Una proposta di legge per la famiglia
In un convegno a Torino la proposta presentata dal partito democratico primo firmatario il senatore Stefano Lepri
In Italia manca, al momento attuale, un vero sostegno pubblico a chi mette al mondo dei figli e li fa crescere. Una carenza alla quale vuole rispondere la proposta di legge parlamentare “per riordinare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico”, presentata dal Partito Democratico (primo firmatario il senatore Stefano Lepri, sostenuta da altri 50 senatori), che presto dovrebbe iniziare l’iter di discussione al Senato.
Il punto di partenza è appunto la presa di coscienza, lampante dai dati demografici, della situazione drammatica in cui si trova l’Italia in fatto di natalità. Siamo il fanalino di coda in Europa (per non dire nel mondo) quanto a numero di bambini nati per abitante (9,2 su 1000 abitanti, contro il 15,5 dell’Irlanda, il 12 di Francia e Regno Unito, il 10 della Spagna; dietro noi solo la Germania con l’8,2) e per di più in Italia si fanno figli in età molto avanzata (età media del primo figlio a 32 anni; in Polonia 27,5, in Francia 29).
Il non fare figli, tra l’altro, non è frutto di una scelta, ma un “ripiego” fatto a malincuore. Dallo studio demografico, scientificamente serio e approfondito, promosso dalla CEI nel 2010 (e pubblicato da Laterza), emergeva che gli Italiani desidererebbero fare più figli, in media 3, ma alla fine finiscono per avere famiglie meno numerose di quanto vogliono (1,3 per donna, contro 1,5 dell’Olanda e 2 di Francia, Gran Bretagna e Irlanda). Un motivo, certamente, è il fatto che nel nostro Paese fare un figlio fa crescere la probabilità di diventare poveri (fonte ISTAT: incidenza di povertà per famiglie con 1 figlio, 15%, con 2 figli 20%, con 3 figli 28,5).
Alla base di tutto c’è la carenza in Italia delle politiche a favore della famiglia e della natalità in genere (qualunque sia il tipo di nucleo). Al momento attuale le misure sono poche, frammentarie (assegni famigliari 6,5 miliardi; detrazioni per minori a carico, 10,5 miliardi; assegno a nuclei con 3 figli, 0,8 miliardi), complesse nell’applicazione e poco conosciute, ma soprattutto inique e mal bilanciate perché legate e limitate al lavoro dipendente. Inoltre c’è il paradosso che quando il nucleo famigliare scende sotto la soglia di povertà, perde il diritto al sostegno! Anche in questo, non serve dirlo, il panorama normativo degli altri Paesi d’Europa è molto migliore: nella gran parte prevedono assegni universali, con dotazioni finanziarie ben più elevate e non legati alla condizione occupazionale (in Germania assegno di 150 euro a figlio; nella laicissima Francia di circa 100 euro).
Il Disegno di Legge proposto, e presentato la scorsa settimana a Torino dai Senatori proponenti, prevede appunto di creare un'unica misura di sostegno alla natalità che sia unitaria, semplice, universale e più solidarmente equa. Sarà il Governo a dover decidere in concreto la soluzione da adottare; la proposta è di eliminare tutte le misure parziali e frammentarie attuali, facendo confluire le risorse finanziarie relative (più altri 2 miliardi, almeno, recuperati da risparmi di spesa pubblica) nel nuovo sostegno economico per figli a carico. Del beneficio, che potrà essere o in denaro o in sede fiscale con le tasse, avranno diritto tutti, ovviamente sino a un tetto massimo di reddito (proposto a 50.000 euro di ISEE, discretamente alto), sopra il quale andrebbe a diminuire sino a scomparire (a 70.000 euro di ISEE), perché non più necessario.
Il Disegno di Legge è stato incardinato alla Commissione Finanze del Senato. Non resta che seguirne l’iter, e vigilare affinché alla sua approvazione ci si dedichi davvero con impegno, e in fretta. Questo è il compito dei cittadini.
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