La complessa realtà della famiglia

“La famiglia Fang”, film diretto e interpretato da Jason Bateman, è una commedia di minima psicologia sui rapporti tra genitori e figli, tratta dall’omonimo romanzo di Kevin Wilson del Tennessee, che ha dichiarato di aver deciso di scrivere questa storia considerando le sue difficoltà di padre in rapporto alla nascita del suo primogenito. Il che, a uno sguardo normale, non depone a suo favore, soprattutto dopo la visione dell’opera di Bateman.

Infatti, la storia complessa e controversa descrive, senza sconti di benevola comprensione filiale, l’insensata ed egoista follia di una coppia di artisti dediti alle performance stupefacenti, i quali in nome dell’arte, o meglio di ciò che reputano sia arte, coinvolgono i figli piccoli nelle loro insensate e imbarazzanti imprese.

Caleb e Camille Fang costringono i figli Anne e Baxter, che loro chiamano A e B, a comportamenti assurdi e ovviamente diseducativi, pensando, pare, che siano fonte di saggezza e divertimento. Diventati adulti, A e B hanno scelto vite diverse e lontane dai genitori, almeno in parte: Anne è un’attrice, Baxter uno scrittore, ambedue sono in crisi esistenziale quando devono ritrovarsi per fare fronte all’ultima, sconvolgente impresa di papà e mamma Fang: sono scomparsi, la polizia ritiene siano stati assassinati, è stata dichiarata la loro morte presunta. A e B indagano insieme, uniti e solidali, giungeranno alla soluzione del mistero e alla decisione triste e liberatoria.

Il film, ben interpretato e diretto, interessante malgrado qualche banalità, è un bagaglio di interrogativi sulle responsabilità dei genitori e sul significato che possono avere certe performance artistiche.