Da 90 anni si celebra la festa di Cristo Re
Fu istituita da Pio XI nel 1925 e fu celebrata per la prima volta nel 1926. Domenica 20 novembre Papa Francesco conclude l'Anno Santo straordinario della misericordia.

«Pio XI acconsentì alla richiesta di istituire una festa di Cristo re perché era in accordo con le sue convinzioni personali e con la sua forte e antica devozione al Sacro Cuore di Gesù». Lo scrive lo storico Yves Chiron, autore dell’acuta e apprezzata biografia «Pio XI il Papa dei Patti Lateranensi e dell’opposizione ai totalitarismi», San Paolo, 2006. La festa venne celebrata per la prima volta 90 anni fa, nel 1926.
Achille Ratti è eletto Papa il 6 febbraio 1922 e succede a Benedetto XV (1914-1922). Scrive lo storico Chiron: «Uomo di eccezionale attività, di temperamento volitivo e molto autoritario, ricco di esperienze, dirige e controlla tutto personalmente. Di rado chiede consigli; anche nella redazione delle encicliche prende una parte personale assai rilevante. Papa tra le due guerre, propone a più riprese la necessità della pace tra i popoli.
Nella prima enciclica «Ubi arcano»(23 dicembre 1922) traccia il programma del pontificato che si riassume nel motto «La pace di Cristo nel regno di Cristo». Con l'enciclica «Annum sacrum» (25 maggio 1899) Leone XIII (1878-1903) aveva fissato all'11 maggio la consacrazione universale «degli uomini al Cuore di Gesù».
Nei primi mesi del pontificato di Pio XI, il 24-29 maggio 1922, durante il Congresso eucaristico internazionale di Roma sul tema «Il Regno pacifico di Nostro Signore nell'Eucaristia», 69 cardinali aderiscono a una supplica che chiede di istituire la festa liturgica in onore di Cristo re. L'anno dopo la domanda è rinnovata con la firma di 340 cardinali, arcivescovi, vescovi e superiori generali: «Per riparare gli oltraggi fatti a Gesù Cristo dall'ateismo ufficiale, la Santa Chiesa si degni stabilire una festa liturgica che proclami solennemente i sovrani diritti di Gesù Cristo, che vive nell'Eucaristia e regna, con il suo Sacro Cuore, sulle società». La domanda è appoggiata da 200 congregazioni religiose, 12 università cattoliche e sostenuta da migliaia di fedeli.
La nuova enciclica «Quas primas» (11 dicembre 1925) non è di condanna del modernismo ma è un'enciclica dottrinale. Suo primo obiettivo è istituire la festa di Cristo re, che dovrà essere celebrata «in questo medesimo giorno, ogni anno», affinché «si rinnovi la consacrazione di tutto il genere umano al Cuore sacratissimo di Gesù». Pio XI si immette così in una corrente di devozione al Sacro Cuore che si era sviluppata negli ultimi decenni dell’Ottocento.
La «Quas primas» fa un’esposizione dettagliata sulla regalità universale di Cristo. Pio XI ne trovava le radici nella Sacra Scrittura e le basi teologiche nella dottrina di San Tommaso. Nessun ambito sfugge alla sovranità di Cristo: «Egli regna nelle menti degli uomini non solo per l'altezza del suo pensiero e per la vastità della sua scienza, ma anche perché Egli è verità ed è necessario che gli uomini attingano e ricevano con obbedienza da Lui la verità; similmente nelle volontà degli uomini, sia perché in Lui alla santità della volontà divina risponde la perfetta integrità e sottomissione della volontà umana, sia perché con le sue ispirazioni influisce sulla libera volontà nostra in modo da infiammarci verso le più nobili cose. Cristo è riconosciuto re dei cuori per quella sua carità che sorpassa ogni comprensione umana e per le attrattive della sua mansuetudine e benignità».
La regalità di Cristo non è unicamente spirituale: «Sbaglierebbe gravemente chi togliesse a Cristo uomo il potere su tutte le cose temporali, dato che Egli ha ricevuto dal Padre un diritto assoluto su tutte le cose create, in modo che tutto soggiaccia al suo arbitrio. È lui solo l'autore della prosperità e della vera felicità sia per i singoli sia per gli Stati».
Come in tutte le encicliche dottrinali di Pio XI - osserva lo storico Chiron che per redigere il suo volume ha potuto consultare l’Archivio segreto vaticano - «a un esposto teorico seguono le applicazioni pratiche». Il Papa non esita a usare un tono direttivo e ultimativo: «Non rifiutino, dunque, i capi delle Nazioni di prestare pubblica testimonianza di riverenza e di obbedienza all'impero di Cristo insieme con i loro popoli, se vogliono, con l'incolumità del loro potere, l'incremento e il progresso della patria. Se invece gli uomini avranno riconosciuto la sovrana potestà di Cristo, necessariamente segnalati benefici di giusta libertà, di tranquilla disciplina e di pacifica concordia pervaderanno l'intero consorzio umano».
Dopo la «Quas primas», Pio XI pubblica l’enciclica«Miserentissimus Redemptor» (8 maggio 1928) dedicata a «quella giusta riparazione che abbiamo il dovere di compiere verso il Cuore Sacratissimo di Gesù». Durante la gravissima crisi finanziaria ed economica, sociale e politica del 1932-33 - in seguito al crollo di Wall Street nel «martedì nero», il 29 ottobre 1929 – Pio XI promulga l’enciclica «Caritate Christi» (3 maggio 1932) per spingere «preghiere ed espiazioni al Sacro Cuore di Gesù»: «L’umanità intera è così tenacemente stretta dalla crisi finanziaria ed economica, che quanto più si dimena, tanto più insolubili sembrano i lacci; non vi è popolo, non vi è Stato, non società o famiglia che, in un modo o nell’altro, direttamente o indirettamente, più o meno ne senta il contraccolpo»
Originariamente la festa era l’ultima domenica di ottobre prima della solennità di tutti i santi. Dopo il Concilio Vaticano II, il Messale romano riformato, approvato dalla costituzione apostolica di Paolo VI «Missale romanum» (3 aprile 1969) la colloca all'ultima domenica dell'anno liturgico. La celebrano anche le Chiese luterana e anglicana perché la sovranità di Cristo «è principalmente spirituale, universale e sociale, benefica», mentre il prefazio della Messa definisce quello di Cristo «regno eterno e universale, regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace».
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