Una lezione di educazione civica
Un riflessione che parte dalla manifestazione di sabato 20 giugno per giungere alla due giorni di Papa Francesco a Torino
Certo che vedere Torino in festa domenica scorsa, con tanta gente raccolta intorno a Papa Francesco è stata una bellissima e incoraggiante esperienza. La comunicazione diretta del Papa colpisce, attira, ma direi anche che spinge ad interrogarsi e domandarsi: “Che cosa faccio io concretamente per questa società in difficoltà?” E’ quello che hanno colto oltre 1 milione di cittadini, provenienti da tutta Italia che, spontaneamente si sono recati a Roma in piazza San Giovanni sabato scorso 20 giugno. Le parole pronunciate dal palco, qualche volta un po’ fuori controllo come in tutte le cose spontanee, sono state sovrastate dalla enorme presenza delle famiglie con i figli. Qualcuno ha ben osservato che ciascuno si è pagato il biglietto, non ci sono state le truppe cammellate o telecomandate.
Queste persone, tutte impegnate nella crescita ed educazione dei loro figli hanno preso i passeggini, gli zaini e il necessario per i figli e, nonostante i 2 temporali che per oltre 1 ora si sono abbattuti su Roma, si sono presentate in piazza S. Giovanni inzuppate d’acqua per dire al Parlamento e al Governo un chiaro “ basta” con le teorie gender e affini che ispirano diversi disegni di legge in preparazione in Parlamento.
Queste famiglie, che reggono di fatto il nostro Paese - e che con i loro figli assicurano un futuro anche a quelli che hanno trasformato la filiazione in un mercato di cellule seminali e uteri- vedono oggi minacciati i propri figli e il loro futuro, e dicono quindi e ripetono ad alta voce: “Basta gender, occupiamoci seriamente della famiglia”.
Vale la pena ricordare che la Costituzione è ancora in vigore e che la famiglia è una sola ed è quella fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Non solo: prima dei diritti degli adulti a soddisfare le proprie pulsioni autarchiche ci sono i diritti dei più deboli (bambini e anziani) a cui spesso viene tolta la vita sebbene si sia vincolati dalla sottoscrizione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Suona male perciò che, ove si producono le leggi, si vada verso pseudomatrimoni e trasferimento di pratiche zootecniche in campo umano. Chi trovasse eccessive queste parole vada su internet: sono disponibili i cataloghi per il semi e ovuli umani e uteri per avere il “bambino in braccio”. Ma il segnale che è giunto da piazza San Giovanni è chiarissimo e pesantissimo: se un milione di persone in 15 giorni a fine giugno hanno saputo organizzarsi da sole pur in presenza di tanti che avrebbero scommesso sul fiasco (pare che i gufi abbiano un eccesso di invidia nel sangue) si può ben immaginare quel che potrebbe succedere a Governo e Parlamento se ci fosse un minimo di organizzazione. Le scarpe, i pantaloni e le magliette inzuppate dai temporali a San Giovanni in Laterano sono stati asciugati dalla bella giornata dell’equinozio d’estate 2015 e sono pronte per essere nuovamente impiegati con maggiore organizzazione. L’augurio per tutti è di avere una buona e solida famiglia!
* Presidente del Movimento per la Vita - Torino
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