Costruire le persone insegnando misericordia

Tutta la comunità deve orientarsi verso i lontani e gli esclusi, una analisi della Misericordia e Miseria

Parole chiave: misericordia (105), catechesi (16), fedeli (4), popolo (5), Dio (158), Gesù (67)
Costruire le persone insegnando misericordia

Misericordia e miseria: il Giubileo straordinario si è concluso con una lettera apostolica che porta questo titolo. Papa Francesco prende spunto dal commento di sant’Agostino al brano di Vangelo che racconta dell’adultera portata al cospetto di Gesù per essere lapidata (Gv 8, 1-11): alla fine rimasero lei e la Misericordia. La misericordia non è solo un attributo di Dio, ma è Dio stesso. Il Dio rivelato dalle azioni e dalle parole di Gesù è Misericordia, nel senso espresso dall’etimologia di questa parola che deriva dall'aggettivo latino misericors. È una parola composta (miserere, aver pietà e cor, cuore) che esprime il sentimento sperimentato nel cuore di chi si lascia raggiungere dalla miseria di chi gli sta di fronte. Nel caso di Dio, la più intima profondità del suo ‘cuore’ è raggiunta dalla fragilità e dalla miseria delle sue creature. Come evidenzia il teologo Giovanni Tangorra, nella misericordia di Dio sono racchiuse tre dimensioni: il cuore, la miseria e l’azione. L’amore che abita il ‘cuore’ di Dio è la sorgente della misericordia; la miseria è il suo movente, ciò che si genera in Dio quando Lui incontra la debolezza e la povertà umana; l’azione, infine, è la reazione generata in Dio dalla misericordia, che evita che tutto si riduca in ridondanza di parole e/o in sentimentalismi vuoti.

Se questo è il volto di Dio rivelato da Gesù e se la morale cristiana è tale in quanto s’ispira all’agire e all’insegnamento di Cristo, non può che essere morale della misericordia: «misericordia io voglio e non sacrifici» (Mt 9, 13) afferma Gesù facendo sue le parole del profeta Osea (Os 6,6). La Misericordia, che è Dio stesso, coincide con la perfezione del cristiano. Essa rappresenta la sua ‘regola d’oro’. Ce lo conferma l’evangelista Luca trasformando il detto di Matteo,  «siate perfetti come il Padre celeste» (Mt 5, 48), nel «siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6, 36). Pertanto «i Pastori che propongono ai fedeli l’ideale pieno del Vangelo e la dottrina della Chiesa devono aiutarli anche ad assumere la logica della compassione verso le persone fragili e ad evitare persecuzioni o giudizi troppo duri e impazienti. Il Vangelo stesso ci richiede di non giudicare e di non condannare (cfr Mt 7,1; Lc 6,37)» (Amoris Laetitia n.308).

Il cristiano è uomo della misericordia che, sul modello di Dio, non si ferma ai sentimenti o alle parole, ma s’impegna in azioni concrete. È questo il senso ultimo di quanto espresso dalla tradizione cristiana, ispirata alla narrazione del giudizio finale (Mt 25, 31-46), nelle sette opere di misericordia spirituale. Praticare queste azioni, ci fa entrare nello stile di Dio, accresce la nostra comunione con Lui rendendoci simili a Lui. Sull’esempio di Cristo «siamo chiamati a far crescere una cultura della misericordia, basata sulla riscoperta dell’incontro con gli altri: una cultura in cui nessuno guarda all’altro con indifferenza né gira lo sguardo quando vede la sofferenza dei fratelli» (Misericordia et misera, n.20).

È questa ricchezza di significati, racchiusa nella determinazione teologica del tema della misericordia, che viene testimoniata e annunciata da papa Francesco:

. «Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro.

. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita.

. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato» (Misericordiae Vultus, n 2).

Stando così le cose è evidente che nella mente di Papa Francesco la misericordia di Dio non fa ‘sconti’: il Misericordioso si attende che ciascuno viva e pratichi la misericordia nelle sue diverse declinazioni di amore. Quello che Francesco specifica, con acuto realismo pedagogico, è che tale ideale di vita cristiana implica un cammino. In altre parole, nella natura stessa della misericordia è inclusa la logica dei passi di avvicinamento all’ideale cristiano. Per questo, «senza sminuire il valore dell’ideale evangelico, bisogna accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe di crescita delle persone che si vanno costruendo giorno per giorno. Ai sacerdoti ricordo che il confessionale non dev’essere una sala di tortura bensì il luogo della misericordia del Signore che ci stimola a fare il bene possibile. Un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà. A tutti deve giungere la consolazione e lo stimolo dell’amore salvifico di Dio, che opera misteriosamente in ogni persona, al di là dei suoi difetti e delle sue cadute» (Evangelii gaudium, n. 44). Questo significa che «i pastori non possono sentirsi soddisfatti dall’applicazione delle leggi morali, che talvolta sono pietre scagliate sulla vita delle persone dai loro cuori chiusi e nascosti dietro gli insegnamenti della Chiesa» (Amoris Laetitia, n.305). Se questo insegnamento si rivolge immediatamente ai pastori, in quanto responsabili ultimi della pastorale, riguarda comunque tutta intera la comunità: «la comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore (cfr 1 Gv 4,10) e per questo essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. Vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre e la sua forza diffusiva» (Evangelii gaudium, n. 24). Si pratica la misericordia se la si è sperimentata. Per questo, ripete papa Francesco, «ci fa tanto bene tornare a Lui quando ci siamo perduti! Insisto ancora una volta: Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia» (Evangelii gaudium, n. 3).

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