Mons. Fiandino: "Il dono della fede è relazione"
«Il Papa ha recepito la mia richiesta accogliendo la rinuncia. Credo che la diocesi meriti un ausiliare giovane a tempo pieno e non parziale» afferma mons. Guido Fiandino nel colloquio con La Voce, «sento di essere portato a stare in mezzo alla gente. Portare la Parola di Dio nella relazione, cuore del ministero presbiterale».
«La mia storia di servizio episcopale la divido in tre fasi: pro vicario con don Mario Operti, figura meravigliosa di cui la diocesi è stata privata prematuramente, un secondo tempo quando sono stato vicario generale e vescovo ausiliare e un terzo momento quando sono rimasto vescovo ausiliare, non più vicario generale, e parroco alla Crocetta». Una esperienza lunga e profonda. «Quella di vescovo ausiliare è stata un’esperienza molto arricchente. Devo però confessare che la mia indole di prete ha sempre bisogno di essere in ascolto e in relazione con la comunità parrocchiale».
ù«Lo ricordo bene quando l’Arcivescovo Michele Pellegrino – racconta mons. Fiandino – mi mandò giovanissimo prete come animatore dei teologi al seminario di Rivoli. Reimpostata la formazione del clero, dopo quattro anni di lavoro, chiesi al cardinale di poter operare in un contesto pastorale parrocchiale, perché mi sentivo portato verso questo servizio. Il cardinale comprese questa mia propensione e mi inviò vice parroco a Piossasco, dove, non dimenticando gli anni del Seminario, diedi vita anche ad una comunità di seminaristi fuori dal seminario».
Allo stesso modo, in tempi più recenti, don Fiandino ebbe l’audacia di dare la disponibilità al cardinale Severino Poletto, allora arcivescovo di Torino, nell’assumere il servizio di parroco alla Crocetta, anche come vescovo e ausiliare. «Una intuizione del cuore anche perché quando sono entrato in servizio come parroco avevo 68 anni e, nonostante qualche problema di salute, desideravo che il mio ministero potesse essere al servizio di una comunità parrocchiale», dice don Guido. «Devo ringraziare il cardinale Poletto che mi sostenne in questa scelta. Ben sapendo che non erano conciliabili perfettamente i due ruoli».
«I due servizi pastorali sono stati per me un arricchimento personale. Come vescovo ausiliare insieme a mons. Giacomo Lanzetti, abbiamo visitato più di 300 parrocchie, dialogato e costruito legami e relazioni, preparando le Visite Pastorale dell’allora Arcivescovo Poletto». Nella sua riflessione don Guido ricorda le tantissime realtà di parrocchie, l’imprescindibile valorizzazione dei laici, i religiosi, e soprattutto i tanti nostri preti, bravi e spesso affaticati, per il molto carico di lavoro. Avremmo bisogno di regalarci più spazi di pausa, di confronto, e formazione».
«La parrocchia mi ha progressivamente assorbito. La gente ha bisogno della continuità di presenza. Sono felice di essere prete, parroco, vescovo (che rimane come sacramento che mi accompagna), ma per grazia di Dio il ruolo non ha mai prevalso sulla persona che io sono. Vado avanti felice e sereno». Prosegue dunque il servizio di mons. Fiandino in diocesi: «L’Arcivescovo Nosiglia – che ringrazio, insieme al cardinale Poletto di cuore, per il loro sostegno, mi ha chiesto di essere ancora parte dei Consigli episcopale e presbiterale perché essendo il più vecchio conosco bene la diocesi».
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