Riscoprire il senso vero e profondo della festa
Una giornata di studio organizzato dalla Facoltà teologica dell'italia settentrionale sezione di Torino e dell'Università pontificia salesiana di Torino
Esiste ancora la realtà della festa nella società del tempo sospeso? La domanda non è banale e neppure eludibile attraverso considerazioni sociologiche e antropologiche. La festa per la comunità cristiana è segno di unità, di vita, di realizzazione dell’umano. Ma oggi è davvero così? Del tema “Società senza festa? Forza e debolezza di un tempo sospeso” si è discusso in una giornata di studi molto approfondita e partecipata organizzata dalla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale sezione di Torino e dall’Università Pontifica Salesiana con sede nel capoluogo piemontese in via Caboto.
Si è parlato con competenza e ricchezza senza eludere temi e problematicità, ripercorrendo anche gli effetti della separazione tra dimensioni, della secolarizzazione e della trasformazione della festa, a volte, non in occasione di comunità ma di consumo e utilità. Relazioni e gruppi di lavoro: “Festa, comunità e giovani” con don Domenico Cravero; “Lavorare nei giorni festivi?” coordinato da Paolo Simonini; “Domenica e famiglia” con i coniugi Carando e infine “Santificare il giorno festivo” con Morena Baldacci.
Ampia è stata la partecipazione di docenti, studenti e operatori pastorali interessati a comprendere e a conoscere verso quali prospettive future possa muoversi una riflessione seria sul tempo della festa.
La festa è un fenomeno sociale complesso, ha radici nel cuore dell’uomo, antiche e sempre in mutamento.
Da sempre il tempo sospeso, altro dall’ordinario è fondamentale per l’equilibrio delle persone e delle comunità. Un tempo che rigenera il senso del vivere e che attinge a un misterioso fondamento. Fede e sacro sono il segno distintivo della festa, dall’antichità fino alle tradizioni religiose monoteistiche.
Sul piano antropologico come su quello teologico essa costituisce una dimensione essenziale della vita. Introdotti dal preside della facoltà salesiana don Andrea Bozzolo, i due relatori, Natale Spineto, docente di storia delle religioni all’Università di Torino, e don Paolo Tomatis, docente della Facoltà teologica di Torino, hanno intrapreso due percorsi di riflessione molto suggestivi e pieni di spunti.
Spineto ha delineato forme e significati della festa nella società contemporanea evidenziando come la festa attuale, rispetto a quella del passato, sembra avere innanzitutto una dimensione meno collettiva: non coinvolge tutti i membri della società, ma tende a parcellizzarsi e a riguardare gruppi particolari di persone. Su questo ha influito anche la necessità di sincronizzare la festa con i ritmi del lavoro, che sono diversi e non prevedono momenti di sospensione validi per tutti: basti pensare ai giorni di apertura dei negozi. Un altro aspetto è la minore importanza delle componenti cerimoniali rispetto a quelle ludiche: la celebrazione della Pasqua come ricorrenza religiosa occupa, anche nell’esperienza della maggior parte dei credenti, uno spazio minimo rispetto al fatto di andare in vacanza; la festa nazionale italiana, il 2 giugno, è soltanto un giorno in cui non si lavora, pochissimi la celebrano in quanto tale e in pochi sanno a quale evento storico si riferisce.
Il senso della vita nei sensi della festa e l’apertura escatologica alla festa senza fine dell’esperienza cristiana è stato il tema sul quale si è concentrata la riflessione di Tomatis. L’Escatologico del corpo, la dimensione della teologia liturgica e della storia, comprendono e trasformano la dimensione della festa in una prospettiva e una dimensione cristiana, come il concetto di fondo del vivere cristiano. Occorre cogliere, come espresso dalla “Evangelii Gaudium” di papa Francesco, come la festa costituisca il nesso profondo che lega l’esperienza antropologica della festa alla sapienza teologica della festa. è dunque necessario riscoprire, educare, approfondire il nesso tra l’ethos festivo cristiano, che si riassume nella tensione tra l’estetico della vita e l’escatologico della vita.
“Nell’intreccio coordinato ed equilibrato delle tre forme di vita dell’ascesi, del rito e della festa – ha ricordato don Tomatis – si gioca finalmente la sfida pastorale di una Chiesa che è chiamata a custodire, insieme all’arte della festa, una sapienza del vivere in grado di interrogare l’uomo che è attratto e coinvolto in un mondo pieno di feste, ma povero del senso vero della festa”.
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