Torino emergenza freddo, parte l'accoglienza in Arcivescovado e al Maria Adelaide
Il 12 e il 17 gennaio aprono rispettivamente le accoglienze per senza fissa dimora in Arcivescovado e presso l'ex ospedale Maria Adelaide, frutto del protocollo d'intesa sottoscritto dal Comune di Torino, la Diocesi, l'Asl torinese e la Città della Salute e della Scienza
Con l'apertura dell'accoglienza per i senza fissa dimora in Arcivescovado e presso l'ex ospedale Maria Adelaide va a completarsi il Piano emergenza freddo comunale frutto del protocollo d'intesa sottoscritto il 5 dicembre scorso dal Comune di Torino, la Diocesi, l’Asl torinese e la Città della Salute e della Scienza.
Venerdì 12 gennaio aprirà le porte l’accoglienza in via Arcivescovado 12C, ricavata in un’ala del palazzo arcivescovile, la casa del Vescovo. Ospiterà fino a trenta uomini segnalati dal competente Servizio adulti in difficoltà della Città di Torino, che potranno trattenersi normalmente per un mese, con possibilità di estensione anche a tutto il periodo dell'emergenza per il freddo (ovvero fino a fine marzo o metà aprile). La Diocesi si avvale della collaborazione operativa della società cooperativa CTS. Il giorno dopo l'avvio del servizio, sabato 13 gennaio, alle 20, l’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia porterà il suo saluto ai primi ospiti ed operatori.
Mercoledì 17 gennaio inizierà, invece, l’attività di accoglienza presso una manica dell’ex presidio sanitario Maria Adelaide in lungo Dora Firenze 87, dismesso dal 2016. Lo spazio, messo a disposizione dalla Città della Salute e concesso in comodato all’Arcidiocesi di Torino, potrà ospitare fino a quaranta persone prevalentemente di sesso maschile, per un periodo massimo di un mese consecutivo. Gli ospiti saranno veicolati dai servizi della Città di Torino ma potranno anche accedere spontaneamente, fino ad esaurimento posti. L’Arcidiocesi, per questa sede, si avvale della collaborazione operativa della cooperativa Progest. Il direttore generale della Città della Salute e l’Arcivescovo di Torino domenica 21 gennaio alle 20 porteranno il loro saluto ai primi ospiti in un momento di inaugurazione delle attività emergenziali, che termineranno entro la metà di aprile.
Così in totale saranno a disposizione oltre 100 posti di accoglienza notturna temporanea in aggiunta a quanto già attivato, frutto della fattiva collaborazione tra istituzioni e organizzazioni della società civile. Il coordinamento generale della progettualità è in capo alla Caritas Diocesana; la progettazione è seguita da una cabina di regia in cui siedono tutti gli attori del Protocollo di Intesa e dall’Area del Sociale della Curia metropolitana.
Nel protocollo, che ha durata triennale nel periodo invernale, è centrale ed innovativa l’integrazione degli interventi socio-sanitari nei sistemi dei servizi di accoglienza con particolare attenzione alle situazioni di senza dimora che presentano problematiche sanitarie in modo da offrire loro un’adeguata assistenza. In particolare verranno elaborati percorsi di accompagnamento ed inserimento sociale al di là dell’emergenza invernale che consentano di superare la condizione di estremo disagio che porta queste persone a vivere ai margini della società.
«Con il progetto», evidenzia don Paolo Fini, direttore della Pastorale della Salute della diocesi e delegato arcivescovile per l'Area sociale, «iniziamo a porre le basi per affrontare non più l’‘emergenza freddo’ che si verifica ogni inverno, ma un piano integrato di accompagnamento durante tutto l’anno affinché questo modo di operare diventi ordinario. Se è vero che nessuno può essere lasciato indietro allo stesso modo nessuno deve essere lasciato solo, e a Torino c’è molta solitudine da contrastare».
Più nel dettaglio l’intesa prevede il rafforzamento della rete cittadina di accoglienza temporanea per le persone con fragilità di tipo sanitario ed in particolare per quelle affette da patologie legate alla salute mentale e alle dipendenze.
«Prende il via un percorso mirato alla dignità delle persone», osserva Pierluigi Dovis, direttore della Caritas diocesana, «perché non è vero che per chi non ha una casa basta avere un posto dove dormire: il luogo e il modo con cui si accoglie fa davvero la differenza. Ecco dunque un tassello per cambiare rotta: un cammino che non può interrompersi con la fine dell’inverno ma che dovrà intensificarsi per dare una continuità di aiuto a queste persone».
«Con il piano», commenta Gian Paolo Zanetta, Commissario Aou Città della Salute e della Scienza, «abbiamo dato una risposta alle necessità diffuse, anche di carattere sanitario, delle persone che vivono in condizioni di estremo disagio. Oltre a mettere a disposizione parte del Maria Adelaide abbiamo strutturato una ‘banca del tempo’ con cui il personale medico e sanitario può offrire il proprio servizio professionale verso i senza tetto».
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