiera per rinnovare un cammino che non si interrompe. La sfida arriva dunque dal Seminario: dopo gli impegni tradizionali, dopo i momenti conviviali, preziosi e necessari, un ritiro ed un confronto tra i giovani organizzatori e la stessa Commissione Ecumenica Diocesana!

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