Violenza sulle donne, progetto per gli uomini
Contro la tratta e la schiavitù il progetto del Gruppo Abele
Le vittime della tratta sono spesso minorenni e sempre più fragili, con famiglie disgregate alle spalle, pochi strumenti, nessuna rete di sostegno. E per questo facili prede di un commercio che in Italia conta tra le 20 e le 30 mila persone che si prostituiscono, all’aperto o al chiuso, con un numero giornaliero di clienti che è 10 volte superiore al numero delle prostitute.
Mirta Da Pra Pocchiesa, responsabile del «Progetto Prostituzione e Tratta delle persone» del Gruppo Abele, che ha portato la propria testimonianza alla Giornata Caritas il 5 marzo, sulle pagine del sussidio della Quaresima di Fraternità «Misericordiosi come il Padre», attraverso un’intervista, inquadra il fenomeno e individua possibili strade da percorrere. «La nostra sfida – sottolinea Mirta Da Pra – è sensibilizzare la popolazione sulle varie forme di tratta e che queste ragazze trovino nei loro percorsi di inserimento comunità accoglienti che sappiano offrire loro orizzonti di normalità».
Così come è importante sensibilizzare anche i clienti. Un fronte, questo, decisamente più difficile e delicato sul quale il Gruppo Abele ha coraggiosamente deciso di lavorare, cercando di coinvolgere anche le comunità parrocchiali sollecitando la nascita di nuclei di accoglienza, spazi di ascolto e accompagnamento. «Nel mondo dei clienti – continua Da Pra – abbiamo incontrato una grande solitudine. Solitudine e incapacità di rapportarsi con l’altro sesso. Gli uomini hanno pochi spazi di discussione e approfondimento di temi come la sessualità e l’affettività».
Ciò che il Gruppo Abele si propone aldilà degli interventi concreti, insomma, è di sviluppare e allargare una profonda riflessione che vada oltre gli stereotipi e i pregiudizi culturali, che aiuti a superare facili etichettamenti e condanne morali. Una riflessione riproposta in un altro ambito di intervento, quello dei maltrattamenti, l’80% dei quali avviene in ambito domestico (tra le vittime, molte donne straniere, pochissime delle quali però sporgono denuncia).
Un anno fa l’associazione fondata da don Luigi Ciotti ha avviato in via sperimentale il progetto «Opportunity», spazio che accoglie uomini autori di reato che abbiano voglia di riflettere sulla propria aggressività e violenza. «Con questo progetto – spiega la responsabile Ornella Obert – abbiamo raccolto una sfida culturale: il procedimento giudiziario non è l’unica risposta al problema. Vogliamo far emergere che il maltrattamento avviene nell’ambito di una relazione e su questa relazione bisogna lavorare».
«Opportunity – finanziato in questo primo anno dalla Tavola Valdese con l’8 per mille – è partito faticosamente, scontrandosi da subito con diffidenza, pregiudizi e scarsa disponibilità economica. Poco per volta sta però costruendo una rete che comprende avvocati, Tribunale e forze dell’ordine, nella consapevolezza che occuparsi anche dell’uomo consentirebbe di prevenire recidive».
«Ad oggi sono 7 le persone entrate in contatto con noi – continua Obert – A 5 abbiamo offerto ospitalità per 3 mesi in strutture di convivenza guidata, 2 li abbiamo accompagnati territorialmente, altri 10 li seguiamo con colloqui settimanali. Il progetto ha carattere sperimentale, tra la fine di maggio e giugno presenteremo i risultati parziali».
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