Ciriè: La città deve recuperare la sua vocazione produttiva
focus – intervista al sindaco Loredana Devietti: «il tessuto imprenditoriale c’è, anche se va potenziato attraverso una politica di fiducia e agevolazioni fiscali. forte anche la dimensione commerciale: procede la riqualificazione del centro storico»
Come gran parte dell’area metropolitana a nord del capoluogo, anche Cirié ha fatto negli anni della vocazione produttiva una parte della sua identità, «oggi ridimensionata, ma non perduta». Parola di Loredana Devietti, da poco più di un anno sindaco del centro canavesano, ma politico di lungo corso, per due mandati consigliere comunale a Cirié e poi consigliere provinciale, anche imprenditrice nel settore della distribuzione editoriale.
Sindaco Devietti, che cosa può fare il Comune per invogliare le imprese all’insediamento nel proprio territorio?
Ci tengo a dire che il tessuto imprenditoriale della città c’è, anche se va potenziato: compito non semplice per il Comune, ma forse fattibile attraverso una politica di fiducia e agevolazioni fiscali – sull’Imu e le altre tariffe comunali – per gli artigiani che accettano di portare o aprire ex novo la loro impresa qui. Va verificato il tutto dal punto di vista tecnico, ma è una direzione di attuazione del programma che per me è prioritaria.
A Ciriè l’area industriale non è mai stata completata, mancano insediamenti… Un incompiuto per la cittadina che lei è stata chiamata ad amministrare.
La zona industriale non compiuta è figlia di un insediamento sul territorio creatosi per accumulazione, ma poco progettato. Da circa trent’anni Ciriè aveva in discussione la revisione complessiva del Piano regolatore. Al termine del mandato precedente è stato approvato il nuovo Piano, che però rispondeva a logiche datate, in tempi in cui la richiesta di terreni edificabili era alta, non come oggi.
Tutto da rifare, quindi?
No, ci sono migliorie da apportare: per esempio non procedere con il progetto di edificazione della cosiddetta Spina ed essere rigorosi nell’applicazione delle prescrizioni dei piani paesaggistici e del recupero dell’esistente. Anche in questo la collaborazione col privato può essere un’opportunità: concludere una parte del costruito o riportarlo a nuova vita può costituire un valore che il privato mette in campo per la città, impegnandosi poi a rimanere a Ciriè.
Quali altri interventi sono previsti nei prossimi mesi?
Ciriè ha una forte dimensione commerciale, tanto che il centro storico ha le caratteristiche di un centro commerciale naturale, a cielo aperto. La Città ha avviato in quest'ultimo anno una decisa riqualificazione delle vie intorno alla centralissima via Vittorio Emanuele: arredi omogenei, valorizzazione di vie, piazze, chiese. Nel corso dell'anno sono stati progettati interventi per circa 400mila euro; in tutto il mandato si conta di fare lavori per circa un milione di euro. Un altro milione è stato sbloccato dalla Regione per le bonifiche e la riqualificazione dell’area ex industriale Ipca, in particolare il canale che scorre lungo la via Fucine.
I collegamenti con Torino continuano ad essere su gomma quasi per obbligo. Che prospettive per la linea Torino-Ceres?
La linea ferroviaria che transita per Ciriè è una linea di collegamento con la città funzionale ai pendolari e agli studenti che si spostano e che gravitano su Torino soprattutto se terminati i lavori ci sarà l'interconnessione con il Passante ferroviario e con il nodo torinese. In passato non è stato così e infatti la linea era poco appetibile.
Mentre un tempo era un’arteria di comunicazione anche con le valli…
Su questo è importante dire che i lavori sul nodo di Torino non devono far dimenticare che la ferrovia Torino-Ceres non finisce con l'aeroporto e che quindi è auspicabile che ci sia un aumento delle corse fino a Ceres, anche per non accentuare con la penuria dei servizi lo spopolamento delle valli.
Si dice spesso che i sindaci sono il primo riferimento per i cittadini, specie quelli in difficoltà. Che emergenze registra sul suo territorio?
Credo quelle di tutti i primi cittadini del Canavese e del Torinese in genere. Casa e lavoro sono le emergenze principali, aspetti su cui i sindaci possono intervenire poco: qualcosa si fa tramite il Consorzio dei servizi socio assistenziali, ma per quanto riguarda la promozione reale di lavoro i margini sono veramente risicati.
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