Dare linfa ai piccoli comuni di montagna
L'impegno delle terre di Montagna per ottenere pari dignità rispetto alla metropoli e ai centri di pianura
Il Piemonte, come poche altre Regioni in Italia, è la Regione dei Comuni. Sono 1.204, dei quali l'80 per cento ha meno di 5.000 abitanti. 553 sono quelli montani e qui le dimensioni e il numero di abitanti, si riducono ulteriormente. Piccoli, piccolissimi, ma anima vitale e presidio del territorio. Leggi nazionali degli ultimi vent'anni hanno provato a eliminarli, ad accorparli forzosamente, senza accorgersi che i Comuni sono la struttura politica e istituzionale più vicina ai cittadini, anima del volontariato locale (compreso quello amministrativo, visto che sindaci e consiglieri ricevono pochi euro l'anno per il loro incarico e moltissimi rinunciano a compenso e rimborsi spese), opportunità di presidio e anche di sviluppo locale.
Così, negli ultimi cinque anni si è cambiato rotta e lo Stato, con la Regione Piemonte in prima fila, ha deciso di incentivare con risorse economiche i piccoli Comuni che uniscono i servizi. Cioè che lavorano maggiormente insieme, scelgono la via del dialogo e del confronto continuo. In Piemonte sono nate 56 Unioni montane di Comuni e altrettante Unioni nei territori di pianura e di collina. Hanno ereditato molto lavoro fatto dalle Comunità montane e collinari, non senza problemi e sfide nel passaggio e nella rigenerazione di strutture e obiettivi, ancora in corso.
Un lavoro impegnativo per i Sindaci dei piccoli Comuni. Ma associarsi conviene. In primo luogo per la necessità di salvaguardare storia, identità, cultura locale. E solo con il confronto, insegnano gli antropologi, questi vengono riconosciuti e protetti. Ma è sulla riorganizzazione della macchina amministrativa che Stato e Regione hanno deciso di incentivare economicamente i Comuni che si sono uniti costituendo le "Unioni". Nei giorni scorsi, la Regione ha pubblicato i risultati del bando per le gestioni associate 2016: 4,7 milioni di euro per gli enti sovracomunali. "Questi Enti - spiega Lido Riba, presidente dell'Unione dei Comuni montani - come già nel 2015 e nel 2014, hanno dimostrato la grande capacità di lavorare insieme, unendo le 'funzioni fondamentali', e anche il personale dei Comuni, in una dimensione più ampia". Dai trasporti alla gestione amministrativa e contabile degli enti, dalla polizia municipale alla protezione civile, passando per scuola, urbanistica ed edilizia, statistica, socio assistenziale. "Incentivare le gestioni associate - riflette Riba - vuol dire puntare su una sostanziale riorganizzazione degli Enti locali, con i piccoli Comuni che imparano sempre di più a lavorare insieme, in un ambito più vasto, migliorando i servizi ai cittadini, creando interazione tra enti che fino a ieri non dialogavano e tra amministratori non sempre abituati al confronto e allo scambio di progettualità, idee, sistemi di lavoro. Il Piemonte sta facendo grandi passi in avanti".
Il lavoro da fare per sostenere i Comuni nel percorso dell'associazionismo è certamente complesso. Occorre unire il personale, rinnovare i sistemi informativi mettendoli in comunicazione, rinunciare talvolta a pezzi della propria sovranità per accogliere progetti e proposte dei Comuni vicini. Un percorso virtuoso che allinea il Piemonte all'Europa, dove per i 36mila Comuni francesi e per i 24mila tedeschi lavorare insieme è molto più di una necessità o di un obbligo. È il vettore del futuro stesso degli enti locali, di migliori servizi ai cittadini, alle imprese, alla pubblica amministrazione. Anche qui in Piemonte Uncem ci crede profondamente e sosterrà le Amministrazioni locali in questo percorso di unità, dialogo, impegno.
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