Montagna domani
La pubblicazione del rapporto sulle terre alte in Italia
Se non possiamo essere uguali, vogliamo essere migliori. La montagna riparte da qui, da questa massima di sessantottina memoria, molto diffusa tra i giovani di allora. Perché il titolo del nuovo Rapporto Montagne Italia, realizzato dalla Fondazione Montagne Italia ed edito da Rubbettino, punta proprio sulla diversità della montagna. Dalle aree urbane prima di tutto, dalle aree agricole di pianura, dalle zone più sviluppate fulcro di servizi e di benessere. Non per esaltare il gap, il vuoto che separa le aree montane da queste bensì per comporre un nuovo patto con le aree urbane, fondato sulla crescita, sulla coesione, sulla valorizzazione dell'ecosistema alpino e appenninico. Uno tema che dovrà essere nell'agenda del prossimo Governo e del prossimo Parlamento.
È quanto emerge dal Rapporto, giunto ormai alla terza edizione, che verrà presentato a Roma, alla Camera dei Deputati, il 29 gennaio. Il tema delle differenze è al centro della riflessione, a partire dai numeri e dai dati Istat, elaborati dalla Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia. Le due grandi catene nazionali, Alpi e Appennini sono il primo fuoco di una lettura più attenta alle differenze. Una lettura che intende cogliere, oltre alle peculiarità locali che mai possono essere lasciate in ombra, quei caratteri di sistema che contraddistinguono le due catene come macroregioni significative cui riconoscere ruoli e per le quali declinare politiche, tanto in sede nazionale che in sede europea. Per riconoscere e valorizzare le differenze, la rappresentazione geografica, che del Rapporto Montagne Italia è approccio distintivo, è un formidabile strumento di lettura che porta con sé nuove ragioni interpretative.
La sequenza di rappresentazioni tematiche proposta dal Rapporto si articola attorno a quattro nodi interpretativi che diventano Sezioni del Rapporto. Le prime tre affrontano dimensioni per così dire “trasversali”: quella del cambiamento, quella dei soggetti che ne sono i motori e i protagonisti, quella delle politiche che il cambiamento accompagnano, contrastano o vogliono suscitare. La quarta sezione ha natura più specifica, tematica verrebbe da dire, affrontando il tema della sicurezza territoriale.
Un tema sempre all’ordine del giorno in un Paese che fatica – e non da ieri – a farsi una ragione della fragilità presente nella natura delle proprie formazioni geologiche e nella intensità di popolamento del suo territorio, e si trova così ad affrontare con logiche di emergenza, caratteri e fenomeni che richiedono invece una attenzione permanente e un orizzonte temporale di grande respiro per le politiche. Le voci della montagna che completano ogni sezione offrono testimonianza del passaggio in atto, oltre che commentare quello che nelle diverse sezioni viene analizzato, e indicano direttrici di lavoro, interrogando la politica e le istituzioni, a partire dalle Regioni, sulla prospettiva.
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