La memoria di don Toni
Il ricordo del sacerdote Revelli deceduto nei giorni scorsi di cui si è celebrato il rito funebre a Torino
Fra le tante associazioni e gruppi in cui Don Toni è entrato, ricordate nella biografia in apertura della messa in San Giulio d'Orta, egli era uno dei preti soci della Fondazione storico – culturale del sindacato, Vera Nocentini, a cui aveva rilasciato un'intervista per una ricerca su chiesa e mondo del lavoro a Torino dopo il Concilio.
In tale intervista ricostruiva la propria esperienza di vita, e così si qualificava: "Lo stimolo, la spinta per aprire gli occhi, per darsi da fare, per non sopportare certe realtà: questo ho sempre fatto." Don Toni Revelli è stato un prete intransigente sul piano etico, con una venatura giansenista che lo identificava immediatamente fra i suoi confratelli, sostanzialmente preti della periferia e preti operai. Con Carlo Carlevaris è stato il portatore di una testimonianza e di un'educazione all'insofferenza verso l'autoritarismo, come verso il bigottismo e verso la cieca sudditanza.
Le Ferriere Fiat sono state la sua prova di fuoco come cappellano del lavoro: assistere non significava condividere, e per questo impiegò il suo spirito irrequieto nella ricerca di un'uscita solidale verso la vita operaia, quella degli adolescenti, quella dei senza tetto.
Nell'aprile di quest'anno aveva partecipato a un incontro per "fare memoria" di Fausto Scandola, il sindacalista scomunicato dalla propria organizzazione. Ora spetta a noi fare memoria duratura dei valori di umanità aperta e premurosa che egli ha portato nelle tante realtà con cui ha fatto convivenza.
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