Il fuoco che illumina il cammino
Sulle alture di Genova, tra sentieri e amici
Fuoco. Questa è la parola regalatami dalle ventiquattro ore camminate nel fine settimana appena trascorso. Fuoco che addolcisce gli occhi di Marta, insegnante al Cuore dello yoga nel centro di Genova, punto di partenza della nostra avventura. Fuoco di passione quello che traspare dalle parole di Stefania, che fa del centro Danze Mojud un luogo in cui si incontrino mondi e saperi: la musica e la danza come occasione per conoscere e conoscersi. Fuoco d’amore quello che anima i genitori di Michela, simpaticissima bocciatrice, che con la sua determinazione è riuscita a classificarsi tra le prime nel sua specialità sportiva ai mondiali Special Olympics di Atene del 2011. Fuoco d’amicizia è quello degli amici che ci hanno aperto casa nella notte fonda per rifocillarci con zuppe calde, tisane, dolci fatti in casa.
Fuoco è il sole che sorge dal promontorio di Portofino e ci scalda le ossa intrise di freddo e umidità della notte. Fuoco di sentimento è quello della giovane coppia Nadeshwari e Jerry: donano serenità solo a guardarli. E, quando è ora di rimetterci in cammino, con il loro canto addolciscono la salita verso le cime. Fuoco è quello che ha distrutto la vegetazione del Monte Fasce: un gioco da ragazzi, qualche petardo, un giornata di vento cattivo che alimenta le fiamme, le fa danzare, si fa beffe dell’intervento di chi cerca di arginarle. Il risultato è un monte completamente annerito, che fa risaltare il bosco di metallo delle antenne che additano il cielo a cercare un segnale, per mettere in comunicazione uomini che spesso non sono più in grado di comunicare con se stessi e con tutti gli altri esseri viventi. La discesa rapida verso la città, negli occhi il mare e l’orizzonte, sul capo il cielo blu cobalto. E la conclusione al Centro Banchi, piccola comunità di giovani animati da un fuoco: vivere in pace, riconnettendosi e riconnettendo le persone tra loro e con la Natura.
E infine il fuoco, un misto di stanchezza e felicità, che traspariva dagli sguardi dei tanti amici che hanno condiviso questa bella esperienza, provando a confrontarsi con i loro limiti. Cinque son stati i compagni che hanno camminato, conosciuto, raccontato, ascoltato per ventiquattro ore, senza dormire nemmeno un minuto, bagnati dalla pioggia, sferzati dal vento freddo, scaldati dal sole, su strade di città, sentieri di montagna, lungo il mare. Lieti di aver compiuto un’impresa, una piccola impresa: aver testato i propri limiti e averli addomesticati.
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