Heysel quella ferita che non si rimargina
A trent'anni di una delle più tragiche stragi legati allo sport a Bruxelles gioca la nazionale di calcio. Un torinese sopravvissuto al settore z ricorda
Trent'anni sono passati quasi invano da quella tragedia consumatasi sugli spalti di quel vetusto stadio di Bruxelles. La violenza non è stata debellata, l'odio e l'ignoranza sono cresciuti a dismisura nelle menti di chi crede che un coro o una scritta possano colpire una certa tifoseria senza nemmeno immaginare che se la Juventus ed i suoi tifosi hanno fatto da cavie, quella sera chiunque si trovasse lì, avrebbe subito la stessa sorte.
Ce l'avevano giurata già dall'anno prima quando all'Olimpico e nella città di Roma ci sono stati scontri tra le tifoserie italiche ed inglesi. Quella sera c'eravamo noi ma potevano esserci i fiorentini, i milanesi, i napoletani, chiunque! Fatalità volle che chi poteva rendere pan per focaccia a quelle orde di inglesi accumunati dal tifo e dalla violenza (c'erano oltre i tifosi del Liverpool anche le teste calde del Chelsea ed altri uniti contro di noi), era relegata nell'altra curva mentre, divisi da quella rete posticcia per polli c'erano tifosi pacifici, intere famiglie, gente non abituata alla guerriglia da stadio...Già lo stadio...fatiscente ma allora l'Uefa non era responsabile degli eventuali incidenti.
Lo recitava la scritta stampata sul biglietto e solo grazie alla cocciutaggine del compianto Otello Lorentini si è giunti alla sua responsabilizzazione non indolore! Quello stadio dove potevi battere con la scarpa e staccare i pezzi di porfido, dove l'erba cresceva nelle gradinate, dovre le tribune erano di legno, dove le autorità gigioneggiavano! Ora è stato rifatto non c'è più pericolo, è un modello, c'è anche un piccolo carcere per chi si macchia di qualche violenza durante gli incontri...ma quella sera, quella triste sera è stato testimone dell'incuria di molti cervelli e cervelloni!
Sono passati trent'anni non bisogna dimenticare ma battere sempre il tasto della memoria, alimentare le future generazioni con l'esempio, educarle nel rispetto, far sì che anche una sconfitta possa essere propedeutica, che si possa gioire ed anche piangere per la propria squadra ma...mai morire! Io quando ormai pensavo di essere arrivato al capolinea quella sera mi batterò sempre perchè si possa rendere questo gioco una festa e non un incubo! "Si era partiti pieni di speranza, si era tornati a brandelli ma ancora vivi!"
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