I territori e le proprietà una legge sulla associazioni fondiarie
Dai terreni coltivati a quelli silenti, quanta ricchezza da rilanciare nelle nostre valli
In codice si chiamano "As.Fo". È l'acronimo di Associazioni fondiarie. Niente di più semplice: unire in un'associazioni i proprietari di piccoli fazzoletti di terra che nelle aree collinari e montane sono troppo ridotti per poter essere coltivati. Un'emergenza vera se si pensa che solo nelle Alpi piemontesi vi sono 5 milioni di particelle catastali. Tutti fazzoletti di terra di 100, 200, 300 metri quadrati. Meno di mille, dunque quasi impossibili da mettere a frutto, tanto più se su versanti difficili da raggiungere o se invasi da boschi.
Una svolta ha provato a darla la Regione Piemonte che nel 2016 ha approvato una legge che istituisce appunto le Associazioni fondiarie. Liberamente, i cittadini entrano a far parte di un'associazione conferendo i loro pezzi di terra contigui. L'As.Fo può gestirli direttamente o affittarli a un'azienda agricola (o forestale) che li mette a frutto. Che torna a gestirli. Non c'è usucapione e in qualsiasi momento si può tornare indietro. La legge piemontese è arrivata dopo che sono state attivate dieci Associazioni. La prima è stata quella di Carnino, in Alta Val Tanaro, poi Ostana, Lauriano Po, Montemale.
E altre. Qui sono stati i Comuni a fare da apripista. Il sindaco, consapevole dell'emergenza abbandono delle terre è intervenuto in prima persona coinvolgendo il suo ufficio tecnico per individuare i proprietari delle particelle di un'area continua. Tutti convocati per le prime riunioni in cui illustrare il progetto. Tutti protagonisti e pronti a superare non pochi dubbi. La gestione agro-silvo-pastorale migliora il fondo e ne fa con il tempo aumentare il valore. Un contrasto all'abbandono e all'invasione del bosco che comunque in Piemonte cresce di un punto percentuale l'anno, sottraendo prato-pascolo.
Anche per i terreni "silenti", cioè dove non si riescono a rintracciare i proprietari, la legge ha previsto una soluzione. E cioè l'accantonamento di una parte degli utili (che comunque da codice civile non possono essere redistribuiti ai soci) nel caso in futuro si faccia vivo il proprietario. Molte le complicazioni legate ad emigrati e alle successioni non fatte: andare dal notaio sarebbe costato più del fondo stesso. Dunque, in attesa di una riforma del catasto per la ricomposizione fondiaria - come già avvenuto in Francia - l'As.Fo permette una gestione del fondo e anche alle imprese agricole di un territorio di poter ampliare la loro disponibilità.
In fondo, il provvedimento regionale e l'operatività sui territori montani e collinari non è altro che una risposta alla crisi, allo spopolamento, un supporto per le tante nuove imprese agricole (10mila in Italia nel 2016) che cercano di tenere in vita aree produttive fino a ieri abbandonate, ricostruendo un nuovo rapporto tra centro e margine.
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