Bilancio d'emergenza, Torino taglia anche il Welfare

Il documento contabile di Palazzo Civico per il 2015 riduce di 2 milioni di euro il fondo per l'assistenza delle categorie deboli. Mozione in Sala Rossa per recuperare risorse economiche dopo l'estate

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Bilancio d'emergenza, Torino taglia anche il Welfare

Bilancio amaro per le politiche sociali del Comune di Torino, che forse solo in extremis, cioè con l’assestamento di fine anno,  recupereranno i valori di finanziamento del 2014. Il documento all’esame del Consiglio comunale, che deve dare il via libera al piano economico finanziario di previsione in queste ore (la scadenza è fissata per la fine di luglio), prevede per il capitolo del welfare 81 milioni e mezzo di euro totali, cioè circa 2 milioni di tagli rispetto al Bilancio consuntivo del 2014. Nel dettaglio: 1,5 milioni sono imputabili a minori spese comunali, mentre un altro mezzo milione in meno è dovuto alla diminuzione di trasferimenti dalla Regione «sui quali, peraltro, non c’è ancora certezza sulle cifre trasferite» ha osservato il 21 luglio l’assessore alle Politiche sociali e Vicesindaco, Elide Tisi durante la Commissione Sanità e Politiche sociali di illustrazione dei dati di bilancio.

I tagli più consistenti riguardano il settore della prevenzione alle fragilità sociali e sostegno agli adulti e alle famiglie in difficoltà che passano da 8 a 6 milioni di euro, e quello della famiglia, promozione della sussidiarietà e della salute che registra un calo di 160 mila euro. Segno positivo rispetto all’anno scorso per le spese relative ai disabili (+63 mila euro, con 1 milione in meno di trasferimenti regionali coperti dal Comune) e per stranieri e nomadi, le cui risorse sono però in gran parte provenienti dai fondi ministeriali dei progetti del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar).

Conti alla mano è difficile, anzi impossibile, che le diminuzioni di spesa previste non si traducano in un calo dei servizi, invalidando le promesse dell’Amministrazione, e del Sindaco Piero Fassino in particolare, di non intaccare le prestazioni di welfare, nonostante i tagli alla spesa comunale. Come ha ricordato l’assessore al Bilancio, Gianguido Passoni, questo sarà «l’ultimo Bilancio che la Giunta uscente governerà pienamente», cioè quello con il quale di fatto l’Amministrazione si presenterà all’appuntamento delle elezioni amministrative della primavera del 2016 per l’elezione del Sindaco e del nuovo Consiglio comunale.

Vista la situazione, alcuni consiglieri della maggioranza hanno presentato una mozione di accompagnamento al Bilancio nella quale è richiesto alla Giunta l’impegno a ripristinare i livelli di finanziamento del welfare del 2014, ma il dato «secco» oggi rimane quello di un taglio consistente.

Più articolato il discorso sulle prestazioni destinate agli anziani malati cronici non autosufficienti: integrazione delle rette di ricovero nelle Residenze sanitarie assistenziali e assegni per le cure domiciliari. Le tabelle del Bilancio comunale in via di approvazione segnano alla relativa casella una differenza negativa tra il preventivo 2015 e il consuntivo 2014 di 13 milioni e 370 mila euro: da 35 milioni e mezzo a poco più di 22 milioni. «Non si tratta di una diminuzione di spesa – precisa l’assessore Tisi – ma dello spostamento alle Asl del pagamento della quota sanitaria relativa a queste prestazioni: fino al 2014 anticipavamo noi i fondi, richiedendo poi alle Aziende sanitarie di operare un conguaglio a fine anno. Dal 2015 non sarà più così: da subito ogni ente coprirà la sua parte di spesa».

Proprio la questione non autosufficienti è tema di scontro nei rapporti tra Comune e Regione, che potrebbe avere ripercussioni importanti sui rispettivi bilanci. Nei giorni scorsi la Regione Piemonte ha impugnato le sentenze del Tar del Piemonte, scaturite da ricorsi del Comune di Torino e di altri venti Comuni ed Enti gestori del Piemonte, che obbligavano la Sanità a pagare le cure domiciliari ai non autosufficienti (anche prestate da familiari o badanti) per un quota del 50%. Obiettivo del ricorso in appello della Regione: liberarsi di questa spesa, scaricando buona parte dei costi sugli utenti e sui Comuni.

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