Mons. Nosiglia: cordoglio per la tragica scomparsa della torinese Claudia D’Antona e le altre vittime
Il messaggio dell'Arcivescovo di Torino dopo il tragico attacco dei terrorismi jhiadisti a Dacca. Mons. Nosiglia ha presieduto le esequie presso la parrocchia Gesù Nazareno Foto gallery
L’arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia ha voluto manifestare il proprio cordoglio per la tragica scomparsa della torinese Claudia D’Antona nell’attentato a Dacca in Bangladesh. L’arcivescovo si trova in Francia, alla guida del pellegrinaggio nazionale italiano al santuario mariano della Salette.
"Il dolore per la morte tragica di vittime innocenti nell’attentato rivendicato dall’Isis a Dacca in Bangladesh – dichiara mons. Nosiglia – è di tutta la comunità cristiana torinese. Ricordiamo nella preghiera di suffragio i nostri morti, e vogliamo essere vicini alle loro famiglie in questi momenti di grande e improvvisa sofferenza. Ma vogliamo anche, doverosamente, condannare senza alcun «distinguo» le strategie del terrorismo assassino che colpiscono civili innocenti, a Dacca come a Istanbul come nelle grandi città d’Europa".
Venerdì 8 luglio l'Arcivescovo ha celebrato il funerale di Claudia D'Antona nella Chiesa di Gesù Nazareno. “Di fronte a episodi di guerra, di terrorismo, di violenza e di male, reclamizzati con enfasi e compiuti anche con modalità non solo da assassini ma da crudeli carnefici, per alimentare paura e terrore tra la gente, c’è un esercito di persone come Claudia e Gianni che operano nel segreto per alleviare le sofferenze degli altri, immettendo così nel mondo un seme di bontà, di amore e di giustizia che tiene in piedi l’intera umanità”. Lo ha affermato oggi pomeriggio l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, celebrando nella chiesa di Gesù Nazareno i funerali di Claudia D’Antona, una delle vittime dell’attentato terroristico della scorsa settimana a Dacca, in Bangladesh, dal quale si è invece salvato il marito Gianni Boschetti. Nella sua omelia, monsignor Nosiglia ha ricordato che “siamo qui ancora una volta a pregare e deplorare – come abbiamo fatto dopo la tragedia del 18 marzo 2015 al Museo del Bardo di Tunisi – un atto di terrorismo di una ferocia inaudita, ingiusto e insensato, che ha tolto la vita a Claudia D’Antona”. “Le domande che di fronte a questi fatti ci facciamo non trovano alcuna risposta – ha proseguito – se non nel constatare come il fanatismo fondamentalista di qualsiasi stampo ottenebra le menti, chiude i cuori, conduce ad atti e comportamenti barbari”. “Uccidere in nome di Dio – ha ammonito l’arcivescovo – è una bestemmia e perpetua l’omicidio di Abele da parte di Caino, a cui Dio dice: ‘Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo’ (Gen 4,10)”. Per Nosiglia, “il chiudersi in se stessi, l’indifferenza, la ricerca spasmodica di arricchirsi anche a scapito dell’onestà e della giustizia, lo scartare i più poveri dal proprio interesse, produrranno sempre più ingiustizie e violenze distruttive, di cui tutti portiamo il peso”, mentre “se riesco ad aiutare anche una sola persona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita”.
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