Equipe Notre Dame: fedi e culture un confronto aperto al futuro
Alla giornata dei settori a Laura Vicuna il dialogo diventa ordinario e parte dal vissuto delle persone
La giornata dei settori di Torino dell’Equipe Notre Dame, movimento che da oltre sessant’anni accompagna la spiritualità e la vita delle coppie, svoltosi domenica 13 novembre al Centro Laura Vicuna, quest’anno è stata caratterizzato da un tema molto attuale e che ha coinvolto le centinaia di coppie del movimento. Un confronto aperto ed esperienziale sul tema della società plurale «Credenti fra varie fedi e culture». I responsabili dei settori di Torino hanno presentato, coinvolgendo tutti i presenti, un percorso di conoscenza e dialogo, utilizzando la forma del puzzle multicolore. Oggi infatti, si legge nella nota di presentazione, in una realtà multiculturale e interreligiosa: vivono, tra gli altri, nelle nostre città cinesi, musulmani, africani francofoni, italo-marocchini, albanesi, preti cattolici, coppie cinesi-italiane, cristiani, italiani, ovvero i protagonisti del dialogo.
Dopo la Messa animata dai canti della comunità afro-francofona di Torino, per provare a capirsi, a dirsi reciprocamente, le End di Torino sono state aiutate dal dialogo con tre relatori la mattina: don Ermis Segatti, Brahim Baja, portavoce dell’Associazione islamica delle Alpi di Torino e un giovane ingegnere cinese Wang Martin Can. Non si è discusso di teologia o dissertato sui fondamenti delle rispettive religioni, ma gli interlocutori sollecitati dalle domande preparate e costruite in un percorso durato mesi di preparazione, hanno provato a mettere ordine e sostanza al confronto partendo dalle rispettive prospettive culturali. In particolare la dimensione religiosa, nel suo aspetto di esperienza vissuta, costituisce sicuramente una delle colonne portanti e sul punto davvero profonde e rivolte al futuro sono state le riflessioni del giovane musulmano e di don Segatti.
Nel pomeriggio confronto con famiglie e coppie miste (italo-cinesi) e una coppia di coniugi di religione musulmana hanno contribuito a rendere ancora più reale e ordinario il dialogo. Un dialogo che è stato un’occasione di incontro non tanto con altre culture in astratto, quanto piuttosto con altri volti reali che tali culture incarnano, e che si è concluso con una preghiera comune, ognuno nella sua espressione religiosa, a Dio perché la religione e le fedi siano segno di pace, libertà, speranza e amore contro la strumentalizzazione politiche, che seminano pensieri malvagi di odio, violenza e guerra nel cuore degli uomini. Una sfida che è partita e che le End vogliono proseguire nei prossimi anni. Il puzzle di cui si sono disposti i primi pezzi senza alcuna pretesa di completare il disegno, sono stati inseriti in questa proficua giornata. La tolleranza così come è stata declinata negli ultimi due secoli non basta più, perché sembra ormai diventata una sorta di vivi e lascia vivere. Al contrario per nuovi approdi è necessario provare a costruire una comune coesistenza, condivisa e rispettosa delle diversità, che proprio di queste diversità, fra cui la nostra di occidentali, faccia il punto di partenza per un incontro ricco e positivo.
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