Fondazione Mario Operti, una storia per guardare al futuro
Accogliere, ascoltare e accompagnare. La Fondazione Operti si racconta è il volume presentato a Palazzo Barolo con mons. Nosiglia e la Presidente della Fondazione Mariella Enoc
Una Fondazione diversa, con obiettivi alti e proiettata verso il futuro. Questo, in sintesi, il senso della presentazione del volume «Accogliere, ascoltare, Accompagnare. La Fondazione Operti si racconta» svoltasi a Palazzo Barolo lunedì 5. Non si è trattato di celebrare o esaltare un compito e un impegno nato 12 anni fa ma, ricordando il passato e la breve ma intensa storia della «Operti» proiettare l’azione nel futuro, per dare risposte a coloro - e sono moltissimi e in crescita - che chiedono risposte a problemi urgenti: la casa, il lavoro, il microcredito. Sala gremita, pubblico attento, operatori del settore sociale, istituzionale e molti amici di quel grande uomo e prete che è stato don Mario Operti, morto giovanissimo a 51 anni, lasciando una eredità davvero profonda e prospettica per la diocesi e la città di Torino e, per il suo impegno nazionale, anche alla Chiesa italiana. Dopo il saluto del presidente della Fondazione Barolo l’avvocato Luciano Marocco, è stato l’avvocato Paolo Gallinatti, consigliere di amministrazione della Operti, ad introdurre i lavori della giornata. Il racconto del libro, la presentazione del nuovo sito Internet e l’immagine coordinata presente nel nuovo logo della Fondazione, illustrati da Massimo Vai, segretario generale della Fondazione, ha avuto come protagonisti la presidente della «Operti», Mariella Enoc e l’Arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia.
Nei loro interventi i due relatori hanno richiamato finalità, obiettivi e sfide della fondazione. Una azione quella della Fondazione che opera in stretta collaborazione con le realtà pastorali della Diocesi, in particolare gli uffici della Pastorale del Lavoro, i Migranti e la Caritas e le istituzioni pubbliche e private, amministrazioni regionale e comunali, fondazioni bancarie, terzo settore, per sostenere e accompagnare giovani, adulti, famiglie e persone alla ricerca di un riscatto e una nuova dimensione di dignità nella loro esistenza. La presidente Enoc ha ripercorso i tratti fondamentali dell’azione della Fondazione, il lavoro dei suoi collaboratori, operatori e volontari, le finalità di un nuovo modello di Welfare e di formazione, di responsabilizzazione e condivisione di percorsi di accompagnamento alla professione, alla realizzazione di micro imprese e alla garanzia di un bene primario come la casa. La Fondazione – ha ricordato - nasce dalla Diocesi di Torino, con una completa autonomia, ha una sua personalità giuridica e ha piena facoltà di interagire con più soggetti che non siano soltanto ecclesiali. Questo è quello che, effettivamente, sta facendo e vorrebbe sviluppare in futuro.
È un ente che affronta i problemi vitali della nostra società: il problema dell’inserimento nel lavoro, il problema della casa e il problema dell’acceso al credito. La Fondazione Don Mario Operti si occupa in modo speciale di questi problemi perché agisce in modo diretto con le persone, ma in un’ottica di secondo livello; prendendo, per esempio, in esame le politiche attive per il lavoro, non cerca semplicemente dei posti di lavoro, ma realizza un «accompagnamento» verso il lavoro, costruendo rapporti di stretta conoscenza con le singole aziende e facendo seguire i beneficiari, da appositi tutor, con progetti individuali.
Mons. Nosiglia ha ricordato come: «la Fondazione Operti, proprio per questa sua natura e la qualificazione che ha saputo acquisire nel nostro territorio, possa occupare un posto rilevante nel progetto del nuovo welfare di cui abbiamo parlato anche nella recente assemblea dell’Agorà. Questo vale anche per attivare quell’osservatorio di cui si è avanzata l’ipotesi, con le sue note caratteristiche di traino che intende avere sul tema della formazione, dei giovani, del lavoro e del welfare. Sogno comunque che l’Operti non si limiti a gestire l’esistente, ma sia protesa a favorire quella innovazione data anche dagli incubatori di impresa e dall’imprenditoria giovanile in genere, che rappresenta un campo aperto molto significativo da far crescere in particolare nella mentalità e cultura stessa dei giovani».
Attualità
archivio notizie
La biblioteca personale di Carlo Donat-Cattin
La riunificazione di migliaia di volumi per continuare a studiare, vita, pensiero e azione politica del leader democratico cristiano in vista del centenario della nascita
Meditazione sul Crocifisso
La riflessione dello psichiatra e psicoterapeuta per il Venerdì Santo 2016. Perchè interrogarsi fino in fondo
Chiesa e mass media, un'alleanza necessaria
Parte il Master di Giornalismo voluto da mons. Nosiglia per operatori pastorali e della comunicazione