A Porta Palazzo il viaggio nelle periferie. Ponte Mosca, il mercato delle proteste
Prosegue il viaggio della Voce e il Tempo nelle periferie torinesi: intervista al presidente della Circoscrizione 7 Luca Deri. Il quartiere più complesso è Aurora: servono interventi più consistenti su viabilità e arredo urbano
Il nostro viaggio nelle periferie torinesi interessate dal Piano comunale di interventi per i prossimi tre anni fa tappa nella Circoscrizione 7, territorio che è rimasto identico al passato, dopo la riforma del decentramento di inizio 2016 e comprende i quartieri di Valdocco, Aurora, Rossini, Regio Parco, Vanchiglia, ma anche la zona oltre Po di Madonna del Pilone e Borgata Rosa, con buona parte della collina fino a Superga.
Proprio una parte della Circoscrizione è stata nelle ultime settimane al centro di vivaci polemiche per la decisione del Comune di insediare nell'area del Ponte Mosca (su un terreno libero all'inizio di corso Giulio Cesare che negli anni scorsi l'ex Provincia provò a più riprese a vendere) il mercato dell'usato chiamato «del libero scambio», più comunemente noto come suk. Si tratta di una zona di vendita autorizzata nel fine settimana in cui operatori non professionali pagano 10 euro per la giornata. Parte degli incassi sono destinati al Comune come tassa di occupazione del suolo pubblico e per i servizi di pulizia.
Luca Deri, presidente della Circoscrizione, perché tante polemiche?
I cittadini e la Circoscrizione contestano la soluzione paventata dal Comune perché non è possibile far allestire il mercato del libero scambio, oltre 400 venditori, nell’area del Ponte Mosca, che oltretutto non è pavimentata. In caso di pioggia è verosimile che i venditori si affolleranno nelle vie limitrofe. In questo momento il bando per la ricerca di un gestore dell'area è stato sospeso per autotutela dal Comune, a causa di un errore tecnico. Anche se la questione dell'area non rientra nel Piano periferie del Comune, occorre affrontarla, tornando indietro sulle scelte prospettate.
Da anni l'area del libero scambio, cioè della vendita di merce usata regolamentata e circoscritta ad aree specifiche, è ospitata dalla Circoscrizione 7. In base a questa esperienza, c'è una collocazione alternativa dell'area di vendita?
Non siamo contrari all'area di libero scambio in generale e sosteniamo che le opzioni di collocazione dovrebbero valutare aree di tutta la città; sul nostro territorio è possibile solo nella sede attuale, al canale dei Molassi, quartiere Borgo Dora. Con una modifica cruciale rispetto al passato: meno venditori autorizzati e accessi di sicurezza per ambulanze, mezzi dei vigili del fuoco.
Veniamo al Piano periferie del Comune: interventi capillari sul territorio riguardano anche la Circoscrizione 7.
L'iniziativa della Giunta è positiva e va riconosciuta senza dimenticarne la storia: sono stati tirati fuori dal cassetto i progetti della passata amministrazione per ricevere i fondi nazionali. Si tratta di piccoli interventi sparsi sul territorio, è stata una scelta. Per la Circoscrizione 7 avrei preferito modifiche radicali concentrate su poche aree - borgo Rossini, le traverse di corso Regio Parco, anche lo stesso quartiere di Vanchiglia - per cambiarle radicalmente con interventi su viabilità, arredo urbano, l’introduzione di una «zona 30».
Il Comune ha previsto che alle risorse per i 44 progetti cofinanziati dal Governo le sedi decentrate avanzino altri progetti, quelli dalla cosiddetta «Azione 45». Voi cosa avete richiesto all'amministrazione comunale?
Le richieste si concentrano sul territorio più complesso: il quartiere Aurora, paradossalmente percepito come periferia, pur essendo a trecento metri da Palazzo Civico e piazza Castello. La prima istanza è la riqualificazione delle sponde della Dora da Ponte Mosca a corso Principe Oddone, la seconda è un intervento di immagine e comunicazione del quartiere al resto della città che si affianchi al rilancio della zona, che già sta avvenendo. Lo testimoniamo gli insediamenti Lavazza, Iaad, Jacobacci, Comoli Ferrari, Mcfit (il grande centro fitness aperto all’angolo tra corso Giulio Cesare e corso Emilia), ma anche di artigiani come Guido Gobino. Le nostre comunicazioni sono state prese in considerazione con interesse dal Capo di Gabinetto del sindaco, ci attendiamo attenzione per questo territorio.
Restano i problemi di integrazione dei cittadini immigrati e della partecipazione dei giovani alla vita del quartiere. Che cosa fare?
È il terzo asse su cui abbiamo chiesto risposte al Comune, a partire dalla continuazione del progetto «Apemigra», iniziativa di educativa di strada con iniziative musicali, di gioco e sportive rivolta ai giovani nel giardino Madre Teresa di Calcutta, in corso Vercelli.
Una parte del quartiere vive ancora affacciata sul vecchio tragitto abbandonato della ferrovia Torino-Ceres. Non sarebbe interesse degli abitanti un suo recupero?
Su questo come sullo scalo Vanchiglia siamo aperti alle valutazioni, ma su progetti concreti, non su possibilità astratte. Per il trincerone di via Saint Bon al momento sono convinto che la soluzione migliore sia coprirlo per realizzare un parco lineare con eventuali parcheggi pertinenziali interrati. Se ne può invece ricavare un collegamento di metropolitana? Abbiamo scritto alla Giunta di presentarci un progetto, ma non abbiamo più avuto notizie.
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