Sindone e scienza
In vista della Ostensione del 2015 la riflessione di uno dei maggiori studiosi del sacro lino, direttore scientifico del Museo della Sindone e vice-direttore del Centro Internazionale di Sindonologia
All’indomani della fotografia scattata da Secondo Pia nel 1898, la scoperta della straordinaria figura che appariva sul negativo fotografico fece quasi gridare al miracolo ma anche suscitò in molti settori del mondo contemporaneo reazioni scettiche, che non tardarono a trasformarsi in sospetti, polemica, sino alla aperta denigrazione.
In ogni caso l’avvenimento diede origine alla stagione degli studi scientifici sulla Sindone. La fotografia di Secondo Pia trasformò la Sindoneda oggetto di devozione limitata a fenomeno mediatico planetario, quale da allora non cessa di essere. Tra i primi ad accostare la questione scientifica fu Yves Delage, - agnostico dichiarato - membro dell’Accademia delle Scienze di Parigi, direttore e fondatore della rivista “L’année biologique”, Premio Darwin, Presidente della Società Zoologica di Francia, che studiò le caratteristiche oggettive dell’immagine impressa sulla Sindone, giungendo alla conclusione dell’impossibilità di una falsificazione. La sua ricerca, che non aveva implicazioni di carattere spirituale, gli costò tuttavia la disapprovazione e l’ostracismo ideologico di una parte della Comunità scientifica parigina. L’Accademia delle Scienze di Parigi rifiutò di pubblicare un suo intervento in argomento, che venne diffuso da una importante rivista scientifica.
E fu una fortuna, perché al di là delle questioni prettamente scientifiche che portarono l’autore a propendere per l’autenticità, rimane oggi modello insuperato di approccio la rigorosità del suo metodo. Giustamente celebre il passo in cui Delage lamenta infatti che se le sue ricerche : non sono state accettate come meritavano da parte di certe persone, è un inconveniente dovuto al fatto che si è indebitamente innestata su questa vicenda scientifica una questione religiosa, che ha soffocato gli spiriti e falsato il retto pensiero. Se al posto di Cristo si fosse trattato di un Sargon, di un Achille o di un Faraone qualsiasi, nessuno avrebbe avuto da ridire. Qui Delage toccava un nervo tutt’ora scoperto. Come spesso ho avuto modo di ricordare, la Sindone, nella sua realtà primaria di immagine, ha due punti di riferimento ben precisi. Da un lato è stata provvidenzialmente messa sul nostro cammino perché gli uomini si confrontino con essa. La guardino, perché è oggetto da guardare con gli occhi del corpo e con quelli della mente. Senza di essi, senza gli uomini, la Sindone non è in grado di esistere nella sua complessità e completezza. D’altra parte la Sindone non sarebbe nulla se non fosse “lo specchio del Vangelo” (s. Giovanni Paolo II), quindi se non fosse riferimento straordinario a Cristo. Senza Cristo la Sindone semplicemente non sarebbe. Ed è proprio questo ineludibile riferimento che ancora oggi spesso condiziona pesantemente il rapporto scientifico con la Sindone. Di fatto dobbiamo ricordare che l’approccio alla Sindone è di carattere “prescientifico”, proprio per la sua caratteristica di immagine che rimanda senza dubbio alcuno ai racconti della passione del Signore, con tutto quanto ne consegue sul piano spirituale e pastorale.
La questione se sia realmente la Sindone di Gesù, che reca la sua vera immagine, e dunque si possa utilizzare il termine reliquia è subordinato ad un approfondimento dell’oggetto, ed ecco che interviene la ricerca - la Sindone “provocazione all’intelligenza” (s. Giovanni Paolo II) - con i suoi risultati. Ad oggi i risultati che possediamo rendono sicuramente possibile l’appartenenza della Sindone a Gesù, anche se sussistono elementi ancora controversi che non consentono di considerarla definitivamente dimostrata. Sempre Delage: Quanto all’identificazione della persona con Cristo, io credo tutto ben considerato che ci sono ragioni più forti per ammetterla che per rigettarla, e fino a prova contraria, l’ammetto come fondata. Ma riconosco volentieri che vi è una componente soggettiva di valutazione, che il coefficiente che dà valore alle diverse argomentazioni contiene qualcosa di arbitrario, e che altri possono giudicare diversamente. Sfortunatamente io non vedo cosa potrà mai chiudere la questione in un senso o nell’altro. Dunque la decisione relativa alla cosiddetta autenticità della Sindone è personale, nel rispetto delle opinioni di ciascuno, anche differenti, ma con la coscienza che per il credente la Sindone conserva il suo valore indipendentemente dal giudizio relativo alla sua origine. La dolorosa immagine contenuta nel Lenzuolo è un strumento straordinario che ci consente di meditare sul mistero dell’incarnazione del Verbo, sulla sua passione morte e resurrezione. Come insegna la dottrina della Chiesa: « l'onore reso ad un'immagine appartiene a chi vi è rappresentato », e « chi venera l'immagine, venera la realtà di chi in essa è riprodotto » (CCC, 2132). Per questola Chiesa non teme di ostenderela Sindone, non teme il giudizio della scienza, ma la offre come sempre ha fatto nella storia per la crescita spirituale di ciascun fedele.
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