Il Filadelfia rinasce nella festa
A vent'anni dall'inopinata demolizione rinasce la casa del Grande Torino
Là dove c’era l’erba (e un grande stadio) ora c’è una città (e un nuovo stadio). Sarebbe troppo semplice chiudere qui il discorso sul nuovo complesso sportivo, alla cui apertura sono state dedicate partite, tornei, allenamenti e feste dal 24 al 27 maggio (inaugurazione ufficiale il 25). Proviamo a spiegarci meglio: il 17 ottobre 1927, quanto il Toro inaugurò, 4-0 contro la Fortitudo Roma, il “vecchio” Filadelfia, in quella zona c’erano prevalentemente prati. Il Lingotto era un’enorme creatura isolata, distante oltre la ferrovia e circondata dal nulla; c’erano qualche chiesa, cascine qua e là, i Poveri Vecchi e le prime case popolari. Quell’anno il Torino vinse lì il suo primo scudetto, che fu revocato per cause ancora ora discusse, ma lo rivinse l’anno dopo; ma quel campo vide, soprattutto, le gesta del Grande Torino, che dominò gli anni ’40, finendo ancor di più nella leggenda, il 4 maggio 1949, a Superga.
Intanto la città lì intorno cresceva,… e il Filadelfia diminuiva, via via dedicato alle squadre minori, ai ricordi, ma ancora agli allenamenti dei titolari: tanto che gli atleti di allora ricordano come respiravano il profumo e la grinta della gloria di un tempo. Dopo varie vicende, societarie e non, alla fine degli anni ’90 iniziò la sua demolizione. Neanche le Olimpiadi del 2006 portarono alla sua ricostruzione, lasciando quel vuoto ferito, accanto ad un quartiere che non fu aiutato a riprendersi: nonostante i tanti investimenti fatti, purtroppo è ancora lì con le sue contraddizioni, infatti sull’ area degli ex-Mercati Generali ci sono luoghi pubblici riqualificati, ma chiusi e senza un vero scopo; le case -popolari e non- che accusano la fretta di costruzione e la scarsa manutenzione (e il dramma delle occupazioni), e così via.
Ma, da qualche anno il progetto della ricostruzione del complesso sportivo stava procedendo, pur tra molte difficoltà, in particolare grazie ai tifosi e all’apposita Fondazione, ed è giunto all’attesa conclusione. L’impianto sarà destinato agli allenamenti e alle giovanili, al museo e -speriamo- a luoghi di incontro, come auspica Paolo Pulici: un Filadelfia “aperto”, come lo era quello dei suoi tempi, quelli del “tremendismo granata”.
Questi sono giorni di festa: dal passeggino alla carrozzina del disabile, dal bimbo all’anziano dalla bandiera consumata,… i tifosi hanno fatto il loro composto “pellegrinaggio” ad un luogo che si riprende la sua storia. Sui seggiolini granata della tribuna (striati di un bianco che compone la scritta TORINO FC) le dediche (a pagamento) di tanti, dai luoghi più diversi e dalle date più variegate, in memoria di affetti sportivi nuovi ed antichi.
Alle manifestazioni sono stati invitati i familiari di Orfeo Pianelli, il defunto presidente dello scudetto 1975-76; non sappiamo se Ferruccio Novo, quello del Grande Toro, abbia ancora discendenti viventi; ma speriamo che siano stati invitati anche i nipoti del conte Marone Cinzano, il costruttore del primo Fila e vincitore dei due primi scudetti, che, per quanto a nostra conoscenza, godono di buona salute.
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