Costituzione Concilio e Cittadinanza
A Paestum un incontro dei cattolici democratici per elaborare nuove prospettive
La rete di associazioni di cattolici democratici, C3DEM (Costituzione Concilio Cittadinanza), coordinata da Vittorio Sammarco (e prima da Guido Formigoni) ha discusso per due giorni a Paestum (Salerno) sul tema “Cittadinanza attiva e rinnovamento della politica nel Sud”. Secondo i promotori, la cittadinanza attiva può riguardare tre diversi aspetti: l’immigrazione e i relativi criteri di inclusione di nuovi cittadini, l'estensione dei diritti sociali e la riduzione delle disuguaglianze, il ruolo pieno e attivo dei cittadini nella vita democratica del Paese. Il convegno di Paestum è stato dedicato particolarmente al terzo di questi scenari: la cittadinanza intesa come complesso delle attività e dei comportamenti responsabili che ci rendono cittadini attivi verso la polis, anche senza fare direttamente politica. Il titolo sottintende un problema di rapporti tra cittadini e politica. Nel paese esiste una riserva nascosta di passione, saperi, volontà, capacità aggregativa, che si esprime in mille rivoli di impegno e di coscienza sul valore del bene e dei beni comuni; riserva positiva, che però non riesce a cambiare il mondo della politica. Per la prima volta la rete C3DEM, che aggrega soprattutto associazioni del Nord, è "sbarcata" al Sud dove ha potuto verificare l'esistenza di esperienze coraggiose e contro-corrente, che spesso sfidano i pregiudizi e le resistenze, le passività e le paure che danno forza alla criminalità organizzata. Sono esperienze di gruppi e comunità che hanno tentato di prendere in mano il proprio futuro lasciando alla storia la stessa definizione di "questione meridionale".
Due erano le domande poste a base del convegno. C’è ancora la possibilità di una interlocuzione virtuosa tra la parte migliore della società civile organizzata e la parte migliore della politica, intesa nel senso più ampio di impresa comune di persone che si mettono insieme per dare risposte alle sfide del mondo? E come mai, se pure la società civile sembra forte, poi non produce nuova coscienza politica, e la popolazione col voto premia persone che non sono invece in grado di dare corpo a quegli ideali e obiettivi di fondo?
Secondo don Rocco D'ambrosio ci sono diversi Sud, ognuno dei quali ha una propria storia. Nella sua relazione ha ricordato le tesi elaborate dal politologo americano Edward Banfield nel suo libro "Le basi morali di una società arretrata" - scritto in seguito a una ricerca condotta a metà degli anni '50 su un piccolo comune lucano di duemila abitanti - che ruotano intorno al concetto di "familismo amorale": un atteggiamento di avversione allo spirito di comunità, disposto a cooperare solo in vista di un proprio tornaconto, il "familista amorale" desidera massimizzare i vantaggi materiali e immediati della famiglia nucleare, nel presupposto che tutti gli altri agiscano allo stesso modo. In diversi interventi è stato positivamente citato il pensatore francese Emmanuel Mounier, teorico del personalismo comunitario che sollecitava a trasformare le prossimità in comunità.
Secondo Gregorio Arena presidente di Labsus (Laboratorio per la sussidiarietà) occorre partire dalla convinzione che le persone sono portatrici non solo di bisogni ma anche di capacità che occorre mettere a disposizione della comunità per contribuire a dare soluzione, insieme con le amministrazioni pubbliche, ai problemi di interesse generale. Questa certezza ha trovato conferma nella legge di revisione costituzionale che nel 2001 ha introdotto nella Costituzione il principio di sussidiarietà orizzontale. Per rendere ancora più incisiva l'autonoma iniziativa dei cittadini, diversi comuni si sono già dotati di un apposito "regolamento per i beni comuni". Gaetano Giunta, segretario generale della Fondazione di Comunità di Messina, ha descritto alcune iniziative concrete: un parco diffuso di energie rinnovabili, gestito da cooperative sociali il cui rendimento netto (insieme alle raccolte fondi attuate ogni anno) permette di auto-finanziare sul lungo periodo le iniziative sociali, culturali, di economia solidale, di ricerca e sviluppo, di alta formazione e di finanza etica. Interessante il recupero di un famoso birrificio fallito, che riporterà al lavoro 16 dipendenti adottando un slogan molto efficace - ”La città che amo sceglie la propria birra” - che campeggia su cartelloni posti in luoghi di grande visibilità in tutta Messina. Lella D'angelo, dell'associazione Paideia di Bari, ha illustrato le attività di formazione sociale finalizzate a promuovere la partecipazione civica.
Tra gli esempi di pratiche economiche diverse, Virginia Meo ha raccontato l'esperienza dei GAS (Gruppi d'acquisto solidali), pugliesi e quella della collettivizzazione di alcune colture. Facendo la spesa insieme si creano relazioni di fiducia con i produttori. Lo studioso Giuseppe Cotturri, precursore con Giovanni Moro, del movimento di cittadinanza attiva, ha dimostrato la valenza di una filosofia secondo la quale non si può essere liberi da soli, non ci si salva da soli; l’unico apprendimento primario è che con l’aiuto degli altri, e con gli altri, possiamo perseguire anche il nostro interesse, nell'ambito di un benessere collettivo. I “beni comuni”, ha sottolineato, sono quelli che non possono escludere nessuno, sono beni inclusivi, sono beni che dobbiamo preservare per le generazioni future. Il radicamento nel territorio è possibile se siamo convinti di dover "camminare il rione".
A tale proposito appare d'estrema attualità l'opuscolo distribuito ai partecipanti contenente la relazione di sintesi svolta da Luciano Tavazza nel famoso incontro diocesano romano del 1974 sulla responsabilità dei cristiani di fronte alle attese di carità e di giustizia. Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl, è intervenuto sostenendo l'utilità di un dialogo tra il sindacato, duramente impegnato nella difesa dei posti di lavoro, e le forze dell'associazionismo solidaristico, ponendoci tutti quanti in ascolto delle persone che non parlano e non sono presenti nei talk show televisivi. Un dialogo utile per contrastare la diseducazione sloganistica e populista che affiora anche in alcuni strati di ceti operai. Infine, non poteva mancare il ricordo, sollecitato da un gruppo di formatori di Paideia, di Don Tonino Bello, vescovo di Molfetta, che amava definirsi "vescovo della strada". Per Don Tonino, il Sud d'Italia deve rappresentare l'icona del riscatto per tutti i sud della terra. Per una rassegna completa dei lavori svolti consultare il sito web www.c3dem.it
Era notato proprio per la sua scelta di una vita comune, come tutti: Vescovo, prendeva l’autobus, e andava spesso in bicicletta, per non inquinare con l’auto, discorreva al bar con la gente, era difficile riconoscere la sua dignità dal vestito: la dignità di credente e di Vescovo brillava invece scintillante nei suoi occhi. Era notato proprio per la sua scelta di una vita comune, come tutti: Vescovo, prendeva l’autobus, e andava spesso in bicicletta, per non inquinare con l’auto, discorreva al bar con la ge
Attualità
archivio notizie
La biblioteca personale di Carlo Donat-Cattin
La riunificazione di migliaia di volumi per continuare a studiare, vita, pensiero e azione politica del leader democratico cristiano in vista del centenario della nascita
Meditazione sul Crocifisso
La riflessione dello psichiatra e psicoterapeuta per il Venerdì Santo 2016. Perchè interrogarsi fino in fondo
Chiesa e mass media, un'alleanza necessaria
Parte il Master di Giornalismo voluto da mons. Nosiglia per operatori pastorali e della comunicazione