In cammino condividendo il dolore della terra ferita
Un percorso tra le comunità colpite dal terremoto in Umbria, Abruzzo e Lazio
"La terra supera l'uomo" ci dice Alessandro. Sono le parole che chiudono la Traversata sismica da me compiuta la scorsa settimana, elemento di un piccolo gruppo creato ad hoc dal giornalista, e amico, Paolo Rumiz. Abbiamo attraversato lentamente il territorio che, dal 24 agosto dello scorso anno, è sconvolto dalle tante scosse sismiche, invischiato nelle pastoie burocratiche, rallentato dalla mancanza di prospettive.
Cinque giorni per conoscere persone e ambiente, il più possibile a piedi, calpestando macerie e terra franata, sentieri ostruiti da sassi e piane fino a ieri piene di vita e oggi deserte.
Ma anche cinque giorni dormendo negli alberghi che hanno già ripreso la loro attività, magari utilizzando i container, acquistando il cibo per il pranzo al sacco nei negozi che, talvolta lottando con qualche regola poco elastica, offrono tutto ciò che è necessario, cenando nei ristoranti che propongono menù tradizionali: dalla pasta alla grecia, una amatriciana in bianco, agli spaghetti al tartufo nero, dai filetti di trota affumicata alla ciambella di Pasqua.
Differenti le geografie, differenti le reazioni, differenti le storie, ma un'unica richiesta: vogliamo tornare a vivere!
Ce lo dicono ad Amatrice, con una punta di astio. La città appare militarizzata, i settecento residenti rimasti cercano la normalità in luoghi violati dalla furia del terremoto e dalla stupidità delle norme che non hanno buonsenso.
Ce lo ribadiscono ad Arquata, pur consapevoli che alcuni gioielli non potranno essere salvati, perché ridotti a macerie che lentamente scivolano dai cucuzzoli su cui erano costruiti.
Ce lo sottolineano a Norcia, dove stanno provando a mettere in campo le risorse private per ritrovarsi a vivere in una parvenza di normalità, ma faticano a comprendere le lentezze imposte da leggi e leggine.
Ce lo confermano a Campi, la Pro loco che sogna Back To Campi, un progetto ambizioso, al servizio di turisti nei tempi grassi e di chi ne ha necessità nei tempi magri.
Ce lo riaffermano a Visso, dove stanno provando a rimettere in moto attività commerciali, perché una comunità si disperde se non ha una piazza in cui ritrovarsi.
E il cammino termina alla piana del Macereto: bellissimo il santuario, ma ancora più bello il giovane Marco; alleva asini e pecore e produce cacio sopravvissano.
Sopravvissano ha attinenza con sopravvissuti, questa è la sensazione che si ha vedendo le fotografie o pensando alla zona sismica; invece andando a conoscere con lentezza la Terra e le genti abbiamo constatato che la spinta vitale è forte; ma per far sì che queste zone si riprendano quella vita, ora cristallizzata in una bolla spazio-temporale, è richiesto il nostro aiuto. E l’aiuto migliore è essere presenti, utilizzare il nostro bene più prezioso, il tempo, per far ripartire un’economia provata dalla paura e dall’indifferenza.
"Dobbiamo ringraziare gli italiani, non l'Italia" è la frase ripetutaci spesso: ricordiamocelo sempre, siamo noi a fare la differenza!
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