L'incubo del Gruppo Torinese Trasporti
Duecento milioni di debiti e ora un'inchiesta giudiziaria
Sono in corso le notifiche degli avvisi di garanzia nell'inchiesta sui conti della Gtt, l'azienda del trasporto pubblico locale di Torino. La notizia, che al momento non viene confermata dagli uffici giudiziari, trapela in ambienti politici cittadini. Gli indagati sono nove e tra essi figura il presidente Walter Ceresa. Si procede per falso in bilancio.
L'inchiesta della Guardia di Finanza riguarda il bilancio del 2015 e si concentra su un credito di 20 milioni di interessi che Gtt vanta nei confronti del Comune ma che Palazzo Civico non riconosce. Un "disallineamento" che, per come è stato portato avanti, in questo caso configura un illecito contabile. Tra gli indagati figurano componenti del cda, tre sindaci, due dirigenti di Gtt e il rappresentante di una società di certificazione.
L’ultimo paradosso nella vicenda dei bilanci del Comune di Torino l’hanno resa nota i revisori dei conti: non sono ancora riusciti ad analizzare i documenti contabili del Gruppo Torinese Trasporti - Gtt. Equivoci o ritardi nella richiesta hanno creato lunedì scorso una situazione surreale: durante l’audizione nella Commissione I del Consiglio Comunale è apparso inverosimile che i revisori non avessero preso visione dei bilanci della più importante partecipata torinese, il cui destino è legato a doppio filo con il piano di rientro dell’Amministrazione Appendino.
A questo punto, infatti, se non si risolve la crisi finanziaria di Gtt, è pura fantascienza ipotizzare un assestamento di bilancio credibile, già bocciato l’estate scorsa, in grado di superare le forche caudine della Corte dei Conti. I giudici amministrativi, lo ricordiamo, hanno concesso, ad osservare la questione con occhio neutro e distaccato, davvero l’inconcedibile. La data ultima di presentazione del bilancio è stata più volte rinviata: prima al 30 settembre, poi di 20 giorni in avanti, infine posposta al 15 novembre Una scelta spiegabile in un solo modo: evitare alla città il fallimento, utilizzando il massimo del tempo utile a disposizione. Del resto, cinicamente parlando, se il bilancio non dovesse superare l’esame della Corte dei Conti, qualunque altra scadenza diventerebbe lettera morta, dall’approvazione in Giunta entro il 30 novembre al voto dell’aula consiliare entro il 15 dicembre.
La sindaca Appendino è seduta su un vulcano acceso che si alimenta anche del «fuoco giudiziario». All’avviso di garanzia per falso che l’ha raggiunta la scorsa settimana, si sono aggiunti nove avvisi di garanzia notificati ai vertici di Gtt, tra cui l’amministratore unico Walter Ceresa. L’azienda dei trasporti è indebitata per 200 milioni di euro. Ed è tecnicamente fallita, secondo il consigliere Alberto Morano, che lunedì scorso ha presentato in Consiglio Comunale una dettagliata relazione sul dissesto finanziario della partecipata. Venerdì 27 ottobre il 4.700 dipndenti scioperano per reclamare un piano industriale, che l’azienda nega ormai da anni.
Allora, quali scenari si aprono per Gtt nel rispetto delle regole e delle procedure? Le strade percorribili sono due. La prima è il concordato in bianco: consiste nel prendere tempo con la speranza (improbabile con capitali del Comune) di ricapitalizzare l’azienda. La seconda strada è l’accesso all’amministrazione straordinaria sotto il controllo dello Stato in virtù dei requisiti previsti dalla legge: fatturato, numero di dipendenti, esposizione debitoria. Ci potrebbe essere una terza via: la privatizzazione di Gtt, un orizzonte sempre precluso dal vertice di Palazzo Civico.
Rimane in primo piano l’opzione dello Stato: i soldi del Governo. Ma con quale credibilità il Comune di Torino li potrà chiedere, dopo aver tergiversato sulla progettazione della linea 2 della metropolitana? Al di là dei 10 milioni di finanziamento, un progetto per il metrò avrebbe potuto trasmettere a Palazzo Chigi l’impressione che Torino possieda un’autentica strategia nel settore della mobilità.
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