Effimero dominante
Una riflessione sulla deriva cui assistiamo che presenta tratti di disumanità e mercificazione della vita
All’indomani della visita di Papa Francesco a Torino, il nostro settimanale intitolava nella sua apertura di fascicolo «Torino vai controcorrente». Nei discorsi e nelle parole di Bergoglio vi era un invito ad essere misericordiosi e attenti alle persone, con tenerezza e tenacia, ma anche coraggiosi nel opporsi alle ingiustizie e a tutte le derive antiumane dell’umanità.
Un illustre predecessore dell’attuale Papa, San Giovanni XXIII distingueva tra l’errore e l’errante, una lezione che spesso non riusciamo ad applicare nel nostro codice di comportamento. Nell’anno santo sulla Misericordia come cristiani, non possiamo restare inermi, costatando i nostri limiti e le nostre debolezze, ma dovremmo cercare di provare a intraprendere un percorso ascetico che comprende una crescita spirituale al pari di una ripresa dell’etica dell’azione pubblica che ci porti ad avere relazioni quotidiane, più trasparenti e vere nella nostra storia personale e collettiva. Viviamo in un tempo di profonde lacerazioni, di smarrimento etico, determinato da una visione sempre più individualista e utilitaristica nell’approccio alla vita.
La paura del domani ci spinge a non progettare e provare percorsi nuovi di vita. I dati sulla natalità, presentati nei giorni scorsi, fanno davvero impressione. Se non si costruiscono relazioni, che sono primariamente vocazioni, al matrimonio, alla vita religiosa, all’ impegno di vita per il fratelli, il futuro diventa buio. Controcorrente è dunque, non contrapporsi in modo ideologico a coloro che la pensano diversamente, ma costruire mediazioni in grado di dare significato e futuro all’esistenza dei nostri figli. Quale umanità stiamo edificando, quale vita, sempre più spesso martoriata e sfregiata da guerre, violenze e compromessi forzati con la scienza.
Se la vita si trasforma da dono in merce di scambio, la deriva antropologica è ineludibile. Non è il caso di riprodurre contrapposizioni insanabili tra pensieri religiosi e laico, tra credenti e non credenti. Il pensiero dominante, per cui «la vita è consumo e piacere», è, in realtà, debolissimo ed effimero. Andare controcorrente è il senso di un impegno per ridare anima alla condizione umana: ridandone dignità, libertà e senso del vero e per permetterà al pianeta di rialzarsi e continuare la sua meravigliosa e benedetta storia.
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