Salone del Libro: Torino e Milano si separano prima del matrimonio
La querelle che si è protratta dalla estate fino ad oggi, dopo la rottura nell'ultimo incontro oggi a Roma. Nella capitale si è conclusa con la definitva separazione tra le due città; il certificato di una unione culturale mai nata. L'amarezza del Governo nelle parole del Miinistro Franceschini. E così MiTo resterà solo un progetto in campo musicale
Torino ha resistito e avrà il suo Salone. Ora però la concorrenza di Milano, i suoi editori, le ingenti risorse meneghine saranno molto più che una cavalleresca contesa. Un confronto impari. Quasi una resa.
''Purtroppo la soluzione di un Salone che avrebbe dovuto unire Milano e Torino, non è stata accettata. Ci siamo trovati di fronte a molte rigidità delle due città''. Lo ha detto il Ministro Franceschini sceso con il Ministro Giannini al termine della riunione di un'ora e mezza al Mibact con le due rappresentanze, parlando dell'accordo saltato sul futuro del Salone del libro tra Milano e Torino.''Lo diciamo con molta amarezza nella consapevolezza di avercela messa tutta. L'Italia perde una grande occasione'', ha aggiunto il ministro della Cultura.
"Non c'è stata apertura e noi andiamo avanti. Se si fosse trovato un accordo sarebbe stato meglio per il sistema Paese". Lo ha detto il sindaco di Torino, Chiara Appendino, uscendo dal tavolo oggi al Mibact. "Il Salone del Libro esiste, ha 30 anni, ed è a Torino. Se l'occasione era fare sistema, farlo accrescere e dare valore aggiunto al Paese, noi c'eravamo" ha sottolineato Appendino, spiegando che i tre punti fondamentali erano "Salone unico, con date uguali e governance unica. Su questo non si è trovato accordo".
"Noi abbiamo difeso la dignità di una città e di un Salone trentennale. Noi abbiamo dato tutta la nostra disponibilità". Lo ha detto il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, uscendo dal tavolo oggi al Mibact sul futuro del Salone del Libro, al quale non è stato trovato un accordo per una manifestazione unica a Torino e Milano. "Chissà mai che Davide non batta Golia" ha concluso Chiamparino.
L'epilogo resta amaro. La Città della Mole avrà il suo Salone diverso dai 29 precedenti e sicuramente meno ricco finanziariamente. La cultura e la promozione culturale del paese ne esce malissimo. Un ritorno all'antica guerra sotto traccia tra Torino e Milano e l'ennesima disfida del campanilismo italiano che sa tanto di naftalina novecentesca nell'odierno mondo globale. Non risulta, facendo una battuta di spirito, che il Salone di Francoforte in Germania abbia ricevuto il guanto di sfida di Lipsia.....Ma così va la nostra nazione, sempre divisa sempre rissosa.
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