Una Messa davvero speciale
Quando si avverte in un mondo arido la presenza viva e vivificante di Dio e del suo amore tra i fratelli
Ho vissuto una messa “speciale” mentre degli sciagurati uccidevano, con un attacco indegno decine di persone di un’altra messa in Nigeria. Ho vissuto un’eucarestia viva, bella, coinvolgente, mentre il cardinale Dionigi Tettamanzi moriva, il cardinale piccolo dal cuore grande.
Cronache di frontiera da Limone, cuore delle valli alpine di Cuneo, porta della Francia, la Cortina d’Ampezzo del Piemonte.
Da anni non vedevo alle 18 della sera, in un posto di vacanze, una chiesa affollata così.
C’è anche chi non è riuscito ad entrare. Belli i canti, fatti da tutti, vere le preghiere, bravo il sacerdote che per mano ci ha condotti, prima a spegnere i cellulari, poi a gustare il silenzio, quindi a guidarci nell’elevare lo sguardo a Dio.
In chiesa c’era un popolo variegato, la nostra Chiesa: coppie per bene che magari rifiutano l’accoglienza agli immigrati o fanno fatica ad accettarli; personaggi facoltosi che guidano gli investimenti di cui noi, poi, vediamo e assorbiamo, gli effetti; persone di assoluta normalità con il colore delle vacanze sul volto; disoccupati in cerca di un appiglio; badanti appese ai loro cellulari e con tanta malinconia in faccia; molti cattolici di primavera che vanno in chiesa per le prime comunioni e le cresime, gente che crede davvero e che magari ha il problema del figlio che non trova lavoro; due neri in attesa di visto; alcuni giovani di un campo scout. Insomma un caleidoscopio della nostra società con tutto il relativismo morale che Papa Ratzingher ha, per primo intuito e denunciato.
Ma quando il sacerdote ha iniziato la messa è scesa su di noi una tranquillità, anzi, meglio, una serenità strana ma vera. C’era chi non ricordava il”credo”, né gli altri momenti forti della nostra fede, ma ho visto, lo stesso, nei loro occhi e nei gesti, un senso di partecipazione e di appartenenza rari.
Il Vangelo parlava della Trasfigurazione, del monte Tabor, delle tre tende o capanne.
Il sacerdote, cinquant’anni circa, determinato, convinto, una bella immagine di Papa Francesco che più volte ha ricordato, ci ha fatti immergere in un mare di fede. Fede vissuta con tutte le lacune, i dubbi, le fatiche. Dentro la chiesa la celebrazione dell’Eucarestia, fuori a due metri la premiazione di una corsa Thriatlon con musiche, parole e canti. Due volti del mondo: la preghiera la vacanza anche giusta. Ma i due momenti si sono integrati benissimo. Ciò che è emerso è quello che si è vissuto “dentro”, il perdono, la riconciliazione, il tentativo di ritrovare (con 30 gradi anche qui) la “frescura” della parola di Dio, la freschezza di un messaggio che va oltre le boutade di chi rincorre solo il favore della pancia, del ventre molle dell’Italia.
Qui c’era e c’è il cuore. Quanto basta per credere e credere ancora nonostante tante storie che non dovrebbero far parte della nostra storia. Una prova che il vecchio padre della Chiesa Arsenio aveva ragione: “Fuge, tace, quiesce”
Una messa speciale nel cuore delle vacanze quando cadono i freni inibitori e, forse, emerge la verità. Quella degi occhi innocenti di un bimo che, uscendo, abbiamo idealmente abbracciato.
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