Don Marino Basso, missionario della misericordia
Don Marino Basso, parroco di Pecetto Torinese, per 12 anni rettore del Santuario della Consolata, è uno dei 1142 missionari della Misericordia inviati da papa Francesco il Mercoledì delle Ceneri per assolvere anche i peccati riservati alla Santa Sede. È l'unico sacerdote della diocesi di Torino che mons. Nosiglia ha scelto per questo speciale ministero
Tra i 1142 Missionari della misericordia che hanno ricevuto il mandato da Francesco durante la Messa del Mercoledì delle Ceneri c’è anche don Marino Basso, indicato al Papa da mons. Cesare Nosiglia per la nostra diocesi. Classe 1956, prete da 36 anni, attualmente parroco a Pecetto e uno degli esorcisti della diocesi, don Marino ha alle spalle una lunga esperienza di pastore e formatore. Tra i vari incarichi in diocesi è stato per 10 anni segretario del Consiglio presbiterale, parroco a Santena, formatore nel Seminario maggiore, per sei anni presidente dell’associazione dei santuari italiani. Ma soprattutto è stato per 12 anni rettore del Santuario della Consolata, patrona della diocesi, la chiesa dove da generazioni i torinesi accorrono per chiedere sostegno nelle avversità cittadine, nelle sofferenze personali, dove ad ogni ora della giornata trovi confessori disponibili all’ascolto, sulla scorta di santi sociali torinesi come il Cafasso, patrono dei carcerati e dei condannati a morte, che è sepolto proprio in santuario.
«Quando mons. Nosiglia mi ha comunicato la sua scelta – dice don Marino – sono rimasto spiazzato: la nostra è una grande diocesi ed essere missionario della Misericordia così come ci ha detto papa Francesco nel conferirci il mandato è una grande responsabilità: se guardo alla mia persona non credo di essere all’altezza. Poi ho pensato alla grande scuola del Santuario della Consolata, dove per tanti anni ho trascorso anche 7 ore al giorno in confessionale ascoltando tanti preti, religiosi, uomini, donne di tutte le età con pesi, talvolta macigni nel cuore. E mi sono detto che avrei affrontato questo nuovo ministero con lo stesso atteggiamento con cui stavo nel confessionale in santuario: il buon samaritano non chiede all’uomo malmenato perché è stato picchiato, non gli chiede la cartella clinica: lo soccorre, gli dà da bere e lo fascia. Questo credo sia l’invito del papa rivolto a noi confessori ‘speciali’ nell’anno del Giubileo: avvolgere con la coperta della misericordia e della compassione chi viene in confessionale significa ascoltare e consolare chi chiede perdono, chiunque esso sia».
I missionari della misericordia» «inventati» da Francesco per l’Anno Santo sono «un segno della sollecitudine materna della Chiesa per il popolo di Dio, perché entri in profondità nella ricchezza di questo mistero così fondamentale per la fede», come scrive Francesco nella bolla di indizione dell’Anno Santo straordinario della misericordia «Misericordiae vultus» al paragrafo 18. Il Papa specifica che a questi sacerdoti sarà data «l’autorità di perdonare anche i peccati che sono riservati alla Sede Apostolica» tra cui la profanazione dell’Eucaristia, la violazione del segreto confessionale, la violenza fisica contro il Pontefice. Escluso, invece, quello sull’ordinazione di un vescovo senza il mandato del Papa. Secondo Francesco le caratteristiche dei missionari sono essere «confessori accoglienti, amorevoli, compassionevoli e attenti specialmente alle difficili situazioni delle singole persone».
«Il tempo che ho trascorso in confessionale soprattutto al santuario della Consolata – prosegue don Basso – è un’esperienza che mi ha formato e cambiato profondamente – ho imparato ad ascoltare anche i silenzi di chi varca la soglia delle nostre Chiese magari dopo una lunga assenza e gli mancano le parole per dire il suo travaglio, per dare voce al suo pentimento. Per questo il Papa ci invita a rispettare la vergogna, il senso di pudore di chi si accosta alla confessione. Il nostro atteggiamento deve essere di rispetto, deve essere un abbraccio, non una clava. Questo è il gusto della misericordia».
«Quando ero alla Consolata – conclude don Marino - mi soffermavo spesso a guardare le tante persone che entrano durante la giornata in santuario. Alcuni stanno alla soglia, altri arrivano davanti all’altare. Anche per chi rimane in fondo alla chiesa lo sguardo del quadro della Madonna Consolata è presenza che accoglie e abbraccia. Chiedo al Signore in questo anno di aprire il mio cuore per essere davvero presenza che accoglie».
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