"Cinque pani" sostiene le parrocchie contro la povertà

Raccolte alimentari  – l’associazione «Maria Madre della Provvidenza» offre sostegno e logistica alle comunità che attivano collette davanti ai supermercati

Parole chiave: chiesa (665), carità (68), volontari (35)
"Cinque pani"  sostiene le parrocchie  contro la povertà

La scintilla che l’ha fatta nascere fu la guerra civile nella ex Jugoslavia, negli Anni Novanta. Bruno Cavallo parla dell’associazione Maria Madre della Provvidenza - Ammp e del progetto «I cinque pani» (che sostiene le parrocchie nella raccolta di generi alimentari davanti ai supermercati) con l’entusiasmo e la trasparenza di un bambino. «A fine del 1994 feci il mio primo viaggio in Bosnia Herzegovina con alcuni amici di Torino e della Val di Susa per portare aiuti umanitari a Mostar. Con loro, e con tanti altri, contribuimmo anche alla costruzione di un orfanotrofio a Citluk, inaugurato nel 1996, il Centro Familiare Giovanni Paolo II. La nostra storia cominciò quell’anno».

Cos’è il progetto «I cinque pani»?

È una iniziativa di affiancamento alle parrocchie nella raccolta di cibo per i poveri: cerca di integrare gli alimenti che le comunità parrocchiali ricevono dal Banco Alimentare, non più sufficienti a soddisfare le tante richieste di chi ha bisogno.

Quanto cibo raccoglie «I cinque pani»?

Il progetto ha tre step. Il primo è la raccolta di alimentari davanti ai supermercati, iniziato nel 2011. Le parrocchie ci segnalano; noi contattiamo le direzioni; ci procuriamo le autorizzazioni e organizziamo. Le comunità ci forniscono un mezzo e i volontari. Tutto ciò che raccogliamo resta lì. Finora abbiamo coinvolto 60 supermercati e portato in tavola, ogni anno, 1500 quintali di cibo. Inoltre, dal 2013, abbiamo una mensa la domenica per famiglie e anziani nel quartiere San Paolo. Gli ospiti, inviati dai sacerdoti e dai loro collaboratori sono un centinaio. Il pasto comprende: un primo, un secondo con contorno, pane, acqua, frutta e caffè, a volte anche il dolce. E ancora, gestiamo una mensa serale per senza fissa dimora. Si chiama «Spazio d’Angolo»: è stata inaugurata nell’aprile del 2015 ed è aperta 7 giorni su 7. La Caritas diocesana fornisce i pasti, noi pensiamo al resto.

Voi vi affiancate ad organizzazioni molto grandi come il Banco Alimentare. Cosa vuol dire? C’erano ancora briciole da raccogliere? E’ aumentata la povertà? Chi coinvolge?

Noi non vogliamo sostituirci al Banco Alimentare, ma semplicemente aiutare le parrocchie perché la povertà è aumentata e purtroppo abbiamo sempre più nuovi poveri. Per nuovi poveri intendo famiglie dove, fino a qualche anno fa, entrava uno stipendio o forse due e che improvvisamente, a causa della perdita del lavoro, si trovano in situazioni disperate (mutuo o affitto da pagare, utenze da pagare, figli da mantenere, spese per acquistare gli alimenti,….).

Siete in trecento, non tutti giovani, non tutti forti: chi ve lo fa fare?

Sì, trecento in tutt’Italia, cento a Torino. Ce lo fa fare la consapevolezza che nel volto del povero, del sofferente, del malato, del carcerato vediamo il volto di Gesù. Per questo motivo, quando ho fondato Ammp, ho citato il capitolo 25 di San Matteo:  «allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: venite benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo, perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi... In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me».

Avete uno stimolo ed una componente spirituale molto accentuata alla base di tutto..

Dalla preghiera e dalla meditazione nascono le opere e i progetti di solidarietà. Il nostro «modello di carità» per eccellenza è la Beata Vergine Maria. Nell’enciclica «Redemptoris Mater» san Giovanni Paolo II scrive: «Maria si pone tra suo Figlio e gli uomini nella realtà delle loro privazioni, indigenze e sofferenze. Si pone in mezzo, cioè fa da mediatrice non come un’estranea, ma nella sua posizione di Madre, consapevole che come tale può, anzi ha il diritto, di far presente al Figlio i bisogni degli uomini. La sua mediazione, dunque, ha un carattere di intercessione: Maria intercede per gli uomini». Noi siamo piccolissimi strumenti nelle sue mani.

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